Diagnosticare il tumore al seno da casa: ecco l’idea che ha vinto il James Dyson Award
Articolo del 25 Novembre 2020
È questa l’invenzione che si è aggiudicata il premio assegnato dal fondatore dell’azienda britannica alle startup che presentano le idee più innovative.
Un dispositivo domestico capace di diagnosticare il tumore al seno grazie a un campione di urina e un algoritmo dotato di Intelligenza Artificiale. È questa l’invenzione che si è aggiudicata il James Dyson Award 2020, premio assegnato dal fondatore dell’azienda britannica alle startup che presentano le idee più innovative. Ad inventare questo dispositivo biomedico è la Blue Box, giovane azienda spagnola che è risultata vincente fra centinaia di candidature. Il Blue Box che ha convinto quelli di Dyson, mette le donne nella condizione di prendersi cura della propria salute grazie a un’alternativa non invasiva, indolore, non irradiante e a basso costo, che può essere usata abitualmente in ambiente domestico.
Un’invenzione per niente banale, considerato questo momento. È bene ricordare che nei primi 5 mesi del 2020, in Italia, ci sono stati 400mila esami di screening in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Con una conseguente riduzione di circa 2mila nuove diagnosi di tumore al seno a causa della pandemia in corso. Il dispositivo vincitore esegue un’analisi chimica del campione di urina e trasmette i risultati al Cloud. Qui, l’algoritmo basato sulla AI reagisce a metaboliti specifici presenti nelle urine, fornendo all’utente una diagnosi. Il dispositivo è collegato a un’app che controlla tutte le comunicazioni nei confronti delle utenti, mettendole immediatamente in contatto con un operatore sanitario, nel caso in cui il campione risulti positivo.
Le seconde classificate sono due. Una si chiama Scope ed è una lente che consente di evitare l’inevitabile perdita di qualità che si ha quando si zooma con uno smartphone. Inventata da alcuni studenti canadesi, utilizza cristalli liquidi confinati in una cella. Quando viene applicata tensione ai cristalli, il fronte d’onda della lente ottica può essere modificato dinamicamente senza alcun movimento fisico, permettendo la funzionalità di zoom senza alcuna perdita di qualità.
È britannica, invece, l’idea di Tyre Collective (anche questa seconda classificata). E parte da qui: ogni volta che un veicolo frena, accelera o effettua una svolta, gli pneumatici si consumano e delle piccole particelle diventano aeree che, annualmente, ammontano a mezzo milione di tonnellate soltanto in Europa. Tyre Collective è un dispositivo che mira a ridurre questo inquinamento invisibile, catturando alla fonte le particelle derivanti dall’usura degli pneumatici. Viene adattato alla ruota e utilizza l’elettrostatica per raccogliere particelle quando vengono emesse dagli pneumatici, sfruttando diverse correnti d’aria attorno alla ruota in movimento. Una volta catturate, le particelle possono essere riciclate e riutilizzate per nuovi pneumatici e altri materiali, come l’inchiostro.
Fonte: Il Sole24Ore