Ospedali. Calano ancora i ricoveri per acuti ma aumentano quelli in lungodegenza. In tutto quasi 8,2 milioni di ricoveri nel 2019. Ma 1 su 4 resta inappropriato. Il nuovo rapporto SDO
Articolo del 19 Gennaio 2021
Pubblicate dal Ministero della Salute le nuove Schede di dimissioni ospedaliere relative al 2019. Per i ricoveri per acuti il calo registrato è del 2,2% mentre per le lungodegenze si rileva un incremento dell’1,5%. Stabile la mobilità sanitaria tra Regioni. Le Malattie e disturbi dell’apparato cardiocircolatorio, le malattie e disturbi del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo e la gravidanza sempre al vertice per il numero di ricoveri.
Nel 2019 sono state erogate 6.006.392 dimissioni per acuti in Regime ordinario e 1.748.138 in regime diurno (queste ultime pari al 22,5% del totale delle dimissioni per Acuti), 340.381 dimissioni in Riabilitazione (di cui il 91,7% in regime ordinario) e 98.681 dimissioni per Lungodegenza. Il corrispondente volume di giornate erogate si attesta a 42.289.312 giornate per Acuti in regime ordinario e 4.411.874 accessi in regime diurno, 8.609.684 giornate in riabilitazione (di cui il 94,8% in regime ordinario) e 2.403.690 giornate in Lungodegenza. È quanto si legge nell’ultimo Rapporto sulle Schede di dimissioni ospedaliere relativo all’anno 2019.
Continua il calo dei ricoveri. Rispetto all’anno precedente, per il 2019 si osserva una generale diminuzione del volume di attività erogata: il numero complessivo di dimissioni per Acuti, Riabilitazione e Lungodegenza passa da 8.339.286 a 8.193.592 unità, con una diminuzione di circa l’1,7%; il corrispondente volume complessivo di giornate passa da 58.414.387 a 57.714.560 con una riduzione di circa l’1,2%.
Più nel dettaglio, il numero di dimissioni per Acuti in regime ordinario passa da 6.139.586 a 6.006.392 unità, con una riduzione del 2,2%, ed il corrispondente volume di giornate passa da 42.938.395 a 42.289.312, con una riduzione dell’1,5%; l’attività per Acuti in regime diurno passa da 1.761.858 a 1.748.138 dimissioni (-0,8%) e da 4.523.751 a 4.411.874 giornate (-2,5%).
Il numero di dimissioni per Riabilitazione in regime ordinario si riduce dello 0,1%, (da 312.327 a 311.979 unità), mentre il corrispondente volume di giornate si attesta a 8.161.735, (sostanzialmente invariato); per la Riabilitazione in regime diurno, il numero di dimissioni aumenta dello 0,5%, (da 28.256 a 28.402 unità), mentre il corrispondente volume di giornate si incrementa del 3,9%, (da 430.958 a 447.949 unità) e per la lungodegenza si rileva un incremento delle dimissioni dell’1,5%, passando dalle 97.259 del 2018 alle 98.681 del 2019, corrispondenti rispettivamente a 2.357.005 e 2.403.690 giornate di degenza.
Il maggior numero di ricoveri per le malattie cardiache. Dall’analisi delle Sdo 2019 emerge che le Malattie e disturbi dell’apparato cardiocircolatorio sono quelle che hanno registrato il maggior numero di ricoveri per acuti (863.505 pari al 14,3% di ricoveri). A seguire ci sono le malattie e disturbi del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo (792.307 pari al 13,2%). Al terzo posto la gravidanza, parto e puerperio (512.030 pari all’8,5%).
Mobilità sanitaria: dati sostanzialmente stabili
Il tasso di ospedalizzazione standardizzato per età e sesso, distinto per ricoveri entro e fuori regione di residenza: per gli Acuti in regime ordinario il tasso di ospedalizzazione fuori regione per mille abitanti si attesta a 7,8 mentre è pari a 2,8 in regime diurno (nel 2018 erano, rispettivamente 8 e 2,8).
In particolare, per il tasso di ospedalizzazione fuori regione in regime ordinario, i valori più elevati si osservano in Molise, Basilicata, Calabria, Valle d’Aosta, mentre i valori più bassi si presentano in Lombardia, P.A. Bolzano, Sardegna, Veneto; per il tasso di ospedalizzazione fuori regione in regime diurno, invece, i valori più elevati si osservano in Molise, Basilicata, Abruzzo, Calabria, mentre i valori più bassi si presentano in Lombardia, P.A. Bolzano, Sicilia, Friuli V.G.
Il tasso di ospedalizzazione complessivo si riduce da 171,8 per mille abitanti nel 2010 a 123,9 nel 2019. In particolare, il tasso di ospedalizzazione per Acuti in regime ordinario passa da 115,8 per mille abitanti nel 2010 a 90,1 nel 2019, mentre il tasso di ospedalizzazione per Acuti in regime diurno passa da 48,8 a 27,8.
La mobilità complessiva a livello nazionale per Acuti in Regime ordinario, che, nel 2019 è pari a 8,3% (il medesimo valore era stato osservato per il 2018); nella tavola 5.23 è riportato il corrispondente valore per il regime diurno, che si posiziona a 9,5% (era 9,4% nel 2018). La mobilità per riabilitazione è pari al 15,9% (era 16,3% nel 2018) in regime ordinario e al 10,8% in regime diurno (nel 2018 era 10,4%), e si attesta al 5,9% per Lungodegenza (era 5,9% nel 2018).
La mobilità per diagnosi principale di tumore, rispettivamente in regime ordinario ed in regime diurno: nel primo caso, il numero di ricoveri è pari a 542.951 unità, con un valore di mobilità del 10% (rispettivamente, 552.956 dimissioni e 10% di mobilità nel 2018), mentre per il regime diurno si osserva un numero di dimissioni di 151.064 unità, con una mobilità del 8,3% (erano 153.522 dimissioni e 8% di mobilità nel 2018). La mobilità per radioterapia: nell’anno 2019 il numero di dimissioni in regime ordinario ammonta a 9.661 unità, con un valore di mobilità del 28,7% (rispettivamente, 10.224 dimissioni e 26,2% di mobilità nel 2018), mentre per il regime diurno si osserva un numero di dimissioni di 2.426 unità, con una mobilità del 29,3% (erano 2.683 dimissioni e 29,1% di mobilità nel 2018). La mobilità per chemioterapia viene analizzata nelle tavole 5.32 e 5.33: a fronte di un numero complessivo di 42.858 dimissioni in regime ordinario, la mobilità interregionale osservata nel 2019 è pari a 16% (era 15,6% nel 2018), mentre per 95.708 dimissioni in regime diurno.
Appropriatezza ricoveri
Nel 2019, la percentuale di dimissioni da reparti chirurgici con DRG medico (inappropriato) si attesta a 26,65% (era 27,5% nel 2018), la percentuale di ricoveri diurni di tipo diagnostico è 35,25% (era 35,3% nel 2018), la percentuale di ricoveri brevi si attesta a 9,06% per i ricoveri 0-1 giorno (era 9,2% nel 2018) e 23,98% per i ricoveri 2-3 giorni (era 24,39% nel 2018), mentre la percentuale di ricoveri con degenza oltresoglia con DRG medico in pazienti con età di 65 anni e oltre si attesta a 4,59% (era 4,64% nel 2018).
“È interessante sottolineare – rimarca il report – la stretta correlazione fra il ricorso inappropriato alle strutture ospedaliere e l’inadeguatezza del livello territoriale: questi stessi indicatori, pertanto, possono fornire indicazioni non solo sul corretto uso del setting ospedaliero, ma anche, indirettamente, sulla capacità assistenziale degli altri Livelli di Assistenza”.
Nelle Sdo si riportano alcuni tassi di ospedalizzazione per condizioni cliniche quali il diabete non controllato, il diabete con complicanze, l’insufficienza cardiaca, l’asma nell’adulto, le malattie polmonari croniche ostruttive, l’influenza nell’anziano e le patologie correlate all’alcol, laddove valori più bassi delineano una migliore efficienza dell’assistenza sanitaria nel suo complesso, sia come efficacia dei servizi territoriali, sia come ridotta inappropriatezza del ricorso all’ospedalizzazione.
Ad esempio, nel 2019 il tasso di ospedalizzazione per diabete non controllato si attesta a 10,22 dimissioni per cento mila abitanti (era 10,79 nel 2018); il tasso di ospedalizzazione per insufficienza cardiaca nella fascia di età 18 anni e più si attesta a 301,12 dimissioni per cento mila abitanti (era 300,26 nel 2018), e, parallelamente, osserviamo che il tasso di ospedalizzazione per insufficienza cardiaca nella fascia di età 65 anni e più è pari a 994,67 dimissioni per cento mila abitanti (era 1.001,29 nel 2018). Il tasso di ospedalizzazione per influenza nell’anziano (per cento mila abitanti) ha assunto un valore pari a 12,4, mentre si era attestato a 11,15 nel 2018.
Il tasso di ospedalizzazione per malattie polmonari croniche ostruttive, nel 2019 ha assunto il valore di 48,74 dimissioni per cento mila abitanti, con una diminuzione rispetto al valore di 55,58 osservato sui dati del 2018; il tasso di ospedalizzazione per diabete con complicanze si colloca, nel 2019, a 27,45 dimissioni per cento mila abitanti, con una diminuzione rispetto al valore di 28,96 osservato sui dati del 2018; infine, la percentuale di riammissioni non programmate (avvenute entro 30 giorni dal precedente episodio di ricovero) per schizofrenia o disturbo bipolare è pari, rispettivamente, a 14,55% e a 8,79% nel 2019 (rispettivamente, 13,65% e 8,1% nel 2018).
Indicatori di complessità ed efficienza
L’Indice Comparativo di Performance (ICP) e l’Indice di CaseMix (ICM) sono due indicatori tipicamente utilizzati per la valutazione della complessità e dell’efficienza degli erogatori, in particolar modo se letti congiuntamente. La lettura congiunta di ICM e ICP tramite un grafico a quattro quadranti risulta particolarmente significativa: nel grafico precedente, i valori dell’Indice di Case-Mix sono riportati sull’asse delle ascisse, mentre l’Indice Comparativo di Performance su quello delle ordinate. I due quadranti superiori (ICP > 1) sono caratterizzati da una degenza media standardizzata superiore allo standard di riferimento, mentre i due quadranti a destra (ICM > 1) individuano una maggiore complessità della casistica.
Pertanto, il quadrante inferiore destro (ICM > 1, ICP < 1) individua gli erogatori ad alta efficienza, caratterizzati da una casistica ad alta complessità ed una degenza più breve dello standard; in questo quadrante si collocano: Emilia Romagna, Toscana, Abruzzo. Il quadrante superiore destro (ICM > 1, ICP > 1) individua quegli erogatori in cui la maggiore durata della degenza è ragionevolmente imputabile alla maggiore complessità e non a inefficienza organizzativa; in questo quadrante si collocano: Piemonte, Lombardia, Veneto, Marche, Molise. Il quadrante inferiore sinistro (ICM < 1, ICP < 1) rappresenta l’area in cui la minore degenza media non è dovuta ad alta efficienza organizzativa ma ad una casistica meno complessa; in questo caso, troviamo P.A. di Bolzano, Umbria, Campania, Puglia. Infine, il quadrante superiore sinistro (ICM < 1, ICP > 1) individua quegli erogatori in cui la durata della degenza è più alta nonostante la complessità della casistica sia più bassa rispetto allo standard, ed è probabilmente riconducibile ad inefficienza organizzativa. In questo quadrante osserviamo Valle d’Aosta, P.A. di Trento, Friuli V.G., Liguria, Lazio, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna.