Il biossido di titanio non può più essere considerato sicuro come additivo alimentare: è questa la conclusione a cui è giunta l’Efsa (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare), dopo aver analizzato le conseguenze che questo additivo, se ingerito, ha sulla salute umana. È una sostanza di origine minerale, dal colore chiaro e opaco. Il biossido di titanio, indicato sulle etichette con la sigla E171, può essere utilizzato per alimenti di largo consumo, come dolci, caramelle, gomme da masticare, salse, prodotti a base di pesce e formaggio
Lo studio di Altroconsumo
La pronuncia dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare, che ha di recente aggiornato la sua valutazione di sicurezza, arriva a due anni dalla richiesta avanzata da Altroconsumo, in linea con altre associazioni europee di consumatori, alla Commissione Europea di vietare l’utilizzo di questa sostanza. «Già nel 2019, infatti, una nostra inchiesta – spiega Natalia Milazzo caporedattore di Altroconsumo – aveva evidenziato che in quasi tutti i casi il biossido di titanio era segnalato in etichetta senza alcun riferimento alla sua forma nano, che invece era presente sottoforma di nano particelle in percentuali variabili dal 27 al 76%». I nano materiali (di dimensioni comprese tra 1 e 100 nm) sono sostanze ingegnerizzate per acquisire proprietà che nella loro forma normale non avrebbero. Immaginarle è piuttosto difficile: visualizzando lo spessore di un capello umano, dovremmo provare a prefigurarci qualcosa di almeno mille volte più piccolo.
Le conclusioni dell’Efsa
«Passando al setaccio molte migliaia di studi validati scientificamente finora raccolti in materia, comprese nuove prove scientifiche e dati sulle nano particelle, l’Efsa – continua Milazzo – ha concluso che non è possibile escludere che il biossido di titanio provochi problemi di genotossicità, ovvero la capacità di danneggiare il DNA umano». La genotossicità potrebbe avere effetti cancerogeni, ma quali siano tutte le sue possibili conseguenze sull’organismo umano non è stato ancora chiaramente accertato. «Gli scienziati – continua l’esperta – non sono riusciti nemmeno a stabilire un livello al di sotto del quale il biossido di titanio possa essere considerato sicuro. L’assorbimento delle particelle di biossido di titanio rilevato è piuttosto basso, ma il corpo potrebbe non essere in grado di smaltirlo, creando un accumulo nell’organismo. Per questo, riteniamo che l’unica soluzione sia il suo divieto assoluto».
Farmaci e cosmetici
Il biossido di titanio può essere contenuto anche in farmaci e prodotti per la cura della persona. Nei prodotti cosmetici viene utilizzato sia perché è in grado di conferire al prodotto una colorazione bianca, sia per le sue proprietà assorbenti, caratteristica utile per le creme del cambio pannolino, per le ciprie, i deodoranti e i trucchi. Nelle creme solari è solitamente utilizzato per le sue capacità di riflettere le radiazioni UV. «Per questi prodotti la nostra richiesta – sottolinea Milazzo – è che il biossido di titanio sia bandito in quei cosmetici a rischio ingestione, come il burro cacao per le labbra, e che sia esplicitamente indicato, invece, sull’etichetta di tutti gli altri cosmetici che lo contengono».
La richiesta di divieto
Altroconsumo, insieme alle altre associazioni di consumatori europee riunite nel Beuc, ha chiesto alla Commissione europea di proporre il divieto immediato del biossido di titanio come additivo alimentare in tutti gli Stati membri, seguendo l’esempio della Francia, dove l’E171 è stato vietato per l’uso alimentare già dal gennaio 2020, in base al principio di precauzione. «L’E171 è usato solo per scopi estetici, non ha alcun valore nutritivo, né funzioni specifiche come, per esempio, quelle di conservante. In altre parole, – conclude Milazzo – presenta potenziali rischi, ma nessun vantaggio per i consumatori».