Dieta e carboidrati: dopo il periodo in cui ad essere demonizzati erano i grassi (o lipidi), negli ultimi anni a finire sul banco degli imputati di chi ha problemi di peso e di salute sono spesso i glucidi, zuccheri o carboidrati che dir si voglia. Ma come spesso succede, la ragione sta nel mezzo. Perché se è vero che alcuni zuccheri e carboidrati raffinati, con un elevato indice glicemico, sono stati associati a certe malattie (il diabete su tutti, ma non solo), è anche vero che carboidrati ricchi di fibre, con un basso indice glicemico, sono utili al benessere del nostro microbiota intestinale, andando a ristabilire quello stato di eubiosi che da sempre più parti viene associato ad un benessere fisico e psichico. Quali sono, dunque, i rischi associati ad un consumo eccessivo di carboidrati o zuccheri raffinati? “Il legame tra l’iperglicemia e l’infiammazione è un legame abbastanza noto grazie agli studi che sono stati fatti soprattutto sul diabete mellito, ovvero il diabete di tipo 2 o alimentare. Quel che succede è che l’iperglicemia, vale a dire l’aumento del glucosio nel sangue, unito ad un’alterazione del metabolismo dell’insulina, porta ad un aumento del numero di composti glicati, che vengono dunque glicati dall’aumento di glucosio nel sangue. Questi composti sono più difficili da metabolizzare e provocano delle lesioni a livello delle cellule endoteliali dei vasi piccoli e grandi, depositandovisi, così da essere implicati nella patogenesi della aterosclerosi. Ma provocano anche lesioni a livello degli organi, causando alterazioni che attivano questo processo infiammatorio che crea un danno. Proprio per questo costituiscono un fattore di rischio anche per le malattie cardiovascolari“, spiega a Gazzetta Active la dottoressa Mariangela Allocca, gastroenterologa dell’Ospedale San Raffaele di Milano.
I RISCHI DI UNA DIETA RICCA DI CARBOIDRATI RAFFINATI E ZUCCHERI SEMPLICI
Il problema, dunque, non sono tanto i carboidrati tout court, quanto alcuni carboidrati e zuccheri in particolare. “I responsabili dei disturbi e delle malattie metaboliche e cardiovascolari sono soprattutto gli zuccheri semplici contenuti nei dolci, nelle bevande zuccherate, nei prodotti confezionati come le merendine. Se si segue una dieta che prevede il consumo di carboidrati complessi, integrali, che contengono un grande quantitativo di fibre, il processo infiammatorio è molto più raro. La presenza di fibre, infatti, è un fattore protettivo”, sottolinea la dottoressa Allocca.
SIAMO QUELLO CHE MANGIAMO
La dottoressa Allocca, che da anni si occupa di malattie infiammatorie intestinali croniche (IBD, inflammatory bowel disease), è chiara: “Davvero siamo quello che mangiamo. E quello che mangiamo può predisporre allo sviluppo di alcune malattie. Se seguo una dieta con grandi quantitativi di carboidrati raffinati, ad alto indice glicemico, di zuccheri semplici, di prodotti confezionati sono a maggior rischio di sviluppare un processo infiammatorio e malattie ad esso legate”. Ma i carboidrati, come anticipato, non vanno demonizzati: “Andrebbero ridotti rispetto ad un quantitativo che è andato aumentando nel corso degli ultimi anni, in seguito ad un maggior benessere. E soprattutto andrebbero preferiti i carboidrati non raffinati, integrali. Se invece di mangiare semplicemente un piatto di pasta mangio della pasta, magari integrale, con dei legumi o della verdura riduco il quantitativo di pasta aggiungendovi alimenti ricchi di fibre, che vanno ad abbassare il carico glicemico del pasto”, suggerisce la gastroenterologa. “Purtroppo negli ultimi decenni ci siamo orientati sempre di più verso carboidrati raffinati e ci siamo abituati alla loro palatabilità, cambiando di fatto anche il nostro gusto in base a ciò che il mercato offriva”.
LA DIETA MEDITERRANEA ‘ORIGINALE’ E I TUMORI
La dieta sana, o meglio ancora lo stile alimentare sano, secondo la dottoressa Allocca dovrebbe dunque rifarsi alla dieta mediterranea delle origini: “Alcuni anni fa venne pubblicato su Lancet un lavoro che metteva a confronto diverse diete. Quello che emerse è che lo stile alimentare mediterraneo era quello che riduceva maggiormente la mortalità rispetto alle altre, intervenendo sulla riduzione delle malattie cardiovascolari e metaboliche, ovvero proprio quelle malattie che sono legate ad un elevato consumo di carboidrati (o zuccheri) con un alto indice glicemico e poche fibre“. Una dieta a ridotto contenuto di farine raffinate sembra avere effetti benefici anche nel caso dei tumori: “Ci sono diversi studi dell’Istituto nazionale dei tumori, tra cui molti del professor Franco Berrino, che hanno evidenziato l’importanza della dieta nelle pazienti con tumore al seno. Lo stesso Umberto Veronesi pensava che la alimentazione fosse utile nella prevenzione del tumore primario. E tra gli inviti dell’Istituto nazionale dei tumori uno era emblematico: suggeriva di non acquistare nulla al supermercato se non se ne conoscevano tutti gli ingredienti”.
CARBOIDRATI E MALATTIE INFIAMMATORIE
“Anche per le malattie infiammatorie intestinali croniche (IBD), la malattia di Crohn e la colite ulcerosa studi recenti hanno sottolineato come uno stile di vita sano, inteso come praticare regolare attività sportiva, non fumare, avere un ridotto consumo di alcolici e, di nuovo, seguire la dieta mediterranea, possa ridurre l’impatto di queste malattie sia in termini di riduzione della prevalenza, in particolare per la malattia di Crohn, sia di riduzione della mortalità. Quindi in conclusione una dieta più ricca di vegetali e fibre e più povera di grassi animali, additivi e carboidrati raffinati può essere di giovamento anche in queste malattie la cui eziopatogenesi è da ricercare in una disreattività del sistema immunitario“, ricorda la dottoressa Allocca.
Fonte: Gazzetta