Dati sanitari, come è possibile utilizzarli al meglio (per tutti)?
Articolo del 30 Aprile 2021
Nel 2020 sono stati prodotti 64,2 zettabyte di dati a livello globale, anche per via della pandemia. Secondo Idc Global DataSphere siamo di fronte a un andamento esponenziale che nel 2025 toccherà quota 163 zettabyte. Siamo di fronte a una sterminata «datasfera», se si pensa soltanto al fatto che uno zettabyte equivale a mille miliardi di gigabyte. I dati sono il nuovo «oro nero» del millennio e i più sensibili, quelli sanitari, hanno un valore ancora maggiore. Attraverso i sistemi di Intelligenza artificiale è possibile estrarre da questo immenso patrimonio una quantità inimmaginabile di indicazioni utili sia alla ricerca sia alla clinica medica. Sono alla base dello sviluppo della cosiddetta medicina «personalizzata».
La proposta di un gruppo di esperti
Ma come è possibile utilizzarli, quali sono i confini entro i quali muoversi e quali gli aspetti etici, legali e sociali di cui tenere conto? Un gruppo di esperti in medicina, informatica e bioetica insieme a rappresentanti del mondo dei pazienti, riuniti da Fondazione Smith Kline, ha elaborato una proposta di Repository Sanitario Nazionale. Che cos’è? «Un contenitore informatico centralizzato di proprietà e governo pubblico dal quale i software di Ia possano elaborare informazioni utili all’assistenza sanitaria di tutti», sintetizza Alberto Malva, coordinatore del progetto contenuto nel documento di indirizzo «Intelligenza Artificiale, Sanità e Ricerca Biomedica in Italia: proposta di Repository Sanitario Nazionale».
Cosa sarebbe potuto accadere durante l’emergenza pandemica
«L’Intelligenza artificiale applicata alla medicina permette a software di acquisire ed elaborare dati al fine di supportare il personale sanitario nelle proprie decisioni», spiega Malva.«Si provi per un attimo a immaginare come il Paese avrebbe potuto reagire e gestire l’emergenza sanitaria se avessimo avuto a disposizione strumenti capaci di diagnosticare la malattia da virus Sars-Cov-2 con accuratezza paragonabile al test su tampone attraverso un semplice prelievo ematico». «Oppure supportare personale medico non specialista per la diagnosi radiologica anche nei momenti di grande sovraccarico di lavoro e carenza di personale, o ancora monitorare da remoto i parametri di saturazione emoglobinica e frequenza respiratoria tramite la normale videocamera presente sugli smartphone dei pazienti in isolamento».
Come funziona
Il nostro Servizio sanitario nazionale di basa sul principio della solidarietà mutualistica tra cittadini. Letto in chiave di sanità digitale, questo principio si tradurrebbe nella donazione «consapevole» dei propri dati sanitari al Ssn condividendoli all’interno del Repository pubblico nazionale in modo che l’Ia possa utilizzarli a vantaggio della salute di tutti. Certo si pongono una serie di interrogativi sulla raccolta e gestione dei dati sanitari, anche rispetto ad una loro possibile cessione a soggetti commerciali sia pure a fronte di un «ritorno» per la collettività. «Gli aspetti etici, legali e sociali dell’implementazione di un Repository Sanitario Nazionale nonché le implicazioni regolatorie devono essere comprese, analizzate e condivise tra esperti e cittadini. Se prevalgono timore e paura, nessuna tecnologia per quanto potenzialmente efficace potrà mai portare beneficio alla società», conclude Malva.
Fonte: Corriere della Sera