Coronavirus: cosa sappiamo della mutazione che arriva dal Sudafrica, diffusa tra i giovani e più contagiosa. “Ma servono dati di laboratorio”
Articolo del 28 Dicembre 2020
Quello che ha spinto i ricercatori sudafricani a dare l’allarme è stata, oltre alla frequenza, la natura della mutazione osservata. Nella variante sudafricana, si sono evoluti tre elementi di una proteina virale chiave, la proteina spike. Una di queste mutazioni, la più significativa, si trova anche nella variante britannica. Il genetista Novelli (Tor Vergata): “Rimettere a fuoco risposte adeguate per interrompere la trasmissione e ridurre i ricoveri”.
Come la “variante inglese”, anche quella sudafricana sembra essere più contagiosa. Molto diffusa, anche nei giovani, ma probabilmente non più pericolosa e virulenta. La versione “501.V2” di Sars-CoV-2, individuata i primi di ottobre “ha iniziato a dominare molto rapidamente i campioni che stiamo sequenziando”, riferisce il virologo Tulio de Oliveira, a capo del laboratorio sudafricano Kwazulu-Natal Research Innovation and Sequencing Platform (Krisp). A metà novembre, “501.V2” rappresentava il 90% dei genomi sequenziati dagli scienziati sudafricani. Una proporzione senza precedenti. A dire la verità dopo la comparsa di Sars-CoV-2 sono emerse molte versioni del virus. “Non è il primo ceppo mutante del virus che circola e non sarà l’ultimo. È nella natura del virus: più circola, più replica e più muta”, spiega Giuseppe Novelli, genetista dell’Università Tor Vergata di Roma. Come tutti gli organismi, i virus si evolvono per sopravvivere. “In generale, tendono a diventare più contagiosi ma meno gravi, meno patogeni e meno fatali nel tempo”, spiega Salim Abdool Karim, epidemiologo sudafricano. In Sudafrica, invece, “i medici sul campo ci hanno detto che vedono più giovani gravemente malati. Stiamo cercando di capire se questo fenomeno sia legato alla nuova variante del virus o semplicemente al fatto che adesso ci sono più giovani contagiati” , continua Richard Lessells del laboratorio Krisp. La seconda ondata sudafricana, che si sta diffondendo più rapidamente in alcune province rispetto alla prima, è infatti guidata da giovani di età compresa tra i 15 e i 19 anni.