Cos’è la trombosi, e quali sono le cause?
Articolo del 15 Marzo 2021
In questi giorni se ne è parlato per il sospetto che ci sia un legame tra casi di embolia e vaccinazione anti-Covid con il vaccino di AstraZeneca: ma non ci sono prove di quel legame. Ecco che cosa sono i trombi, perché si formano, e perché il vaccino AstraZeneca continua a essere ritenuto sicuro.
Tutti i virus, incluso Sars-CoV-2, il coronavirus che causa il Covid, scatenano nell’organismo una reazione infiammatoria. Quella reazione può essere più o meno violenta.
Quando si sviluppa un’infezione o un processo infiammatorio, il sangue aumenta la propria tendenza a coagulare e può succedere che si formino trombi nelle arterie e nelle vene, in qualunque parte del corpo.
La trombosi arteriosa di solito si verifica a livello di arterie dove si è depositata la placca aterosclerotica (costituita da colesterolo, cristalli di calcio, cellule infiammatorie). Se la parete superficiale della placca si rompe, si forma un coagulo/trombo, che può diminuire o interrompere il flusso sanguigno. A seconda dell’arteria interessata, le conseguenze sono diverse: ictus ischemico, infarto o arteriopatia periferica.
I sintomi dell’ictus ischemico: debolezza o intorpidimento di faccia, braccia o gambe, soprattutto di un lato del corpo; confusione, difficoltà nel parlare e nel capire; problemi alla vista; vertigini, difficoltà a camminare; fortissimo mal di testa senza una causa apparente.
I sintomi dell’infarto cardiaco: dolore o senso di costrizione al centro del petto che può irradiarsi alle aree circostanti, mancanza di fiato, nausea, pallore, intensa sudorazione.
I sintomi dell’arteriopatia periferica: il sintomo più caratteristico è la «claudicatio intermittens», un dolore muscolare violento, che impedisce di camminare.
La trombosi venosa si verifica quando nelle vene si forma un trombo, che rallenta il flusso di sangue venoso verso cuore e polmoni. Interessa soprattutto le gambe, ma può riguardare anche braccia, vene addominali o cerebrali. Quando riguarda le vene profonde viene chiamata «trombosi venosa profonda« e questa, se non riconosciuta e curata, può causare l’embolia polmonare.
I sintomi della trombosi venosa profonda sono dolore all’arto interessato (in genere la gamba), gonfiore e, a volte, arrossamento.
L’embolia polmonare si ha quando un embolo (nato dalla rottura di un trombo) viaggia nel sangue e viene spinto dal cuore nel sistema circolatorio polmonare, in alcuni casi provocando morte improvvisa.
I sintomi più comuni dell’embolia polmonare: forte dolore al petto, difficoltà di respiro, tosse con tracce di sangue nel catarro e accelerazione o irregolarità del battito cardiaco. Questi sintomi vanno sempre indagati, soprattutto se si accompagnano a dolore o gonfiore a una gamba. Purtroppo non sono rari i casi in cui l’embolia polmonare non dà alcun segno di sé oppure si presenta solo con una strana sensazione di fiato corto e di fatica a respirare.
Le cause che predispongono alla tromboembolia venosa sono genetiche o transitorie (interventi chirurgici, ricoveri ospedalieri, allettamento e febbre, gravidanza, parto, terapie ormonali, tumori, chemioterapia).
Anche la polmonite, la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) e alcuni tipi di anemia su base ereditaria (come l’anemia falciforme) comportano un rischio aumentato, in particolare di tromboembolia polmonare.
La tromboembolia venosa è, tra gli eventi cardiovascolari, la prima causa di morte nel mondo. In particolare, la tromboembolia polmonare colpisce 1-2 persone su mille ogni anno in Europa: su 100 persone colpite, 10 perdono la vita.
Perché si parla di trombosi
Negli ultimi giorni si è parlato di trombosi in relazione ad alcune decisioni prese da parte delle autorità del farmaco di diversi Paesi (tra cui l’Italia) di sospendere l’utilizzo di alcuni lotti del vaccino contro il Covid di AstraZeneca. In alcuni casi l’uso del vaccino è stato sospeso tout court, per alcuni giorni.
Ma ci sono prove di un legame tra l’uso del vaccino e gli eventi tromboembolici?
Secondo l’Ema, l’Agenzia europea per i medicinali, «il numero di eventi tromboembolici nelle persone vaccinate non è superiore a quello osservato nella popolazione generale. Al 10 marzo 2021, sono stati segnalati 30 casi tra quasi 5 milioni di persone vaccinate con AstraZeneca nello Spazio economico europeo (i 27 Paesi membri della Ue più Islanda, Liechtenstein e Norvegia, ndr)».
Secondo l’Oms, l’Organizzazione mondiale della Sanità, non c’è alcun motivo per smettere di somministrare il vaccino. L’Oms sta valutando le segnalazioni arrivate nei giorni scorsi, ma afferma (confermando la posizione dell’Ema) che i benefici del vaccino superano i rischi e che finora non sono stati riscontrati casi di morte causati da vaccini anti-Covid.
La stessa AstraZeneca ha sottolineato che, da un’analisi dei dati su oltre 10 milioni di somministrazioni, «non è emersa alcuna prova di un aumento del rischio di embolia polmonare o trombosi venosa profonda in qualsiasi gruppo di età, sesso, lotto o in qualsiasi Paese in cui è stato utilizzato il vaccino».
Quali sono le indagini in corso
E le indagini, allora? Occorre procedere con calma. In alcuni Paesi (Danimarca, Norvegia, Islanda) la campagna vaccinale è stata sospesa per alcuni giorni in via precauzionale. Altri Paesi (Austria, Estonia, Lituania, Lussemburgo e Lettonia) hanno sospeso l’uso dei vaccini provenienti da un solo lotto, ABV5300, non distribuito in Italia: ma hanno deciso di continuare a usare regolarmente tutti gli altri lotti di vaccino. In molti altri Paesi — dalla Gran Bretagna alla Francia, dalla Germania alla Spagna all’Italia — la campagna prosegue senza problemi.
In Italia l’Agenzia del farmaco (Aifa) ha emesso — va ribadito: in via precauzionale — un divieto di utilizzo di un solo lotto, denominato ABV2856, distribuito in tutte le Regioni, dopo la segnalazione di «eventi avversi» per i quali non è ancora accertato alcun legame causale con il vaccino.
Secondo i primi accertamenti — ma gli esami sono ancora in corso — quegli eventi erano legati a trombosi e coaguli del sangue. In tutti i casi sono state aperte inchieste.
L’Ema — pur sottolineando che il rischio di coaguli di sangue non è maggiore nelle persone vaccinate rispetto alla popolazione generale — ha avviato delle indagini e sta esaminando tutti i casi segnalati.
Va segnalato come né l’Ema, né l’Aifa, abbiano deciso di interrompere o sconsigliare l’utilizzo del vaccino, che continua a essere indicato come sicuro.
«Nessun nesso causa-effetto tra vaccino e trombosi»
«La cosa che ha attirato maggiormente l’attenzione è il fatto che i soggetti erano in buona salute e abbastanza giovani, ma anche all’interno di quella fascia d’età ci possono essere casi di morte — afferma Silvestro Scotti, segretario nazionale di Fimmg, il sindacato dei medici di base —. Il tromboembolismo, che è la causa di morte più accreditata, ha una percentuale dello 0,007 per mille rispetto alla casistica vaccinale mondiale, sui dati che si stanno raccogliendo. Mi sento di tranquillizzare: in quella giornata, in quella fascia di età, quanti pazienti sono morti per trombosi? Questo va chiarito».
Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’IRCCS Galeazzi di Milano sottolinea che «non è un ritiro, ma una sospensione cautelativa e i primi dati sembrano escludere un nesso causa-effetto. Chi si è vaccinato con quel lotto (“incriminato” per i tre decessi in Sicilia, ndr) può stare tranquillo, al momento non c’è bisogno di fare particolari approfondimenti su tutti i vaccinati».
«Tra la somministrazione del vaccino AstraZeneca e le morti non c’è un nesso causale, ma solo temporale — conferma il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri —. Il numero dei decessi è sovrapponibile con quello della popolazione in generale. E lo stesso vale per i problemi di trombosi».
Nessun caso in Gran Bretagna e Israele
«Il vaccino è fatto per impedire una crescita del virus e non ha azione su altri tipi di patologia. Le patologie che normalmente avvengono continueranno ad avvenire, non c’è dubbio che avremo tanti di questi episodi — ha spiegato Silvio Garattini, fondatore e presidente dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri Irccs di Milano, durante la trasmissione Agorà su RaiTre —. In Italia abbiamo circa 2mila decessi al giorno per varie cause. È probabile che qualcuno muoia 3, 5 o 10 giorni dopo aver fatto il vaccino, ma magari sarebbe morto in ogni caso. D’altronde casi di trombosi non sono stati rilevati in Gran Bretagna o Israele, dove la vaccinazione è stata fatta su milioni di persone».
Fonte: Corriere della Sera