Vaccini: il Covid è solo l’inizio. Dall’Rna arriveranno quelli del futuro
Articolo del 12 Febbraio 2021
Moderna lancia un progetto per realizzare un vaccino a Rna contro l’Aids. Chiara Zurla, ricercatrice del Georgia Tech: “Avevamo una tecnologia pronta sulla rampa di lancio e il coronavirus l’ha fatta decollare”. Dall’influenza al virus respiratorio sinciziale, ecco tutte le malattie che si affronteranno ora.
Gli ultimi arrivati sono diventati i primi della classe. Mai finora avevamo realizzato un vaccino con l’Rna. Oggi invece i primi due prodotti contro il Covid, e quelli con l’efficacia più alta, usano proprio questa tecnica: una piccola sequenza genetica che iniettata nel corpo ordina alle nostre cellule di produrre la spike del coronavirus, l’antigene che stimola il sistema immunitario. Efficacia al 95%, nessun bisogno di adiuvanti, effetti collaterali inaspettati (finora) nessuno. E speriamo che per i vaccini di Moderna e Pfizer-BioNTech continui così. Perché è presumibile pensare che la marcia dell’Rna non si fermerà qui.
Moderna già pensa al futuro e lavora addirittura a un vaccino contro l’Hiv: il sacro Graal della medicina di oggi. Fra i suoi progetti a base di Rna c’è anche un vaccino contro il virus respiratorio sinciziale, un raffreddore che nei neonati, anziani o immunocompromessi può rivelarsi fatale, contro il citomegalovirus, il virus Nipah e l’influenza. Per Chiara Zurla, origine cremasca e oggi un posto da project leader nel laboratorio di ingegneria biomedica del prof. Philip Santangelo al Georgia Institute of Technology di Atlanta, “il Covid è stata la tempesta perfetta. Ha dimostrato l’efficacia di una tecnologia che era ormai pronta al grande salto”.
Che storia ha l’Rna?
“E’ una molecola non giovanissima, la si studia da 30 anni e ha anche goduto di una grossa dose di finanziamenti, nell’ultimo decennio. Moderna aveva un vaccino in fase due, ma senza il Covid questo metodo sarebbe rimasto fermo sulla rampa di lancio per chissà quanto tempo. La pandemia ha messo in fila tutte le condizioni perché potesse affermarsi”.
Sta facendo un esame di maturità accelerato. Possiamo considerarlo promosso?
“Finora sì, ma ci sono studi ancora in corso, bisognerà poi vedere l’efficacia sul campo. Restano da capire l’effetto sui contagi e la durata della protezione, i risultati a oggi comunque sono buoni. Per fortuna all’arrivo del coronavirus avevamo questa piattaforma pressoché pronta e molti studi pregressi sui due coronavirus recenti, la prima Sars del 2002-2003 e la Mers. Questo ci ha permesso di avere risultati in tempi così brevi. E di ottenere non uno, ma due vaccini con efficacia molto alta”.
Quali sono i vantaggi dei vaccini a Rna?
“L’Rna è una molecola sicura dal punto di vista fisiologico. E’ semplice da sintetizzare e poco costosa. Tre ingredienti che la rendono appetibile anche per i vaccini del futuro”.
Ma perché l’Rna dovrebbe riuscire dove per tanti anni si è fallito, ad esempio con l’Hiv?
“Perché ormai alcuni di questi virus apparentemente imprendibili li conosciamo bene. L’Hiv è studiato da 30 anni, il virus respiratorio sinciziale addirittura da 70 e mai nessuno è riuscito a ottenere un vaccino contro di lui. Con l’Rna, che è facile da sintetizzare, si possono progettare dei test con molti antigeni diversi e ampliare il ventaglio degli screening. Così è più facile individuare una strada promettente e passare poi eventualmente a una produzione più allargata”.
Quali altri applicazioni sono possibili?
“Si può usare l’Rna per ottenere anticorpi monoconali”.
Ma come? Vaccini e monoclonali non sono due strade alternative?
“Lo sono, sì. Ma entrambe possono sfruttare l’Rna. Nel caso dei vaccini questa molecola fa produrre alle cellule gli antigeni che stimolano il sistema immunitario. Ma l’Rna può anche indurre la produzione, direttamente nel nostro organismo, di anticorpi diretti contro il virus, che lo bloccano e gli impediscono di infettare le cellule. Attualmente gli anticorpi monoclonali sono molto complessi e costosi da fabbricare. Con l’Rna si potrebbe chiedere al nostro organismo di produrli direttamente e bypassare questa difficoltà”.
Ma è possibile creare una sequenza di Rna che induca la produzione di anticorpi nelle cellule?
“Certo non è difficile. In teoria ogni proteina che può essere tradotta in sequenza genetica può essere sfruttata a fini terapeutici con questo metodo. Si possono pensare vaccini per i tumori, e molte aziende, come BioNTech, si occupavano in effetti di oncologia prima del Covid. O si possono realizzare terapie geniche, laddove ad esempio c’è una malattia in cui manca un enzima che provoca delle carenze proteiche. La molecola di Rna potrebbe ripristinare l’enzima mancante. Bisognerebbe lavorare per migliorare la nanoparticella lipidica di colesterolo che funge da contenitore e mezzo di trasporto per l’Rna, per renderla più compatibile con l’organismo. Ma sono sicura che anche lì miglioreremo”.
Lei ha ricevuto il vaccino?
“Alcuni miei colleghi hanno ricevuto il vaccino a Rna. Io, se lo avessi fatto, sarei già in viaggio per l’Italia, dopo piu’ di un anno relegata in America. Hanno avuto una gran macchia rossa sul braccio, che è scomparsa in un paio di giorni, sintomi simili a un’influenza per qualche ora dopo la seconda dose, ma per il resto stanno molto bene”.
Fonte: La Repubblica