Cosa sono le epatiti acute che stanno colpendo alcuni bambini
Articolo del 28 Aprile 2022
Ufficialmente è cominciato tutto lo scorso 5 aprile, quando il Regno Unito ha notificato la presenza di casi di epatite acuta in alcuni bambini con meno di 10 anni in Scozia. Eziologia: sconosciuta. Nel giro di pochissimi giorni i casi di epatite acuta nei bambini nel Regno Unito avrebbero superato il centinaio. Eziologia ancora sconosciuta. Oggi, al momento in cui scriviamo, casi simili sono stati osservati anche in altri paesi europei (Olanda, Irlanda, Danimarca, e Spagna), ma anche negli Stati Uniti, in Alabama, e circolano voci sulla presenza di alcuni casi anche in Italia. E l’eziologia, secondo l‘ultimo comunicato dell’European Centre for Disease Prevention and Control (Ecdc) rimane ancora sconosciuta. Cosa sta succedendo?
Quello che sappiamo oggi
Parlando di origine ignota si possono, per ora, solamente avanzare delle ipotesi a fronte di quanto osservato. E quanto osservato è questo: ci sono stati dei casi di epatiti acute, ovvero di infiammazioni a livello del fegato, ma per il resto le informazioni sono frammentarie. Si sa che la maggior parte non ha avuto febbre, ha livelli elevati di enzimi epatici, ittero in alcuni casi, e sintomi gastrointestinali, quali vomito e diarrea. In nessuno dei casi, continuano dall’Ecdc, si sono trovate tracce dei virus comunemente responsabili delle epatiti (A, B, C, D ed E). Le ipotesi in ballo al momento sono che si possa trattare di infiammazioni legate a un ignoto agente infettivo o a sostanze tossiche (che così come alcuni medicinali possono portare a epatiti), sebbene i questionari e i test effettuati in merito non siano stati conclusivi. Alcuni bambini hanno avuto Covid, altri sono risultati positivi al coronavirus, altri ancora alla presenza di adenovirus. Si naviga a vista, confida Wired Giuseppe Maggiore, responsabile di epatogastroenterologia e nutrizione dell’Ospedale Pediatrico Bamibino Gesù di Roma, che ci ha aiutato a comprendere di cosa parliamo quando parliamo di epatiti acute e come muoversi in casi come questi.
Le epatiti: quando il fegato perde la sua funzione
Cominciamo col capire cosa succede in caso di epatiti, malattie infiammatorie che danneggiano il fegato. “Gli epatociti, le cellule del fegato, sono tra i principali responsabili della funzione metabolica del nostro organismo, e in presenza di epatite subiscono una riduzione della loro capacità. Se il fattore che ha scatenato tutto questo però viene rimosso, la capacità di rigenerazione del fegato è in grado di compensare, favorendo il ritorno alle funzionalità e all’architettura originaria. Al contrario, se il danno persiste o il fegato, per motivi diversi, ha difficoltà a rigenerarsi, compare l’insufficienza epatica grave, una condizione potenzialmente fatale e che richiede trapianto d’organo”. Segni caratteristici delle epatiti acuti, come accennato, possono essere sintomi gastrointestinali, quali nausea, diarrea, e comparsa di ittero, il colorito giallastro della pelle associato a un alterato metabolismo della bilirubina (un prodotto della degradazione dell’emoglobina), va avanti l’esperto: “Contemporaneamente i valori di enzimi epatici, le transaminasi, aumentano nel sangue per effetto della distruzione degli epatociti e si possono osservare alterazione nei fattori di coagulazione”, prodotti dal fegato.
Epatiti “strane”
Quelle segnalate nel Regno Unito, e in maniera meno sistematica anche altrove, hanno destato allarme per diversi motivi. In primis perché le epatiti acute sono eventi alquanto rari, sebbene ogni anno qualche caso venga comunque segnalato. Anche di quelli sconosciuti, ci spiega Maggiore: “Il miglioramento delle condizioni igieniche e l’arrivo dei vaccini, per esempio le per le epatiti A e B, hanno fatto scomparire di fatto le epatiti acute di origine virale, mentre per l’epatite C parliamo soprattutto di epatiti croniche”. Vengono ancora segnalate ma in modo raro epatiti autoimmuni o epatiti acute indeterminate: “Possiamo stimare che a livello nazionale di epatiti indeterminate se ne vedano ogni anno circa una ventina”. A destare sospetto, soprattutto nel Regno Unito, è stata un’impennata di questi casi: “In un centro di riferimento si sono avuti dieci volte tanto i casi abituali, ma non solo: un’altra caratteristica degna di nota è il fatto che si stiano osservando in una ristretta fascia di popolazione, bambini piuttosto piccoli, dai 3 ai 6/7 anni in particolare e in generale sotto i 10 anni. Ma le epatiti indeterminate solitamente possono riguardare tutti”. Da ultimo è la gravità delle manifestazioni a colpire, con livelli abbastanza elevati di enzimi epatici e coagulopatie, con casi così gravi da richiedere trapianto in alcuni. Il trattamento, infatti, prevede terapie di supporto con attivazione della richiesta di trapianto in caso di malattia grave, ed eventualmente emofiltrazione e plasmaferesi per scongiurare il rischio di encefalopatia, aggiunge Maggiore: “In genere questo viene effettuato come terapia ponte in attesa di un trapianto, quando compaiano segni di alterazioni neurologiche, dovute alla mancata azione di filtraggio del fegato di sostanze che possono essere tossiche per il cervello”.
Allerta e ricerca di una causa
La malattia non è difficile da identificare, aggiunge Maggiore, e in genere tende ad esplodere nel giro di pochi giorni. Al momento l’allerta si concentra soprattutto sulle strutture sanitarie, per intercettare pazienti con sintomatologia sospetta da riferire a centri con più esperienza, e possibilità di effettuare eventuali trapianti. “Nel mentre quello che possiamo fare è continuare a monitorare la situazione”, spiega il clinico.
La ricerca delle cause prosegue: l’esclusioni dei virus delle epatiti virali, ha portato l’attenzione su altri possibili infezioni virali o intossicazioni. Si pensa soprattutto alle prime, considerato come si sono presentati i casi. Tra gli indiziati, più che il coronavirus, un adenovirus: “Come spiega anche il paper su Eurosurveillance relativo ai casi scozzesi, potrebbe essere un adenovirus nuovo, perché anche se gli adenovirus possono dare epatiti queste sono solitamente blande, a meno che i pazienti non siano immunocompromessi”. Infezioni di adenovirus in bambini che ancora non hanno incontrato il virus sono ritenute particolarmente sospette, considerate anche le restrizioni degli ultimi due anni, a causa della pandemia, commentano esperti raggiunti dallo Science Media Center britannico. Non è raro, aggiungono, che si diffondano in primavera anche se, così come le infezioni da coronavirus, sono alquanto diffuse al momento. Esclusi legami con il vaccino anti-Covid invece: nessuno dei casi segnalati in UK è stato vaccinato. Resta in ballo l’ipotesi di infezione o esposizione ambientale. Nel mentre dunque l’attenzione è a identificare precocemente eventuali segni di epatiti, come l’ittero, concludono gli esperti, e di prestare particolare attenzione alle norme igieniche.
Fonte: Galileo