Covid, con l’aspirina si prevengono le trombosi

Articolo del 01 Marzo 2021

La mancanza di ossigeno è uno dei sintomi della malattia da Sar-Cov2. Per la prima volta al Centro cardiologico Monzino scoperta un’attivazione anomala delle piastrine che causa i trombi ai polmoni.

IL termine tecnico è ipossiemia, cioè l’anomala diminuzione di ossigeno nel sangue. Ed è uno dei sintomi più subdoli di Covid 19: spesso inizia in sordina, con molti pazienti che non se ne accorgono neanche, per poi progredire rapidamente fino a richiedere ossigenoterapia, intubazione, e portare (ancora troppo spesso) al decesso. Un nuovo studio del Centro Cardiologico Monzino e dell’Università degli Studi di Milano getta nuova luce su questo fenomeno tutt’ora misterioso, dimostrando per la prima volta il ruolo svolto da un’attivazione anomala delle piastrine nella formazione di trombi arteriosi, che possono ostruire i vasi polmonari impedendo la normale ossigenazione del sangue. Un fenomeno contro cui i ricercatori milanesi sembrano aver trovato anche una soluzione, in un farmaco economico e ben tollerato da quasi tutti i pazienti: la cara vecchia aspirina.

La ricerca, pubblicata sul Journal of the American College of Cardiology Basic to Translational Science ha coinvolto 46 pazienti affetti da Covid-19, ricoverati presso l’ospedale San Luca, Istituto Auxologico Italiano di Milano, analizzando lo stato di attivazione delle cellule presenti nel loro sangue, e confrontando i risultati con quelli di soggetti sani e di soggetti cardiopatici. I risultati dello studio hanno permesso ai ricercatori milanesi di individuare una serie di anomalie causate dalla cosiddetta tempesta citochinica, cioè l’eccessiva attivazione del sistema immunitario che si vede nei pazienti con forme gravi di Covid 19, che contribuiscono ad esacerbare la mancanza di ossigeno nel sangue provocata dall’infiammazione degli alveoli polmonari (la polmonite).

“Quando l’organismo viene attaccato da agenti patogeni, come il SARS-Cov2, attiva la sua risposta immunitaria rilasciando nel sangue delle proteine chiamate citochine infiammatorie – spiega Marina Camera, professoressa di farmacologia della Statale che ha coordinato la ricerca insieme a Gianfranco Parati e Martino Pengo dell’Istituto Auxologico di Milano – a volte, tuttavia, questa reazione può essere esageratamente violenta, tanto da dare luogo alla cosiddetta tempesta citochinica. In queste circostanze l’endotelio dei vasi sanguigni si attiva e può arrivare a perdere il controllo sulle piastrine, che concorrono così alla formazione dei microaggregati che possono ostruire il microcircolo polmonare”.

Si tratta della prima dimostrazione di un importante ruolo delle piastrine nella formazioni di eventi trombotici nei pazienti Covid. Fenomeni di tromboembolismo arterioso che spiegano la difficoltà di ossigenazione causata dal virus, o meglio, dall’eccessiva risposta immunitaria all’infezione. E che potrebbero avere importanti conseguenze anche sul fronte delle terapie: attualmente infatti i protocolli di cura dei pazienti ospedalizzati per Covid 19 prevedono il ricorso all’eparina, un farmaco utilizzato proprio per prevenire l’insorgenza di trombi, che ha però effetti anticoagulanti, e non antiaggreganti. “L’eparina è indicata per prevenire il rischio di tromboembolismo venoso, ma quelli che abbiamo individuato nel nostro studio sono fenomeni di tromboembolismo arterioso – sottolinea Camera – per i quali sono indicati più specificamente farmaci antiaggreganti come la comune aspirina, che potrebbe quindi rappresentare un approccio terapeutico utile per tutti i casi di Covid 19”.

 

Fonte: La Repubblica

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