Il riscaldamento globale cosa riserverà ai bambini nati nel 2020? Vivranno l’aumento considerevole (sette volte di più) delle ondate di calore rispetto ai propri nonni nati nel 1960; il doppio degli incendi delle foreste; l’incremento dei cicloni tropicali (1,5 volte di più); la siccità crescerà 2,6 volte di più; le inondazioni dei fiumi triplicheranno insieme ai cattivi raccolti. Questo scenario è stato raffigurato nello studio pubblicato sulla rivista Science, da una équipe internazionale di ricercatori che hanno voluto dare una risposta concreta alla domanda sull’impatto che il riscaldamento globale provocherà sui bambini nati tra il 2015 e il 2020. E ha voluto quantificare l’esposizione alle differenti condizioni meteo di ciascuna generazione se i governi non daranno seguito agli impegni presi nella conferenza sul clima di Parigi, la Coop 25, in termini di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra (cioè se non verranno adottati provvedimenti per impedire che la temperatura del pianeta si innalzi di 2,4° C in media di qui alla fine del secolo).
Per arrivare a disegnare lo scenario riassunto nello studio pubblicato su Science, i ricercatori hanno fatto il punto tra le scienze climatiche e quelle demografiche, ha spiegato Wim Thiery, climatologo alla Vrije university di Bruxelles, in Belgio, e autore principale della ricerca. Gli esperti hanno combinato le proiezioni degli eventi estremi e i differenti scenari della crescita della temperatura del Giec (gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico) con i dati sulle aspettative di vita, la densità della popolazione e il numero di persone per generazione e per Paesi.
L’innovazione principale di questa ricerca è quella di valutare l’impatto per ciascun individuo nell’insieme della propria vita, piuttosto che durante una data finestra di tempo. E mostra fino a che punto le giovani generazioni sono molto più toccate dagli eventi climatici estremi. E questo spiega perchè si mobilitano sulla questione della regolamentazione climatica chiedendo «una giustizia generazionale», come si è visto alla riunione di Milano, la settimana scorsa, conclusa con una dichiarazione che è stata presentata a una cinquantina di ministri in vista della preparazione della prossima Conferenza sul clima, la Cop26 che si terrà tra un mese in Scozia, a Glasgow.
Inoltre, lo studio mette in evidenza la disuguaglianza geografica di fronte ai rischi di eventi estremi climatici, con una vulnerabilità maggiore dei Paesi in via di sviluppo, a cominciare da quelli in Africa e in Medio Oriente che li vedranno triplicati. Questi fenomeni riguarderanno 205 milioni di bambini nell’Africa subsahariana, nati tra il 2015 e il 2020, mentre nello stesso periodo in Europa e in Asia ne sono nati 64 milioni.
Fonte: ASSINEWS.it