Il sonno profondo: una fonte della giovinezza contro l’invecchiamento

Articolo del 01 Gennaio 2022

Il sonno profondo è un ricordo? Pensi che sia “normale” dormire male perché stai invecchiando? Non è così.
Le statistiche ci informano che gli italiani non dormono bene e non beneficiano di un sonno profondo (e la crisi Covid ha peggiorato ulteriormente le cose) ma, in molti, credono che sia “normale” con l’avanzare degli anni, e si rassicurano con la convinzione che gli anziani abbiano bisogno di meno sonno.

In realtà è possibile dormire bene anche in età avanzata e, anzi: sarebbe decisamente preferibile farlo, perché la mancanza di sonno profondo accelera l’insorgere di quelle che vengono chiamate “malattie dell’invecchiamento”.

PERCHÉ IL SONNO PROFONDO È IMPORTANTE

Partiamo dal principio che l’unica vera soluzione all’insonnia è quella di trattare le sue cause profonde.

Poiché il nostro cervello ha naturalmente bisogno di riposare, dobbiamo supporre che voglia dormire e che sia capace di farlo. Ma, se il sonno profondo non arriva o se si interrompe rapidamente o spesso, significa che il cervello ha identificato un’urgenza ancora maggiore del meritato riposo.

Esiste una o più “emergenze” che giustificano il risveglio immediato.
E, l’unica persona che sa veramente quali siano queste emergenze, sei tu.

Ma, riconoscere la minaccia, affrontarla di petto, spesso non è facile: e siamo incredibilmente bravi a nascondere i problemi a noi stessi.

La forza psichica più importante del genere umano è la negazione, una forma di protezione molto efficace: la negazione ci permette di sopravvivere di fronte a problemi che pensiamo di non avere la forza di affrontare e così, semplicemente, possiamo fare finta che non esistano.

All’inizio la strategia può funzionare ma, i problemi irrisolti, che non affrontiamo, di solito non si evaporano da soli ma, al contrario, tendono spesso ad amplificarsi e a diventare sempre più ingestibili.

Risultato: serve sempre più energia per rimanere nella negazione, perché renderci deliberatamente ciechi ci obbliga a seppellire i pensieri nel nostro inconscio onde evitare che emerga la consapevolezza del problema che non possiamo/vogliamo gestire.

Se non facciamo nulla, un giorno la pressione diventa così forte che i pensieri alla fine vengono fuori nonostante tutto, come un giacimento di petrolio che alla fine esplode dalla terra con un getto potente, dopo milioni di anni di pressione accumulata.

Ed è di notte, quando le nostre difese sono a riposo, che questi pensieri oscuri sorgono per la prima volta.
È la coscienza colpevole che ci assale: ci sveglia, ci ricorda che ci sono uno, più o anche una moltitudine di problemi urgenti nella nostra vita, che abbiamo voluto mettere da parte.

Ci sono tutte le cose che avremmo dovuto fare e non abbiamo fatto…
Ci sono tutte le cose che non avremmo dovuto fare, ma che abbiamo fatto…
Ci sono tutte le nostre ferite, i nostri dolori, i nostri rimpianti, le nostre ansie, i nostri complessi…
Ci sono tutte le cose, infine, che vorremmo tanto fare e che ci rendiamo conto che non potremo mai fare, perché ormai è troppo tardi.

Tutti questi pensieri, sempre in agguato nell’ombra, appaiono nella notte e ci attaccano: nei nostri sogni, nei nostri incubi… E poi, proprio come se avessimo subito l’assalto di una bestia selvaggia, ci svegliamo con la mente all’erta o, addirittura, nel panico.

E cominciamo a pensare, pensare, pensare… E non riusciamo a tornare a dormire.
Sono le quattro del mattino (o forse anche le tre, le due, l’una… o mezzanotte nei casi peggiori) ed iniziamo ad agitarci.

E non è sorprendente che le persone anziane abbiano più difficoltà ad avere un sonno profondo: più a lungo viviamo, più complessi o ingestibili sono i problemi in cui ci imbattiamo.

L’ideale della vecchiaia è diventare saggi come Buddha, Socrate, Seneca, o quel tale filosofo, santo, profeta o messia, che ha fatto così bene nella vita da arrivare alla soglia della morte con la coscienza perfettamente pulita, avendo risolto tutti i suoi problemi, e lasciando dietro di sé una casa pulita e ordinata e situazioni e contesti risolti e pacificati.
Si può allora dormire il “sonno dei giusti”, senza temere nulla.

Ma, ammettiamolo: pochissimi di noi si avvicinano a questo ideale. È invece purtroppo molto comune avere tanti motivi (legittimi) di riflessione o di preoccupazione…

A CHE COSA SERVE LA MEMORIA

In certi momenti, vorremmo non avere alcun ricordo.

Perché essere sempre preoccupati e avere notti difficili mentre gli animali, che sono molto meno al sicuro di noi, dormono tranquillamente? Gli animali o le piante… gli alberi! Sono lì, vivono, ma non si preoccupano del domani. Come sarebbe bello!

Ma questa è un’idea fuorviante.
Le persone immaginano che la memoria serva a ricordare il passato: non è a questo che serve.

Lo scopo della memoria è quello di permetterci di ricavare dal passato delle esperienze che ci consentiranno di gestire meglio il futuro: evitare di subire di nuovo le conseguenze di medesimi errori e ripetere quelle azioni che hanno portato a soddisfazione e successo.

È per questo che, dopo una terribile delusione o dopo un grande successo, facciamo fatica ad addormentarci: in entrambi i casi il nostro cervello si attiva per “imparare la lezione” e, durante il sonno, la immagazziniamo nella nostra memoria a lungo termine.

Una volta che abbiamo imparato le lezioni del passato, le “storie” smettono di perseguitarci. Alla fine le dimentichiamo e possiamo andare a dormire con la coscienza pulita.

Quindi, certamente, per dormire bene sappiamo tutti che è necessario avere un buon letto in una stanza fresca e tranquilla, con tende che bloccano la luce. Meglio non aver mangiato troppe proteine la sera, aver bevuto a sufficienza ed essere andati in bagno. Opportuno anche evitare di fare sport troppo tardi o passare troppo tempo davanti ad uno schermo.

Ma non può esserci un buon sonno profondo senza una vita che sia (per lo più) sotto controllo.

È DIFFICILE AVERE UN SONNO PROFONDO QUANDO SI INVECCHIA

Sappiamo che le persone anziane hanno anche motivi fisiologici per dormire male.

In primo luogo, è noto che le parti del cervello che si deteriorano più velocemente sono quelle che permettono un sonno profondo e ristoratore durante la gioventù.

In secondo luogo, è noto che le persone anziane hanno più difficoltà a produrre le onde cerebrali che permettono il sonno profondo: il loro cervello ha difficoltà a produrre i neurotrasmettitori che permettono di passare dal sonno alla veglia.

Questo spiega la spiacevole sensazione di non dormire bene di notte e di essere stanchi durante il giorno.

Le onde cerebrali lente aiutano a trasferire i ricordi dalle aree di memoria a breve termine nell’ippocampo alle aree di memoria a lungo termine nella corteccia prefrontale. Queste onde cerebrali funzionano bene in gioventù ma sono interrotte dall’età, il che spiega i problemi di memoria.

Purtroppo i sonniferi chimici non ripristinano le onde cerebrali. Fanno sì che il cervello si anestetizzi e smetta di funzionare, ma senza generare le onde cerebrali del sonno naturale: i processi molto importanti che avvengono durante il sonno profondo e il sonno REM sono sostituiti da una forma di paralisi.

Si è incoscienti ma il cervello non svolge le funzioni vitali associate al sonno ed è questo è il motivo per cui i sonniferi non forniscono la sensazione riposante e calmante di una buona notte di sonno ma, al contrario, aumentano la sensazione di sonnolenza, stanchezza durante il giorno, disattenzione e mancanza di concentrazione.
Da qui l’alto rischio di incidenti stradali, incidenti sul lavoro, dimenticanze e carenze nel quotidiano e nell’attività intellettuale.

È una situazione dolorosa che gli scienziati non hanno ancora risolto ma… forse, un giorno, ci riusciranno.
Nel frattempo, cerchiamo di riprendere il controllo della nostra vita.

 

Fonte: Naturelab

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