Uno studio italiano su 700 pazienti ha evidenziato come l’esame tradizionale «aiutato» da un algoritmo abbia identificato neoplasie con una precisione del 13 per cento in più.
Un algoritmo di Intelligenza artificiale (Ia) è stato in grado di aiutare gli specialisti a individuare il 13% in più di adenomi (polipi) o lesioni tumorali del colon, attraverso l’indagine endoscopica (colonscopia) utilizzata di routine negli screening di prevenzione. Lo ha verificato uno studio disegnato e coordinato dal professor Alessandro Repici, direttore del Dipartimento di Gastroenterologia dell’Istituto Humanitas di Milano e docente di Humanitas University, con la partecipazione degli ospedali Regina Margherita di Roma e Valduce di Como, pubblicato su Gastroenterology.
Mancate diagnosi
«Il dispositivo, applicato alla colonscopia, aiuta il medico a identificare alterazioni del colon che potrebbero sfuggire all’attenzione dell’occhio umano e quindi minimizza il rischio di una mancata diagnosi», spiega il professor Repici. Studi internazionali confermano che circa il 20% delle lesioni possono sfuggire alla diagnosi. I risultati di questo studio italiano sono poi stati utilizzati dalla Food and drug administration (Fda, l’agenzia regolatoria americana) per approvare il primo dispositivo endoscopico di Ia negli Usa, di supporto al medico nel rilevare lesioni sospette durante la colonscopia. Lo studio (randomizzato e controllato) ha coinvolto 700 pazienti, di cui il 35% in Humanitas, di età compresa tra 40 e 80 anni che si sottoponevano a una colonscopia per lo screening del cancro colon-rettale. I partecipanti hanno effettuato una colonscopia, standard o con l’aggiunta del dispositivo di Ia. «Quest’ultima è stata in grado di identificare adenomi o carcinomi, confermati dagli esami istologici, con una precisione diagnostica aumentata del 13%», aggiunge.
Come funziona?
Una premessa: la colonscopia comporta il passaggio di un endoscopio, ovvero un tubo sottile e flessibile con una telecamera all’estremità, attraverso il retto e per tutta la lunghezza del colon, che permette al medico esperto di visualizzare eventuali segni di cancro o lesioni precancerose. Il nuovo sistema, sviluppato da un team di ricercatori italiani di un’azienda del ramo, combina l’endoscopio con un algoritmo. Durante l’esame il sistema genera dei marker – simili a quadrati verdi – accompagnati da un breve suono a basso volume e li inserisce sulle immagini provenienti dalla telecamera dell’endoscopio quando identifica una potenziale lesione. Questi «alert» indicano al medico che potrebbe essere necessaria un’ulteriore valutazione.
L’esperienza del medico
«Per poter proseguire, occorre disattivare gli alert. Il dispositivo non si sostituisce allo specialista, né agli esami di laboratorio e non fornisce alcuna valutazione diagnostica, né suggerisce come gestire i polipi sospetti. Spetta al medico decidere se la lesione sia davvero sospetta e come procedere secondo la pratica clinica standard e le linee guida», sottolinea l’esperto. Per capire se l’esito positivo sia in qualche modo legato alla maggiore esperienza dell’operatore, il team del professor Repici ha replicato lo studio (inviato alla rivista scientifica Gut) con medici sotto i 40 anni e meno di 2mila colonscopie all’attivo. E i dati ottenuti sono risultati sovrapponibili a quelli del primo.
Fonte: Corriere della Sera