Lo Spallanzani “promuove” il vaccino russo Sputnik: “Sicuro ed efficace, può avere un ruolo importante nelle vaccinazioni”
Articolo del 22 Febbraio 2021
L’Istituto ha analizzato i dati della letteratura scientifica internazionale sul vaccino messo a punto in Russia ma per il momento non ancora sotto esame da parte di Ema. Le conclusioni sono positive: “I dati di efficacia clinica sia in termini di protezione dalla malattia sintomatica (>90%) e dalla malattia grave (100%) sono paragonabili ai due vaccini più efficaci attualmente disponibili e si sono dimostrati omogenei in tutte le fasce di età”.
Se dipendesse dallo Spallanzani il vaccino russo anti Covid Sputnik V dovrebbe essere usato subito anche in Italia considerando che è sicuro ed efficace nella stessa misura dei vaccini più efficaci attualmente a nostra disposizione e cioè quello di Pfizer-BioNTech e quello di Moderna.
E’ tutto scritto nero su bianco sul parere, datato 17 febbraio, del Gruppo di Lavoro Sperimentazioni Vaccini e Terapie Innovative dell’Istituto nazionale per le malattie infettive.
“I dati disponibili – scrivono i ricercatori – depongono per un ottimo profilo di sicurezza a breve termine. I datti di immunogenicità sono comparabili a quelli dai vaccini genetici già autorizzati per l’uso clinico e i dati di efficacia clinica sia in termini di protezione dalla malattia sintomatica (>90%) e dalla malattia grave (100%) sono paragonabili ai due vaccini più efficaci attualmente disponibili e si sono dimostrati omogenei in tutte le fasce di età”.
Da qui la conclusione: “In base a tali considerazioni si ritiene che il vaccino Sputnik V possa avere un ruolo importante nei programmi vaccinali contro SARS-CoV-2”.
Non è chiaro quanto potrà incidere ora questo parere che, benché autorevole, deve fare i conti con il permanere di un certo scetticismo a livello UE e soprattutto con il fatto che, a quanto si sa, da parte russa non c’è stata ancora una richiesta di autorizzazione all’Ema.
D’altro canto Sputnik è stato autorizzato e acquistato autonomamente dall’Ungheria, una decisione che non si può escludere possa essere presa anche da altri Paesi UE se dovessero permanere le attuali difficoltà di approvvigionamento dalle aziende fornitrici.
Fonte: QuotidianoSanità.it