I ghiacci che si sciolgono, i mari che si alzano, le foreste che si riducono. I dati e le fotografie satellitari.

I ghiacci che si sciolgono, i mari che si alzano, le foreste che si riducono. Sono tutti elementi che ruotano intorno al cambiamento climatico, i primi due come effetto, il terzo come una delle cause. Niente che faccia particolarmente notizia, se non in occasione di eventi come l’alluvione che ha colpito nei giorni scorsi la Germania e il Belgio, lasciandosi alle spalle qualcosa come 183 morti. E riportano sulle prime pagine dei giornali espressioni come cambiamento climatico e dissesto idrogeologico.
Un quadro di insieme su quello che sta accadendo al nostro pianeta lo offrono però le mappe, dedicate ai fenomeni che sono causa o sintomo del cambiamento del clima. Nei giorni scorsi, il World Economic Forum ne ha pubblicate alcune. A cominciare da quella che racconta di come l’innalzamento dei mari non sia uniforme. E anzi stia colpendo alcune aree più di altre.

L’immagine mostra i cambiamenti registrati tra il 1993 ed il 2015, un periodo che ha registrato un innalzamento medio delle acque di 3,2 millimetri l’anno. Le zone colorate di rosso sono quelle che hanno avito un incremento maggiore del livello dei mari. Come si può vedere, l’oceano Indiano, il Pacifico occidentale e l’Atlantico meridionale sono le zone maggiormente colpite. Tanto che ci sono isole, come le Maldive o le Seychelles, che rischiano di scomparire dalle mappe.Ora, se gli oceani si stanno alzando è perché i ghiacci si stanno sciogliendo. Questa immagine, fornita dall’Esa (Agenzia spaziale europea), mostra il distacco, in Antartide, di un iceberg delle dimensioni dell’area metropolitana di Londra.

Quello dello scioglimento dei ghiacci è però allo stesso tempo un effetto, ma anche una causa del cambiamento climatico. Il permafrost intrappola infatti grandi quantità di gas climalteranti come l’anidride carbonica e il metano, che vengono rilasciati in atmosfera a causa dello scioglimento, peggiorando la situazione. Questo grafico mostra l’aumento delle temperature registrate ad una profondità di 2 metri. Oltre al carbonio conservato sotto strati di ghiaccio oltre il circolo polare artico, che sarebbe meglio rimanesse dove si trova, c’è anche quello che costituisce le foreste. Le quali, inoltre, continuano ad assorbirne dall’atmosfera. Eppure, come mostra la mappa qui sopra, il percorso di deforestazione non si arresta.

Qui siamo in Rondonia, nel Brasile occidentale. Non che l’Italia sia esente: secondo l’ultimo rapporto Ispra Snpa “Il consumo di suolo in Italia 2020”, nel 2019 nel nostro paese sono stati consumati 2 metri quadrati di suolo al secondo.Il risultato sono gli eventi climatici estremi, come quello visto nei giorni scorsi nel nord Europa.

Una catastrofe che ha avuto un costo elevato in termini di vite umane. Ma che ha un impatto significativo anche sotto il profilo economico. Secondo l’Agenzia europea per l’ambiente, negli ultimi 40 anni gli eventi climatici avversi sono costati ai paesi europei qualcosa come 446 miliardi di euro.
La tutela dell’ambiente, in altre parole, è anche una questione economica.

 

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