Quanto ne sappiamo del potenziamento cognitivo?

Articolo del 11 Settembre 2021

Stimolanti, smart drug, tecniche di neurostimolazione non invasive: oggi sono tante le possibilità tecnologighe e farmacologiche che permettono di migliorare le funzioni cognitive ed emotive. Ma di cosa si tratta esattamente? Quando possono indurre una dipendenza e quando invece dovrebbero essere utilizzate in ambito clinico? Che impatto hanno sulla personalità delle persone? A questi temi è dedicata la nuova edizione della Scuola di Neuroetica organizzata dal Laboratorio interdisciplinare della Sissa di Trieste che si svolgerà dal 4 al 6 ottobre prossimi (iscrizioni entro il 24 settembre), con la possibilità di partecipare in presenza o da remoto.

Le nuove vie del potenziamento cognitivo

Il fenomeno del potenziamento cognitivo, più in generale del cosiddetto neuropotenziamento (neuroenhancement) si riferisce a un insieme di pratiche (farmacologiche e neurotecnologiche) finalizzato a migliorare le funzioni emotive e cognitive nei soggetti sani. Da sempre, nella storia umana, si è perseguito tale obiettivo, ma negli ultimi decenni la diffusione del neuropotenziamento è cresciuta in modo esponenziale, favorita dalla crescente disponibilità di nuove sostanze e di tecnologie innovative in grado di modulare strumentalmente i più diversi processi psicologici e comportamentali. Sostanze per il neuropotenziamento con attività psicotropa, alcuni stimolanti, i farmaci per il trattamento dell’ADHD o per la narcolessia, svariate sostanze tra le sempre nuove smart drug o anche i cosiddetti nootropi, sono ormai facilmente reperibili e vengono consumate al di fuori di ogni controllo medico, nonostante, i pericolosi effetti collaterali e, per alcuni, il potenziale d’abuso e i rischi di dipendenza.

Sempre più disponibili sono anche le tecnologie di stimolazione non invasiva del cervello, come la Stimolazione magnetica transcranica (TMS) e la Stimolazione elettrica transcranica (TDCS). In quest’ultimo caso, sono peraltro ormai accessibili sul mercato apparecchi portatili a uso personale, non medico, specificamente commercializzati come dispositivi per aumentare prestazioni cognitive come l’attenzione o elevare il tono l’umore.

Rischi, potenzialità e implicazioni morali

Al di là dei rischi dell’uso non strettamente terapeutico di questi presidi farmacologici e tecnologici, il neuropotenziamento pone una serie di importanti questioni morali, sia in ambito clinico che più in generale a livello normativo e sociale. La sua azione si esplica infatti attraverso la modulazione dei processi neurali, e ciò inevitabilmente modifica le correlate funzioni psicologiche, anche quelle che non sono un bersaglio diretto e che hanno un ruolo cruciale nell’identità personale, nell’autonomia, nei comportamenti morali: processi emotivi, motivazionali, funzioni esecutive, processi decisionali, memoria, tratti di personalità e così via.

D’altra parte certe sostanze e tecnologie per il potenziamento cognitivo sono e possono essere efficacemente usate a scopo terapeutico, per il trattamento di disturbi del comportamento, come le dipendenze.

Ne sanno poco anche gli esperti

A dispetto dei rischi e delle potenzialità mediche e della problematicità etica, giuridica e sociale, il fenomeno del neuropotenziamento è tuttavia ancora relativamente poco indagato e conosciuto anche tra gli operatori della sanità. Molte sono le domande al centro del dibattito sulle dimensioni mediche, etiche e sociali di queste pratiche. Eccone alcune:

Quali sono le sostanze più consumate per il neuropotenziamento? Quali i loro rischi potenziali e con quali meccanismi agiscono?
Quali sostanze e tecnologie possono favorire l’insorgere di forme di uso problematico o dipendenza e viceversa quali, anche con potenziale d’abuso, possono essere utilmente adoperate in clinica?
Che differenza etica esiste con altre forme e pratiche per lo sviluppo delle personali capacità psicologiche?
Considerata la dimensione sempre più ampia che sta assumendo il concetto di salute, cosa distingue propriamente il neuropotenziamento da un trattamento terapeutico?
Che conseguenze possono avere queste sostanze sull’identità personale, sulle capacità etiche di un individuo, sulla sua autonomia e sulla sua responsabilità?
Quale impatto può avere l’ineguale accesso al neuropotenziamento sull’uguaglianza sociale?
Dovrebbero essere posti limiti e vincoli all’uso personale e anche in ambito medico dei diversi metodi di neuropotenziamento, e se sì quali?
Esiste la necessità di pensare e organizzare campagne di prevenzione per l’abuso del neuropotenziamento e percorsi specifici di accoglienza e trattamento per chi va incontro a uso problematico e dipendenze, e se sì come, in quali forme?

Alla Scuola di Neuroetica un confronto interdisciplinare

Concentrandosi sul rapporto tra neuropotenziamento, sostanze, dipendenze, la prossima edizione della Scuola di Neuroetica, proverà a rispondere a tali domande. In particolare, si proverà a discutere la farmacologia delle sostanze usate in queste pratiche, il potenziale d’abuso, gli effetti collaterali, gli eventuali meccanismi con cui possono indurre forme di dipendenza. Ma verranno anche esaminate le possibili strategie innovative di trattamento della dipendenza con sostanze e tecnologie per il neuropotenziamento. Infine, si affronteranno le diverse e specifiche questioni etiche a livello individuale e nel contesto clinico, nonché la ricaduta di queste problematiche morali sulla stessa efficienza ed efficacia della prevenzione e dei percorsi di recupero.

I docenti della Scuola, provenienti dalle più diverse discipline delle scienze naturali e di quelle umane e sociali, garantiranno un approccio multidisciplinare e interdisciplinare alle giornate di studio, al fine di stimolare prospettive innovative e nuovi modelli di comprensione e intervento nel settore della cura delle dipendenze.

Come nelle precedenti edizioni, questo obiettivo sarà perseguito anche attraverso la costante interazione tra docenti e partecipanti. Questi ultimi saranno chiamati a essere parte attiva e importante nei larghi spazi di discussione aperta all’interno della Scuola, a contribuire allo sviluppo di nuove idee con le loro specifiche esperienze, conoscenze e professionalità.

 

Fonte: Galileo

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