Negli anelli di accrescimento degli alberi la storia dell’inquinamento

Articolo del 27 Gennaio 2022

Dall’esame degli anelli di accrescimento degli alberi un team di ricercatori ricostruisce l’andamento nel corso degli anni dei livelli di inquinanti di un luogo.

Gli alberi possono raccontare la “storia dell’inquinamento” di una data area del Pianeta: non è una novità. Ora una conferma puntuale arriva da uno studio condotto da un team internazionale di ricercatori coordinati da Fabrice Lambert, climatologo della Pontificia Università Cattolica del Cile, i cui risultati sono stati esposti al convegno dell’American Geophysical Union (ma non ancora pubblicati su una rivista scientifica).

UN PASSO IN AVANTI. Alcuni precedenti studi avevano infatti già messo in luce come fosse possibile ricostruire la variazione nel tempo della concentrazione di metalli pesanti assorbiti dagli alberi, ma Lambert e i suoi colleghi hanno fatto un ulteriore passo in avanti: hanno collegato le abbondanze di metalli pesanti misurate negli alberi negli ultimi decenni alle misurazioni della qualità dell’aria effettivamente registrate dalle stazioni di monitoraggio vicine. In particolare, alla concentrazione di particolato nell’aria: particelle grandi pochi millesimi di millimetro che, respirate, possono depositarsi nei polmoni e aggravare le condizioni di persone che, ad esempio, soffrono di patologie polmonari.

Il lavoro è stato realizzato prelevando “carote” da piante presenti a Quinta Normal, un parco pubblico di 35 ettari nel centro di Santiago del Cile.

DAGLI ANNI ’30. Il parco possiede alberi pluridecennali: Lambert ne ha analizzato la composizione chimica del legno di ogni anno (soffermandosi sui singoli anelli di accrescimento), ricostruendo così l’andamento dell’inquinamento a partire dagli Anni Trenta del secolo scorso.

In particolare ha ricostruito l’andamento nel tempo delle concentrazioni di metalli come rame, cadmio e piombo: queste sostanze provengono da un gran numero di attività antropiche, dalle emissioni di combustibili fossili all’impiego di freni usurati di veicoli. Attraverso l’aria o le radici il materiale arriva nel fusto delle piante. «La nostra ricerca ha permesso di creare una relazione tra ciò che raccontano gli alberi e ciò che è stato effettivamente misurato nell’aria», afferma Lambert.

SI VEDE IL GOLPE. Dall’esame degli alberi i ricercatori hanno riscontrato una qualità dell’aria “costantemente cattiva” prima degli anni ’90, prima cioè che il governo cileno introducesse misure per ridurre l’inquinamento, il che concorda esattamente con i dati sperimentali. È venuta fuori anche una curiosità, cioè un forte calo dell’inquinamento in corrispondenza del 1973, anno in cui Augusto Pinochet, generale dell’esercito, prese il controllo del Cile con un colpo di stato militare.

«Ciò riflette la pausa delle attività economiche all’inizio del nuovo regime», afferma Lambert.

Ora la ricerca si è spostata verso altre città per ricostruire la storia della qualità della loro aria: per le località ove non fossero disponibili alberi di una certa “età” la soluzione potrebbe essere quella di cercare nei giardini botanici.

Fonte: Focus

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