“Nelle scuole segnalati 65mila casi”: i dati del ministero. Galli: “Numero approssimato per difetto”. Miozzo: “Capire dove ci si ammala”
Articolo del 03 Dicembre 2020
Sono 64.980 i casi di positivi al Sars-Cov-2 nella popolazione scolastica ovvero tra alunni, docenti e collaboratori scolastici del primo e del secondo ciclo. A diffondere questi dati, finora non diffusi dal ministero dell’Istruzione e nemmeno dall’Istituto superiore di sanità, è la rivista Wired che ha presentato un’istanza di accesso generalizzato ottenendo dagli uffici di viale Trastevere i numeri – aggiornati al 31 ottobre – inviati al dicastero dai dirigenti scolastici. I dati sono stati forniti su base territoriale e riguardano 2.546 Comuni sugli oltre 6.700 sul cui territorio ha sede una scuola. Dati dunque parziali che forniscono una fotografia non nitida della capillarità del contagio.
Una fotografia che allarma Massimo Galli, primario dell’ospedale Sacco di Milano: “Riapriamo tutto prima di Natale di fronte a una situazione di questo genere?”, si chiede il professore contattato da Ilfattoquotidiano.it. A sollevare qualche perplessità sull’indagine, sono invece il coordinatore del Cts Agostino Miozzo e il presidente dell’Associazione nazionale presidi Antonello Giannelli. Per entrambi si tratta di numeri che avrebbero bisogno di un ulteriore approfondimento e di un elemento di chiarezza relativo al “dove” si contagiano gli studenti e i docenti. Venerdì dovrebbero arrivare i dati del focus scuola predisposti dall’Istituto superiore di Sanità e oggi (mercoledì, ndr) Miozzo sarà alla Camera per un’audizione proprio sul pianeta istruzione. Intanto osservando la mappa rielaborata da Wired sull’incidenza del contagio nelle scuole possiamo vedere che le province dove il dato è più alto sono quelle di Cuneo, Varese, Monza e Brianza, Massa Carrara, Pisa, Arezzo, Perugia, Terni ed Isernia, dove si sono verificati circa 20 casi di positività ogni mille persone (studenti e docenti). La situazione migliora raggiungendo un numero tra i 10 e i 15 casi nelle province di Torino, Vercelli, Biella, Macerata, Firenze, Pistoia, L’Aquila e Oristano.
Il resto del territorio, invece, ha un numero di casi sempre rispetto a mille persone, inferiore a 10. L’incidenza – spiega Wired – è inferiore negli istituti scolastici in Campania, che ha chiuso le scuole a più riprese, in Veneto e in Friuli Venezia Giulia. Hanno invece un’incidenza simile dentro e fuori dalle aule l’Emilia-Romagna, la Lombardia e la Liguria. Nel resto del Paese, invece, l’incidenza in classe è più alta che nella popolazione generale. Allegato alle mappe c’è anche un documento con 2.459 Comuni dove si sono registrati casi di infezione nel primo e nel secondo ciclo. Nel primo caso, per quanto riguarda elementari e medie, la classifica dei primi dieci riguarda le città di Roma (2850); Milano (1202); Torino (647); Genova (513); Napoli (355); Monza (334); Perugia (322); Palermo (302); Firenze (235) e Catania (204). Mentre per le superiori la lista delle prime dieci è così composta: Roma (1967); Milano (1332); Torino (645); Firenze (599); Genova (421); Napoli (388); Monza (215); Perugia (229); Palermo (232) e Catania (107).
Galli ricorda che “tutte le volte che io e altri abbiamo detto che le scuole sono un problema ci hanno attaccato dicendo che volevano togliere un diritto sacrosanto”. E il professore del Sacco rimarca che “siamo di fronte ad un numero approssimato per difetto”. “In più – sottolinea – mancano i dati dei contagi della scuola dell’infanzia e del nido. È evidente che se non ci si contagia in aula, succede prima o dopo le lezioni”. Qualche dubbio lo solleva, tuttavia, anche Galli: “Cuneo, ad esempio, è una provincia con una densità di popolazione non enorme; mi stupiscono dei numeri così alti”. Dal canto suo Miozzo continua a sottolineare che “il problema è comprendere dove ci si ammala”. Il coordinatore del Cts rispetto alla ripartenza delle superiori a dicembre è chiaro: “È una questione di volontà politica”.
Più critico Giannelli: “Sono dati che necessitano di una guida ragionata da parte del ministero dell’Istruzione. Questi numeri hanno bisogno di essere compresi dai cittadini. È comunque positivo averli dal momento che non li conosciamo. Dovrebbe esserci una prassi costante nel far conoscere i dati dei contagi della popolazione scolastica per un segno di trasparenza”. Ad attaccare la ministra Lucia Azzolina è invece la Gilda: “I dati sui contagi tra la popolazione scolastica smentiscono clamorosamente la campagna propagandistica condotta da Azzolina per le scuole aperte: a fronte della tesi strenuamente sostenuta dalla ministra circa la sicurezza delle scuole rispetto alla diffusione del virus, fino al 31 ottobre si sono registrati quasi 65mila casi di Covid-19 tra i banchi. Si tratta di un numero molto elevato se si considera che è riferito a un periodo poco più lungo di un mese (dall’inizio dell’anno scolastico a fine ottobre)”, spiega il coordinatore nazionale Rino Di Meglio. Altra questione: “Riteniamo grave che in un Paese democratico manchi la trasparenza su informazioni così cruciali e che per accedervi un giornalista sia stato costretto a ricorrere al Foia”, spiega Di Meglio. Dagli uffici di viale Trastevere, tuttavia, nessuno vuol commentare i dati ottenuti da Wired: “Aspettiamo il report dell’Iss”.
Fonte: Il Fatto Quotidiano