Possiamo manipolare i neuroni per influenzare le scelte.
Articolo del 03 Novembre 2020
Votare Biden o Trump? Investire nell’immobiliare o nell’arte? Mangiare la frutta o il gelato? Ogni giorno, ogni ora, più o meno consciamente, la vita ci pone di fronte a delle scelte. E il nostro cervello si trova, spesso nell’arco di pochi millisecondi, a dover soppesare le opzioni disponibili, valutare qual è la migliore e prendere una decisione di conseguenza. Dopo anni di ricerca, le neuroscienze oggi sanno che esistono particolari insiemi di neuroni che si attivano quando dobbiamo prendere una decisione, e più allettante è l’offerta, più veloce e marcata è l’attivazione dei neuroni. Oggi, uno studio firmato su Nature da un’équipe della Washington University School of Medicine in St. Louis coordinata da Camillo Padoa-Schioppa, mostra che è possibile influenzare significativamente il processo di scelta manipolando l’attivazione dei neuroni.
Come scegliamo?
Cosa guida le nostre decisioni? Alcuni economisti del XVIII secolo – Daniel Bernoulli, Adam Smith e Jeremy Bentham – per primi ipotizzarono che a monte di ogni scelta ci fosse un processo di attribuzione di un valore a ciascuna opzione, sulla base di fattori come quantità, qualità, costo e probabilità di effettivo ottenimento della scelta. Per intenderci: quando dobbiamo scegliere tra un piatto di pasta e uno di riso, il nostro cervello fa delle valutazioni, calcola il valore di ciascuna opzione, tenendo conto – ovviamente – di un insieme complesso di fattori: il gusto personale, per esempio – a sua volta risultante di altri fattori “biografici”–, ma anche il contesto sociale, ossia le preferenze e le scelte degli altri, le condizioni fisiche e psicologiche del momento e così via. Quali che siano i diversi elementi, dopo aver effettuato questa valutazione, il cervello confronta tali valori e ci spinge a compiere la scelta che li massimizza.
Un’ipotesi indubbiamente molto ragionevole, rimasta però indimostrata fino al 2006, quando l’équipe di Padoa-Schioppa è riuscita finalmente a confermarla, identificando nella corteccia orbitofrontale del cervello di scimmie i neuroni responsabili della “rappresentazione” dei valori. “Sostanzialmente”, ci spiega lo scienziato, “abbiamo scoperto che esistono dei neuroni che codificano il valore economico delle opzioni che abbiamo a disposizione quando dobbiamo compiere una scelta. Quello che abbiamo misurato, in particolare, è l’esistenza di una relazione lineare tra l’attività dei neuroni e il valore soggettivo dei beni offerti. Abbiamo mostrato alle scimmie due diversi succhi di frutta (alla pera e all’arancia) e osservato che i neuroni della corteccia orbitofrontale si attivano in modo diverso a seconda della quantità relativa dei due succhi”. Il che conferma, una volta per tutte, che i nostri valori (o per lo meno quelli delle scimmie, ma è molto probabile che valga lo stesso anche per gli esseri umani) sono codificati dall’attività neuronale di una specifica area del cervello.
Attenti a quei neuroni: decidono per noi
Il risultato del 2006, per quanto importante, lasciava però ancora senza risposta una domanda fondamentale, quella relativa all’effettiva esistenza di un rapporto di causalità tra valore e scelta. Ovvero: assodata l’esistenza di un meccanismo in virtù del quale il cervello valuta e attribuisce dei valori, si può dire con certezza che questo meccanismo sia responsabile delle scelte che prendiamo? È proprio a questa domanda risponde il lavoro appena pubblicato: “I valori codificati dai neuroni, in linea di massima, potrebbero essere responsabili di qualsiasi tipo di comportamento, non solo delle scelte: pensiamo per esempio all’apprendimento, alle emozioni, all’attenzione, al controllo motorio”, conclude Padoa-Schioppa.
Per individuare un rapporto di causa-effetto tra valori e scelte, gli scienziati sono tornati a osservare le scimmie difronte alla scelta tra alcune bevande (i soliti succhi di pera e d’arancia, oltre a limonata, succo di mela, di anguria, di ciliegie, di kiwi, acqua e altro) offerte in diverse quantità. Ne è venuto fuori un pattern di comportamento piuttosto complesso: le scimmie mostravano di preferire un particolare gusto, ma essendo un po’ assetate, spesso sceglievano la bevanda offerta in quantità maggiore anche se non corrispondeva al sapore che preferivano. Successivamente, i ricercatori hanno inserito dei piccoli elettrodi nella corteccia orbitofrontale delle scimmie, in grado di stimolare elettricamente (senza che gli animali provassero dolore) e selettivamente i neuroni che rappresentavano il valore di ciascuna opzione. Variando questa stimolazione, e qui sta il risultato più sorprendente, gli scienziati sono riusciti a cambiare, di fatto, il valore attribuito a ciascuna scelta. Osservando poi che effettivamente le scimmie tendevano a cambiare le proprie scelte in modo predicibile rispetto ai cambiamenti indotti dalla stimolazione.
Genealogia delle scelte
Ma tutto questo vale anche per gli esseri umani? “Per quanto riguarda questo tipo di scelte”, dice ancora Padoa-Schioppa, “sembra che il cervello umano sia molto simile a quello delle scimmie. Pensiamo che questo circuito neurale sia responsabile di tutti i tipi di scelta, che si tratti di pietanze sul menu di un ristorante, investimenti finanziari o preferenze elettorali. Perfino decisioni più importanti, come quale carriera intraprendere o quale persona sposare, usano probabilmente questo circuito: ogni volta che una scelta si basa su preferenze soggettive, questi neuroni ne sono responsabili”.
Un passo successivo, ora, potrebbe essere quello di risalire ancora più a monte, indagando come e perché il cervello attribuisce un valore piuttosto che un altro: “Certamente alla base del calcolo e dell’attribuzione dei valori”, conclude Padoa-Schioppa, “c’è un mix di fattori, di contesto e di esperienza. Ancora non sappiamo di preciso, però, come venga costruito il valore. È quello su cui ci concentreremo nei prossimi studi”.
Fonte: Galileo