Lo conferma un’ampia indagine britannica su quasi 500mila persone seguite per un decennio. Un tumore su tre si potrebbe evitare con stili di vita sani.

Rischia meno di ammalarsi di cancro chi mangia carne soltanto cinque volte alla settimana o meno. La conferma arriva da un ampio studio britannico che ha analizzato i dati di quasi 500mila persone, concludendo ancora una volta che l’alimentazione può avere un ruolo cruciale nella prevenzione di diversi tipi di tumori.

Un tumore su tre si potrebbe evitare

L’allarme era «esploso» nel 2015, quando l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) di Lione, massima autorità in materia di studio degli agenti cancerogeni che fa parte dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), aveva inserito le carni rosse e lavorate così come gli insaccati fra le sostanze che possono causare il cancro negli esseri umani.  Gli esperti hanno sempre invitato alla moderazione, sottolineando anche l’importanza dei metodi di cottura perché essiccare, grigliare, friggere o affumicare qualsiasi cibo può portare alla formazione di agenti chimici a loro volta cancerogeni.  «Oltre un terzo dei tumori non si svilupperebbe a fronte di stili di vita corretti — ricorda Saverio Cinieri, presidente dell’dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) —. Non fumare (o smettere con vantaggi concreti a ogni età), fare regolarmente attività fisica, seguire un’alimentazione equilibrata e non avere chili di troppo sono regole semplici, che hanno conseguenze tangibili per tenere lontano il pericolo di cancro nelle persone sane e il pericolo di ricadute in chi si è già ammalato».

La nuova indagine

Nella loro nuova ricerca, pubblicata nei giorni scorsi sulla rivista BMC Medicine , gli studiosi dell’Università di Oxford hanno preso in considerazione i dati raccolti su 472.377 adulti britannici (età compresa fra i 40 e i 70 anni) arruolati nella UK Biobank fra il 2006 e il 2010 ai quali è stata chiesta la frequenza nel consumo di carne e pesce. Il 52% delle persone coinvolte ha dichiarato di mangiare carne più di 5 volte a settimana, il 2% di cibarsi di pesce ma non di carne, il 2% di essere vegano o vegetariano. I ricercatori hanno poi incrociato queste informazioni con le diagnosi di tumore raccolte nell’ultimo decennio, che sono state 54.961 in tutto, ovvero hanno interessato il 12% dei partecipanti. Gli esiti indicano che, in confronto a chi mangia carne più di 5 volte a settimana, il rischio di ogni tipo di cancro si riduce del 2% per i consumatori moderati (che la mettono in tavola 5 volte o meno), del 10% per chi mangia pesce e del 14% per vegetariani e vegani. E, in particolare, calano  del 9% le probabilità di  carcinoma colo-rettale fra i consumatori moderati di carni e insaccati, del 20% quelle di carcinoma prostatico fra gli uomini che mangiano solo pesce e del 31% per i vegetariani. E nelle donne in post-menopausa una dieta vegetariana fa scendere del 18% il pericolo di un tumore al seno.

Stili di vita sani (non solo dieta)

Nelle conclusioni gli autori stessi della ricerca indicano che vanno valutati diversi fattori per essere certi del legame fra consumo di carne e pericolo di cancro, perché nell’insorgenza di una neoplasia è stata ampiamente dimostrata, da molti studi scientifici in tutto il mondo, anche la responsabilità del tabacco, del peso eccessivo e della sedentarietà. «Non esistono “supercibi” miracolosi che proteggono dal cancro e nessun alimento da solo è nocivo — dice Cinieri —: le variabili in gioco sono moltissime e ciascuna deve essere presa in considerazione prima di arrivare al giudizio finale. Mentre in passato si è cercato di approfondire quali singoli alimenti possano apportare maggiori vantaggi, oggi è dimostrata l’importanza della dieta nel suo complesso. Serve equilibrio, a tavola e negli stili di vita, ma una cosa è certa: ci sono voluti 50 anni per arrivare a capire che gli stili di vita, in primo luogo ciò che mettiamo nel piatto, sono all’origine di moltissimi tumori. E che ognuno di noi può fare parecchio per limitare le probabilità di ammalarsi».

 

Fonte: Corriere della Sera

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