Il segno della depressione in un deficit di cellule cerebrali
Articolo del 11 Febbraio 2021
Nel cervello di persone con gravi forme di depressione, il numero di astrociti, un’importante popolazione di cellule di supporto dei neuroni, appare inferiore alla norma. La scoperta dell’anomalia, che conferma risultati simili ottenuti in passato, emerge da una nuova analisi di campioni post mortem e potrebbe dare preziose indicazioni terapeutiche.
Il cervello delle persone colpite da gravi forme di depressione ha una composizione diversa da quella di persone non affette. Lo dimostra l’analisi di campioni cerebrali prelevati post mortem illustrata su rivista “Frontiers in Psychiatry” da Naguib Mechawar della McGill University e colleghi. Il risultato migliora la comprensione delle basi neurobiologiche di questo disturbo psichiatrico e dei suoi possibili trattamenti.
Lo studio, basato su campioni di soggetti con grave depressione morti suicidi e di soggetti senza una diagnosi psichiatrica, era focalizzato in particolare sugli astrociti, un tipo di cellule molto importanti per la loro funzione di supporto dei neuroni.
Il punto di partenza per i ricercatori era che, in alcuni studi condotti in passato, la depressione è risultata associata a un’anomalia di questa tipologia di cellule cerebrali. Mechawar e colleghi hanno rilevato in particolare che in molte regioni cerebrali dei soggetti depressi gli astrociti erano in numero ridotto rispetto alla norma, mentre la loro struttura non mostrava differenze significative tra i due gruppi di soggetti.
L’analisi è stata possibile grazie a una particolare tecnica sperimentale. “Abbiamo analizzato gli astrociti colorando la vimentina e la GFAP, due proteine specifiche presenti al loro interno: la prima in particolare finora è stata usata raramente in questo contesto, ma fornisce una visione chiara, completa e inedita dell’intera struttura microscopica di queste cellule”, ha spiegato Liam O’Leary, ricercatore della McGill e coautore dello studio. “Usando un microscopio, abbiamo stimato il numero di astrociti in sezioni trasversali di cervello, permettendoci di stimare quanti fossero in ogni regione cerebrale. Abbiamo anche analizzato la struttura tridimensionale di oltre 300 singoli astrociti per individuare eventuali differenze”.
Gli autori sottolineano che si tratta dello studio più completo pubblicato finora sull’argomento, ma ha il forte limite di essere stato condotto solo su campioni di pazienti maschi. In futuro, progettano quindi di estenderlo al sesso femminile, considerato che esistono notevoli differenze tra uomini e donne nelle caratteristiche e nelle manifestazioni della depressione.
I risultati ora aprono interessanti prospettive terapeutiche. “Il nostro studio fornisce una forte motivazione per lo sviluppo di farmaci che contrastino la perdita di astrociti associata alla depressione magggiore”, ha aggiunto O’Leary. “Non è ancora stato sviluppato alcun antidepressivo in grado di colpire direttamente queste cellule, anche se la teoria principale per spiegare la rapida azione antidepressiva della ketamina, un’opzione terapeutica relativamente nuova, è che corregga proprio l’anomalia degli astrociti”.
Fonte: Le Scienze