Heartfulness: la meditazione che unisce cuore e scienza
Articolo del 06 Giugno 2022
Un metodo che coniuga la saggezza spirituale indiana con le scoperte scientifiche più recenti nel campo della genetica e delle neuroscienze: è quanto propone Kamlesh Patel con la meditazione Heartfulness, sempre più seguita anche nel nostro paese e che nel mondo conta circa sette milioni di praticanti in centosessanta paesi.
In Italia è attiva una comunità diffusa in quasi tutte le città principali, che vede un migliaio di persone che traggono benefici dalla pratica di questo metodo e un centinaio di istruttori.
Effetto trasformativo
«La pratica Heartfulness è nata in India all’inizio del Ventesimo secolo» spiega Sabrina Delise, coordinatrice nazionale di Heartfulness. «Si tratta di una forma di raja yoga conosciuta già nei tempi antichi, che integra diverse tradizioni mistiche, tra cui il sufismo. A renderla speciale e unica è la pranahuti, una trasmissione yogica molto sottile con un potente effetto trasformativo. Le conoscenze alla base di questa pratica sono state riscoperte dal grande maestro e ricercatore spirituale Ram Chandra di Fatehgarh, conosciuto come Lalaji. Il suo successore, Babuji, ha poi perfezionato ulteriormente la pratica, portandola alla sua forma attuale che ben si adatta al mondo moderno».
«La riscoperta di questo sistema di meditazione risponde a una forte esigenza del mondo attuale di ritrovare equilibrio, pace e un significato profondo della vita – prosegue Delise – La pratica è composta da semplici tecniche di meditazione, detox e rilassamento. È dimostrato infatti che le tecniche meditative favoriscono la focalizzazione sul presente, prevenendo o riducendo l’ansia e garantendo una maggiore efficacia in termini di resa professionale e umana. Gli studi neurochimici mostrano che la meditazione promuove il benessere stimolando la produzione di endorfine, serotonina e melatonina, con i conseguenti benefici sul recupero dallo stress, sull’umore e sul sonno».
«Con un approccio empirico, Patel dimostra come le tecniche Heartfulness promuovano un cambiamento sottile a livello vibrazionale che si manifesta in ogni aspetto dell’esistenza» spiega ancora Sabrina Delise. «Aiutano ad affrontare le sfide quotidiane con maggiore chiarezza e a raggiungere un profondo benessere. Passo dopo passo, si impara a espandere la coscienza e a modificare lo stile di vita per creare un’esistenza più consapevole e gioiosa. È un approccio dolce e graduale. Non si deve cercare di imporre un cambiamento dall’esterno. Tutto procede in maniera semplice e naturale: come un fiore di loto che si schiude dolcemente al calore del sole».
Benessere quotidiano
La meditazione Heartfulness proposta da Patel ha effetti e ricadute positivi sul quotidiano e sulla nostra capacità di affrontare diversamente la vita, come spiega Delise. «Attraverso la pratica meditativa si sviluppa la capacità di restare con il pensiero nel momento presente. Questa semplice attitudine e consapevolezza genera un senso di quiete che rappresenta il requisito fondamentale per essere felici. Inoltre ci rende più centrati, efficaci nelle attività quotidiane, ricettivi alle differenti opportunità e alle intuizioni. La meditazione sul cuore secondo la pratica Heartfulness permette inoltre la trasformazione dell’attività della mente. Quando il pensiero si abbandona a lungo e costantemente nel cuore, si purifica gradualmente il nostro campo vibrazionale, ovvero i nostri corpi sottili, gli unici elementi che possiamo davvero modificare. Per creare il nostro destino, non è né sul corpo né sull’anima che possiamo operare, ma sui quattro corpi sottili (si può inserire la foto di pagina 211 del libro Creare il proprio destino, he raffigura i 4 corpi sottili) di cui ci parla Patel: la coscienza (chit) si espande da individuale a divina, la mente (manas) passa dal pensare al sentire, l’intelletto (buddhi) si trasforma in saggezza, l’ego (ahankar) diviene amore».
«Dalle ricerche nel campo dell’epigenetica sappiamo che l’ambiente esterno influenza la trascrizione genetica, quindi il fenotipo o manifestazione potenziale di una nostra determinata caratteristica» aggiunge ancora Delise. «Se consideriamo l’ambiente interiore di ogni essere umano, possiamo immaginare i nostri pensieri come energia (elettromagnetica) che si trasforma in piccole particelle biochimiche (neurotrasmettitori) che permeano l’ambiente intra ed extracellulare. I pensieri dunque sono il nostro ecosistema interiore, che influenza la trascrizione genica e quindi la manifestazione di noi stessi nel mondo. La meditazione regola i nostri pensieri, le nostre parole e azioni, guidando quindi alla radice il nostro comportamento, l’espressione di noi stessi e la nostra reazione al mondo esterno. L’espansione della coscienza ci permette dunque di diventare realmente liberi, consapevoli, e infine di fonderci con la coscienza universale. Questa connessione profonda e reale genera una naturale empatia e un profondo senso di unione universale. Da qui scaturisce un’ulteriore fonte di gioia profonda, uno spirito di reale collaborazione e fratellanza».
Determiniamo il nostro destino
Kamlesh Patel ha condensato gli insegnamenti di questa pratica nel suo libro Creare il proprio destino che, attraverso la meditazione Heartfulness, approfondisce il rapporto tra destino e libero arbitrio. Fino a che punto siamo liberi di determinare il percorso della nostra vita? Nel rispondere a questo quesito, Patel individua quattro principi di base del destino. Il primo è che il destino si può cambiare solo nel presente; il secondo è che creiamo il destino a partire dai nostri pensieri, i nostri desideri e gusti, ciò che ci piace e non ci piace; il terzo è che per tracciare il nostro destino dobbiamo lavorare sulla mente e per farlo abbiamo bisogno della pratica meditativa; il quarto e ultimo è che non siamo soli. «Siamo tutti connessi gli uni con gli altri. Per tracciare il destino dell’umanità, iniziamo prima da noi stessi per poi espandere il raggio e includere gli altri» sottolinea Delise. «Arriverà di sicuro il giorno in cui tutti insieme saremo in grado di cambiare la direzione presa dall’umanità. Patel spiega come le pratiche meditative portino dei cambiamenti nello stile di vita, sia a livello personale che nelle relazioni, i quali a loro volta offrono una maggiore libertà nella creazione del proprio destino».
Semplicità e accessibilità
«La bellezza di questo metodo è che è semplice e aperto a tutti» spiega Delise. «Chiunque può praticarlo, a partire dai 15 anni. La spiritualità trascende qualsiasi differenza culturale e religiosa, portandoci nella dimensione del cuore, dove possiamo incontrarci e sentirci in unione con l’umanità e il pianeta. L’unico requisito è avere la volontà di provare con costanza per un certo periodo per poter sperimentare gli effetti su se stessi. Per superare le difficoltà che solitamente si incontrano quando si inizia a meditare, come ad esempio il controllo dei pensieri che affollano la mente, può essere utile praticare in gruppo o individualmente con un istruttore. Inoltre un’apposita tecnica di purificazione, il cleaning, è pensata apposta per alleggerire il sistema cuore-mente e prepararlo ad accogliere la trasmissione durante la meditazione».
Sono quattro le pratiche principali da svolgere quotidianamente. «La mattina si pratica la meditazione, che permette di connettersi con la sorgente della luce divina presente nel cuore e di raggiungere uno stato meditativo che viene poi mantenuto durante tutta la giornata. La sera, alla fine della giornata lavorativa, si pratica il cleaning, un semplice processo di pulizia che ci libera dalle emozioni accumulate nel corso della giornata. Se non le ripuliamo, queste impressioni vanno a sedimentarsi nel campo vibrazionale dei corpi sottili lasciando dei calchi o “fossili” sulla nostra coscienza e generando comportamenti stereotipati e abitudini radicate, difficilmente modificabili. Bastano pochi minuti di cleaning per cambiare attitudine, migliorare l’umore e ampliare il proprio punto di vista. Con il tempo poi rimuove alla radice schemi mentali e ci libera da reattività emotiva e tendenze comportamentali. Fra tutte, è forse la pratica che più contraddistingue questo sistema rispetto ad altre forme di meditazione. L’idea è che la sera si pulisca il sistema in modo che la mattina sia pronto ad accogliere e contenere la trasmissione che si riceve durante la meditazione. Infine, prima di andare a dormire, ci si connette di nuovo con il cuore. In questo modo si prepara la condizione interiore che favorisce la meditazione del mattino. La quarta pratica è il rilassamento che si può fare prima della meditazione per aiutare il corpo e la mente a rilassarsi, oppure in qualsiasi momento della giornata per sciogliere le tensioni e raggiungere una calma mentale ed emotiva. La pratica ci accompagna per tutta la giornata, e con il tempo favorisce la creazione di uno stato meditativo che trasforma lo stile di vita, e il destino, di chiunque segua questo sistema».
La comunità Heartfulness in Italia
In Italia, come detto, la comunità di praticanti conta circa un migliaio di persone con un centinaio di istruttori e referenti nelle principali città. Oltre alla pratica individuale, ci sono anche opportunità di incontrarsi in gruppo per meditare, fare yoga e approfondire vari temi di carattere spirituale. A Milano è attivo un ampio centro dove si tengono regolarmente seminari e incontri. Le persone sono seguite individualmente in presenza o a distanza. Gli istruttori si possono contattare dal sito dell’organizzazione https://meditazioneheartfulness.it . Regolarmente vengono organizzati anche gruppi WhatsApp in cui gli istruttori propongono le varie tecniche in modo graduale.