Articolo del 18 Febbraio 2022
“Mentre la pandemia entra nel suo terzo anno, sono necessari vaccini che non solo prevengano le malattie, ma prevengano anche la trasmissione per aiutare a ridurre il carico globale della malattia – scrivono i ricercatori nell’abstract dello studio -. I vaccini attualmente approvati inducono una robusta immunità sistemica, ma scarsa immunità a livello della mucosa respiratoria”.
Scudi efficaci e resistenti anche nel tempo i vaccini a Rna messaggero hanno protetto e continuano a proteggere dalla malattia grave e dalla morte con percentuali fino al 90% chi si ammala di Covid. L’avvento della variante Delta prima – molto più contagiosa e aggressiva di Alpha – e poi di Omicron – fino a tre volte più diffusiva ma secondo studi preliminari meno patogena – ha imposto più di una riflessione sul fatto che i composti sviluppati finora non conferiscano l’immunità che è rappresentata dalle immunoglobuline di tipo A secretorie nella mucosa del tratto respiratorio, sede di infezione e trasmissione del coronavirus. Le mucose si difendono dai patogeni presenti nell’aria o negli alimenti producendo cellule B che, in questa sede, a loro volta secernono anticorpi denominati immunoglobuline A. A differenza dei vaccini che provocano una risposta immunitaria a livello di sistema, gli anticorpi IgA agiscono localmente (in prima linea) sulle superfici mucose che si trovano nel naso, nello stomaco e nei polmoni.
Da settimane i ricercatori dell’Università di Yale dei dipartimenti di Immunobiologia, Ingegneria biomedica, Patologia e Biofisica e Biochimica molecolare, sono al lavoro per mettere a punto un vaccino spray nasale a base di proteine che possa completare il pezzo mancante all’immunizzazione sbarrando la strada al coronavirus e limitando così la trasmissione e il contagio. Lo studio dei ricercatori pubblicato il 26 gennaio scorso su Biorxiv – senza revisione quindi – indica che nei topi trattati nei test il vaccino spray ha suscitato la memoria immunitaria della mucosa all’interno del tratto respiratorio. Un risultato che se confermato potrebbe aprire la strada all’utilizzo di un vaccino spray che abbia la funzione di booster dopo la vaccinazione con i composti a Rna messaggero.
“Mentre la pandemia entra nel suo terzo anno, sono necessari vaccini che non solo prevengano le malattie, ma prevengano anche la trasmissione per aiutare a ridurre il carico globale della malattia – scrivono i ricercatori nell’abstract dello studio -. I vaccini attualmente approvati inducono una robusta immunità sistemica, ma scarsa immunità a livello della mucosa respiratoria”. Ed è per questo che il vaccino spray a base di proteine – sfruttando l’immunità esistente generata dalla vaccinazione primaria con i vaccini a Rna messagero – potrebbe completare l’immunizzazione suscitando la memoria immunitaria della mucosa all’interno del tratto respiratorio. I dati dei ricercatori indicano che è stata ridotta “significativamente la carica virale nella cavità nasale e nel polmone rispetto al solo vaccino” a Rna “riducendo l’infezione e la trasmissione”. Ma il solo spray nasale non funzionerebbe perché l’immunizzazione richiede “un precedente innesco sistemico” con il vaccino a Rna. “Interessante se funziona. Un modo per far produrre IgA secretorie – commenta Massimo Clementi, professore ordinario e direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano -. Non posso purtroppo dire di più.
Lo studio pubblicato su Biorxiv può essere considerato l’evoluzione di una ricerca che gli scienziati di Yale – lavorando con i colleghi della Icahn School of Medicine del Mount Sinai a New York – hanno pubblicato su Science lo scorso dicembre. In questo caso hanno testato un vaccino a base di proteine progettato per avviare una risposta immunitaria IgA, somministrandolo ai topi attraverso iniezioni, come è comunemente fatto con le immunizzazioni sistemiche, e anche per via intranasale. Hanno quindi esposto i topi a più ceppi di virus dell’influenza e hanno scoperto che i topi che avevano ricevuto il vaccino per via nasale erano molto più protetti contro l’influenza rispetto a quelli che avevano ricevuto iniezioni. I vaccini nasali, ma non l’iniezione, avevano anche indotto anticorpi che proteggevano gli animali contro una varietà di ceppi influenzali, non solo contro il ceppo contro il quale il vaccino doveva proteggere. “Mentre sia le iniezioni di vaccino che i vaccini nasali hanno aumentato i livelli di anticorpi nel sangue dei topi, solo il vaccino nasale ha consentito la secrezione di IgA nei polmoni, dove i virus respiratori devono insediarsi per infettare l’ospite” aveva spiegato la professoressa Akiko Iwasaki. Ed è a questo punto che il team di Yale ha cominciato i test con ceppi di Sars Cove 2.