È ormai acquisito che una serie di agenti fisici (radiazioni ultraviolette, campi elettromagnetici, etc.), chimici (benzene, idrocarburi clorurati, diossina, pesticidi, prodotti della combustione del fumo di sigaretta, metalli pesanti, etc.) e biologici (virus, batteri, funghi, tossine, etc.), variamente presenti e diffusi nell’ambiente, contaminando l’aria che inspiriamo, l’acqua che beviamo e gli alimenti che ingeriamo, favoriscono o provocano l’insorgenza di numerose malattie. Persino i pensieri che evochiamo e le emozioni che proviamo possono risultare negativamente influenzati, fino a compromettere la qualità della nostra vita. D’altra parte, per scelta personale o per condizionamenti socio-culturali, anche lo stile di vita, se scorretto, può diventare, attraverso un’alimentazione e/o un’attività fisica inadeguate – e, quindi, per il sovraccarico e/o l’inadeguata rimozione di cataboliti tossici o di radicali liberi – un fattore di morbilità o, addirittura, di mortalità.

Biodisponibilità di nutrienti e ossigeno

Tutti questi fattori, spesso in sinergia negativa fra loro, colpiscono direttamente “al cuore” le cellule, riducendo in varia misura la biodisponibilità non solo dei nutrienti ma anche dell’ossigeno dal quale la vita stessa degli organismi aerobi trae la sua energia.

Ne derivano così situazioni, spesso sfumate dal punto di vista clinico (astenia, cefalea, irritabilità, disturbi del sonno, turbe dell’alvo, etc.), ove può trovare indicazione elettiva – nel contesto di misure atte a migliorare la qualità dell’ambiente, la salubrità dell’alimentazione e la congruità dell’attività fisica – l’assunzione di integratori alimentari.

Purtroppo, le  formulazioni oggi disponibili – variamente indicate nel linguaggio anglosassone come functional foodnutraceuticalpharma foodphytochemical, etc. – spesso non hanno proprio i requisiti fisico-chimici atti a garantire un’adeguata biodisponibilità dei loro principi attivi e, qualora li possiedono, non sono in grado di correggere le fluttuazioni dei livelli di ossigeno che tendono continuamente ad ostacolare l’ingresso dei nutrienti nei vari cicli metabolici cellulari, con conseguente blocco del processo di “assimilazione”.

 

Fonte: Scienza Conoscenza

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