Il mondo dei quanti non smette mai di stupire e sorprendere. Basti pensare che i costituenti solidi dell’atomo sono, al loro interno, spazi privi di solidità che appaiono caratterizzati da campi elettromagnetici, fotoni, informazione ecc. Ciò consente di ipotizzare che ogni entità materiale, nella sua essenza, sia costituita da campi di energia, da frequenze, da legami, da informazioni e da una “forma di intelligenza”.
A livello subatomico, la materia non avrebbe una vera e propria esistenza, ma piuttosto una tendenza ad esistere, come possibilità o probabilità. Un altro aspetto stupefacente ed intrigante è che i campi di energia dotati di informazione e intelligenza non sarebbero disgiunti da un grande Campo Energetico Unificato che io considero associabile al concetto di Coscienza Universale o a quello buddhista di Mente, che il fisico H. Margenau ha chiamato Mente Universale.
È ciò che il fisico A. Goswami chiama il livello Mentale Sovraordinato in cui tutto, visibile e invisibile, è parte di esso. È l’origine, la fine e la rinascita di ogni entità e di ogni forma. È ciò che, avendo a che fare con i fenomeni della non località, preferisco chiamare Mente Non Locale. Tornando ai quanti è anche emerso che le osservazioni, rilevazioni, misurazioni operate sulle particelle influiscono sul loro comportamento e addirittura lo modificano. Cruciale è quindi interrogarsi sull’azione di un rilevatore o di un osservatore nei confronti di un oggetto di studio.
L’osservatore influenza la realtà
Gli epistemologi e gli scienziati ci dicono che l’osservatore non è neutrale durante l’osservazione: non è in grado di descrivere i fenomeni (preesistenti all’osservazione stessa), poiché l’osservazione è legata alle teorie che ha scelto.
Ogni teoria adottata dall’osservatore, attraverso i suoi presupposti e la sua autoreferenzialità, introduce un ordine, definisce l’osservato confondendo il percepito con l’oggetto naturale, contribuisce alla creazione di una particolare percezione-rappresentazione di ciò che sta osservando. Ma se le teorie producono rappresentazioni che percepiamo come realtà oggettive nel mondo macroscopico, ciò che emerge dagli studi sulla dimensione subatomica è ancora più strano, sconvolgente e al tempo stesso affascinante: si tratta della capacità creativa della mente di agire sugli eventi e di influenzare la materia. La mente, secondo la teoria della Scienza nella Coscienza di Amit Goswami, non solo interagisce con la dimensione particellare, ma parrebbe essere in grado di diventare essa stessa temporaneamente materia, poiché la materia sarebbe solo una forma più densa dell’energia della Mente. Una sua espressione.
A questo punto è lecito chiedersi: la mente umana è in grado di svolgere un’azione creatrice nella realtà macroscopica?
Se svolge una azione nella realtà subatomica, è lecito pensare che possa influenzare la dimensione subatomica dell’organismo umano e quindi produrre una azione sul corpo? Al di là di qualche aspetto ancora poco noto, che merita di essere indagato meglio, la risposta sembra proprio orientarsi verso un sì, in quanto l’uomo è costituito da energia, corpo e mente. E la mente non è solo la mente biografica, la coscienza e il corpo che esistono nell’arco della vita, ma è anche il livello Mentale Sovraordinato (che esiste al di fuori della dimensione spazio-temporale), che in quanto eterno ed infinito, li sostiene. Il guaio è che mentre oggi abbiamo un’ottima sistematizzazione teorica relativa alla mente biografica, alla coscienza individuale, ed una eccellente conoscenza dei processi cerebrali e del sistema nervoso, da un punto di vista scientifico sappiamo ancora troppo poco di questo livello mentale Sovraordinato che soggiace ad ogni cosa.
Corpo, mente biografica ed energia sono l’espressione di diversi livelli della Mente Sovraordinata. L’organismo umano, in quanto energia
manifesta nella forma organica, è dotato di un campo energetico. Attraverso questi campi vibrazionali tutte le entità sono interrelate in un grande campo energetico, caratterizzato da frequenze, che scambia in continuazione informazioni tra l’interno e l’esterno e viceversa, tra il mentale e lo spirituale (Pagliaro 2021). Siamo un network di informazioni interconnesso e interdipendente con il campo di energia-intelligenza-informazione sovraordinato della Mente.
Il potere dell’intenzione creatrice
Alcune delle più recenti teorie della fisica quantistica, non debitamente considerate, hanno suggerito una nuova idea di Universo come costituito da una grande rete di comunicazione in cui Spiritualità e Scienza non si muovono più su strade separate, ma insieme costituiscono una nuova e più soddisfacente via di accesso alla conoscenza (Goswami 2013).
L’assunto per cui “la mente genera la materia” è la sintesi estrema che riassume le teorie di Goswami, e sembra sovrapporsi perfettamente
al principio buddhista secondo cui ogni cosa è creata dalla Mente. Partendo da queste premesse sintetizzo ora l’intenzione ed una sua possibile azione nel campo delle possibilità. L’intenzione, come è noto, nel senso comune indica l’orientamento della coscienza verso un
determinato fine, una determinata azione. L’intenzione è quindi una delle componenti fondamentali di ogni comunicazione.
Ce ne serviamo per pianificare le fasi di un progetto finalizzato al raggiungimento di un obiettivo. Si evince quindi che l’intenzione, attraverso l’analisi dei dati oggettivi del contesto, consente, nella realtà ordinaria, di realizzare progetti ed introdurre cambiamenti.
Se però si tenta di applicare l’intenzione, in quanto orientamento/azione della coscienza, nel mondo dei quanti, sorgono immediatamente legittimi interrogativi. È possibile un’azione dell’intenzione nel campo della realtà subatomica, dove ogni cosa esiste come possibilità?
Come l’Intenzione può trasformare una possibilità in realtà materiale? E ancora, è possibile entro certi limiti, attraverso l’intenzione e la Consapevolezza, produrre cambiamenti nella propria realtà biologica? Oggi la scienza non è in grado di rispondere in modo definitivo e netto a queste domande, ma diverse ricerche e teorie dimostrano che un’azione della coscienza sulla realtà è possibile.
«Sovrapposizioni quantiche di possibilità (pacchetti di onde di possibilità correlati in fase) esistono anche all’interno della coscienza. Quando la coscienza riconosce una particolare possibilità, la sceglie; e la possibilità diviene realtà». (Goswami 2007 op. cit. p. 60).
Operare con l’Intenzione significa entrare nel campo delle possibilità, ovvero, nel linguaggio di Bohm, accedere al livello implicato dell’Universo, dove tutto è energia e informazione, dove tutto ha una tendenza ad esistere, per far collassare l’onda delle possibilità nella realtà desiderata. La capacità creatrice dell’Intenzione determinerebbe un vero e proprio salto quantico, il salto di tutti i passaggi intermedi (rottura del flusso della continuità lineare), per passare direttamente da una posizione ad un’altra, da una situazione ad un’altra.
Se, come sostiene Bohm, esiste l’universo implicato e quello esplicato, e se, come sostiene Goswami, dobbiamo imparare a stare non solo
nelle modalità dell’Io (universo esplicato), ma anche nelle modalità del non Io (universo implicato), allora in questo modo, per mezzo della Consapevolezza e dell’Intenzione, sarebbe possibile entrare nel campo delle possibilità, e agire nella realtà fisica.
Tutto ciò apre scenari affascinanti sulla capacità di agire sui campi morfogenetici da cui riceviamo informazione, e favorire la tutela del nostro benessere e della nostra salute. In tal modo, attraverso un nuovo approccio, è possibile riscoprire la vera natura della Mente.
Come sostengo da alcuni decenni, operando con questa modalità l’Intenzione si manifesta nel piano fisico e, citando nuovamente Goswami,
le possibilità si trasformano in eventi completi (Goswami 2007).
Con l’Intenzione Creatrice possiamo applicare i principi quantistici alla vita quotidiana e trovare il giusto modo per mantenerci in salute e per rendere le cure più complete. La costanza e la pazienza nella meditazione, consentono alla coscienza ordinaria di generare quello stato energetico mentale, che abbiamo definito Consapevolezza. Consapevolezza che ci connette alla Mente Non Locale permettendoci di percepirla attraverso la trascendenza dell’Ego, e che favorisce l’accesso al campo quantico delle possibilità.
L’Intenzionalità di Guarigione, pervasa e sostenuta dalla Consapevolezza, non è più la semplice intenzione della coscienza ordinaria della
mente biografica: è un’azione potente nel campo delle possibilità, che trasforma la possibilità nella realtà attesa.
Pensare non è più solo un’attività cognitiva di tipo astratto, che non produce effetti sulla materia, ma implica un’importante produzione di
energia che origina campi elettrici e movimenti di fotoni. Quando l’intenzione, potenziata dalla consapevolezza, allinea la carica elettrica dei
pensieri con la carica magnetica delle emozioni si genera quella potente energia capace di generare nuove realtà.
Goswami ha denominato questo particolare tipo di intenzione Intenzionalità Creatrice.
L’intenzione di guarigione
Nel caso della malattia, rafforza gli effetti delle cure mediche e sollecita la realizzazione del migliore esito possibile. L’Intenzione di Guarigione è ciò che il medico, il curante o il paziente stesso possono mettere in gioco nel campo quantico delle possibilità, per completare, potenziare o reindirizzare l’azione di cura (Pagliaro2021).
L’Intenzione di Guarigione accompagna sempre l’azione di cura e quando essa non è più possibile, può essere utilizzata per sostenere il
paziente verso le possibilità che ritiene più adeguate. Anche in questi casi si comprende facilmente il ruolo fondamentale del curante nel
supportare il paziente nel lavoro sull’Intenzione di Guarigione.
Nelle relazioni di cura, il desiderio profondo dello psicoterapeuta, del medico, dell’infermiere di aiutare la persona sofferente e la volontà
del paziente di guarire, sono pura energia. Lo psichiatra e psicologo Gary Schwartz, dell’Università dell’Arizona, intraprese alcuni studi
per verificare se, nell’Intenzione di Guarigione, fosse presente anche un campo magnetico. Le ricerche svolte successivamente assieme a Melinda Connor confermarono la sua intuizione, dimostrando che l’Intenzione di Guarigione è rilevabile sia come energia elettrostatica sia come carica magnetica.
Schwartz, sulla scia delle ricerche di Hameroff e del premio Nobel R. Penrose, che come sappiamo sostengono la presenza di processi quantistici nel cervello(1), arriverà a teorizzare che l’Intenzione di Guarigione si esprime come luce altamente ordinata.
Dalla letteratura scientifica prodotta in questi ultimi venti anni e dalla mia esperienza clinica emerge che l’Intenzionalità di Guarigione per
essere attivata necessita di due importanti condizioni:
● Predisposizione della Mente.
● Adeguata individuazione/attivazione dell’Intenzione.
Predisporre la mente significa creare le condizioni per la quiete mentale che può essere raggiunta con la Meditazione, con lo Yoga, con il
Tai Chi, con il Qi Gong.
Come applicare l’intenzione
Avendo sviluppato la mia formazione e la mia esperienza sulla Meditazione Tibetana, mi soffermerò sinteticamente su questa.
La quiete mentale, in questa tradizione, si sviluppa attraverso la presenza mentale sul respiro. In questo modo si riduce progressivamente
l’azione cognitiva disturbante (lavorio mentale), attraverso un constante addestramento basato sull’attenzione/concentrazione.
Il compito del terapeuta in questo primo passaggio è di motivare il paziente, incoraggiandolo e aiutandolo ad avere fiducia.
La difficoltà iniziale nel mantenere l’attenzione sul respiro, nella stragrande maggioranza dei casi, appare come il problema più diffuso. L’esempio che faccio più spesso consiste nel paragonare l’apprendimento della presenza mentale all’apprendimento di una lingua sconosciuta e diversa dalla nostra.
Non basta il desiderio di impararla, o di seguire qualche lezione con un bravo insegnante, per riuscire a scrivere o a parlarla correttamente: servono studio, tempo e motivazione. C’è quindi bisogno di impegno, di costanza poiché la mente ordinaria tende a divagare, a distrarsi, a migrare rapidamente verso le priorità egoistiche.
In questo senso rifugge dal fermarsi, non comprende il significato di questo sforzo e struttura nel paziente l’idea di inadeguatezza e di incapacità. Molti pazienti la vivono come una sorta di incapacità personale, un vero e proprio limite oggettivo. A maggior ragione, il paziente va confortato, spiegandogli che il non riuscire a tenere l’attenzione sul respiro non è un suo limite, ma che questo è ciò che chiunque sperimenta nel momento in cui cerca di restare a lungo con la mente su un oggetto di osservazione.
Diminuire l’azione distraente del pensiero fa scemare le tensioni, le preoccupazioni e lo stress. In questo modo si riduce drasticamente l’intensità dell’offuscamento mentale e la mente si apre al lavoro sull’Intenzione.
Ricercare l’Intenzione e attuarla è la seconda condizione, e rappresenta il passaggio successivo. Essa consiste nello stimolare e orientare il paziente all’individuazione dell’Intenzione più adeguata e coerente con il suo sistema di credenze. È il perno di questo lavoro sull’Intenzione che opera a livello energetico attraverso un addestramento a specifiche visualizzazioni e che richiede un training accurato di addestramento. L’Intenzione attraverso pensieri ed emozioni, focalizzati su un obiettivo consono e coerente con l’esperienza di malattia, agisce sulla nostra biologia modificandola e contribuisce a rendere le terapie mediche più efficaci.
Fonte: Scienza Conoscenza