Come sarà la vita dopo il vaccino anti-Covid?
Articolo del 28 Dicembre 2020
Dopo il recentissimo via libera di Ema e Aifa per la distribuzione del vaccino anti-Covid di Pfizer-BioNTech in Europa e in Italia, già approvato anche dalla statunitense Fda e dal Regno Unito, probabilmente a breve l’ok ufficiale arriverà anche per quello messo a punto da Moderna. I vaccini contro il coronavirus, quindi, ci sono e funzionano e la speranza di metter fine alla pandemia da Covid-19 si sta facendo sempre più concreta. Ma cosa succederà nei primi mesi di vaccinazione? Sicuramente, soprattutto nell’immediato, non si potrà ancora tornare alla normalità, ma anzi bisognerà avere ancora un po’ di pazienza e continuare a rispettare tutte le misure preventive, come quella di indossare le mascherine, per continuare a tenere sotto controllo la diffusione del coronavirus.
La protezione del vaccino
A raccontarlo sono alcuni esperti che hanno elencato al New York Times una serie di motivi per cui servirà ancora molta cautela, anche dopo aver ricevuto il vaccino. I vaccini, infatti, non offrono una protezione completa ed è molto probabile che il coronavirus continui la sua rapidissima diffusione fino a quando la maggior parte della popolazione mondiale non sarà vaccinata. Per i primi che saranno vaccinati, e quindi saranno passate circa due settimane dall’aver ricevuto la seconda dose del vaccino anti-Covid (ma la stragrande maggioranza delle persone ancora non lo avrà ricevuto) le abitudini adottate durante questi mesi di pandemia non dovrebbero cambiare molto, anzi: probabilmente si dovranno continuare a indossare mascherine ed evitare assembramenti, soprattutto nei luoghi al chiuso.
La comunità scientifica, infatti, non sa ancora se le persone vaccinate possano essere contagiose, e anche se i primi dati sulla trasmissione sembrano essere promettenti, è molto improbabile che i vaccini riducano completamente la loro contagiosità. Inoltre, non offrono una protezione totale e riducono il rischio di sviluppare Covid-19 di circa il 95%, mentre una piccola parte (stando ai numeri della diffusione del virus attuale equivale a dire comunque un numero elevato) delle persone potrebbe comunque ammalarsi. “Il 5% di un numero alto è ancora un numero alto, e quello a cui si vuole arrivare è il 5% di un numero basso”, precisa l’esperto Ashish Jha, della School of Public Health a Brown.
Continuare a usare le mascherine
Da un’indagine condotta sempre dal New York Times, che ha coinvolto circa 700 epidemiologi, è emerso che solo meno di un terzo degli intervistati cambierebbe il proprio comportamento, come quello di indossare la mascherina, dopo essere stato vaccinato e la metà di loro, inoltre, ha precisato che avrebbe aspettato fino a quando almeno il 70% (la soglia che si stima essere necessaria a proteggere la comunità) della popolazione sarà vaccinato.
Ovviamente, se si è vaccinati l’incontro con parenti o amici che hanno ricevuto il vaccino anche loro è più sicuro, ma rimane invece rischioso creare assembramenti quando non si è certi che tutte le persone siano vaccinate. “L’immunità non è un interruttore on/off”, ha commentato Eric Lofgren, un epidemiologo della Washington State University. “Se non c’è l’immunità di gregge [il momento in cui il virus non può più diffondersi facilmente perché un numero sufficiente di persone si è vaccinato o ha già contratto la malattia, ndr], il virus circola ancora felicemente nella popolazione e c’è sempre la possibilità che il vaccino non abbia funzionato per qualcuno”.
Misure utili per malattie future
A prescindere dal vaccino e da quando raggiungeremo l‘immunità di gregge, concludono gli esperti, è comunque improbabile che la Covid-19 scompaia del tutto e, quindi, che la nuova normalità assomigli a quella che abbiamo lasciato nel 2019. “L’inverno inizierà a essere la stagione dell’influenza e di Covid”, ha spiegato Andrew Noymer, epidemiologo all’Università della California a Irvine. Quest’anno, raccontano gli esperti, i tassi di influenza stagionale sono sostanzialmente inferiori rispetto al solito, un cambiamento che è in parte dovuto all’uso più diffuso di mascherine e distanziamento fisico. E se continuiamo così, avvertono, i cambiamenti che il coronavirus ha apportato nelle nostre abitudini potrebbero avere dei vantaggi anche nel ridurre i rischi di altre malattie future.