Secondo l’ultima indagine del centro studi, il rapporto fra attivi e pensionati nel 2020 è risultato in leggero deterioramento, ma ha retto all’urto della pandemia.
Il sistema previdenziale italiano ha retto bene all’urto della pandemia. Nel 2020, secondo l’ultima edizione de Il bilancio del sistema previdenziale italiano, curato da Itinerari Previdenziali e presentato stamattina nella sala Caduti di Nassirya del Senato, il rapporto fra attivi e pensionati è risultato in leggero deterioramento: dopo il picco di 1,458 toccato nel 2019, l’indice è calato del 2,4% e si è attestato a quota 1,424.
Eppure, secondo i curatori del rapporto, non bisogna farsi prendere da eccessivi allarmismi: entro il 2024, secondo le previsioni della ricerca, l’indice dovrebbe registrare un’inversione di tendenza e assestarsi in prossimità dell’1,49, vicinissimo dunque a quel 1,5 che potrebbe garantire la sostenibilità a lungo termine del sistema.
Un sistema comunque in equilibrio
“A oggi il sistema è sostenibile e lo sarà anche tra 15 anni, nel 2035, quando le ultime frange dei baby boomer nati dal dopoguerra al 1980 – in termini previdenziali assai significative, data la loro numerosità – si saranno pensionate” ha commentato Alberto Brambilla (nella foto), presidente di Itinerari Previdenziali.
Per raggiungere questo traguardo, saranno tuttavia necessari per Brambilla una serie di interventi su quattro ambiti fondamentali: età di pensionamento, invecchiamento attivo dei lavoratori, prevenzione una vecchiaia in buona salute e politiche attive del lavoro. Insomma, dice Brambilla, “un serio cambio di rotta da parte del nostro Paese, che oggi vede la quasi totalità della spesa pubblica indirizzata verso sussidi e assistenzialismo, quando invece necessiterebbe di una seria revisione della propria organizzazione del lavoro e dei propri modelli produttivi”.
L’andamento dei pensionati
Il deterioramento dell’indice, stando ai dati del rapporto, è dettato dall’aumento, seppur leggero, del numero dei pensionati, e del contestuale calo degli occupati. I pensionati, nel dettaglio, sono aumentati nel 2020, ma in misura comunque inferiore, si legge nello studio, “a quanto ci si aspettasse a seguito dell’entrata in vigore di quota 100 e della conferma di altri provvedimenti finalizzati all’anticipo pensionistico”.
Il rapporto evidenzia inoltre che il 96,3% dell’eccesso di mortalità dettato dal coronavirus ha riguardato persone con più di 65 anni, per la quasi totalità pensionate e che percepivano in media 1,17 pensioni: anche considerando per compensazione l’erogazione di nuovi sussidi di reversibilità, l’esperienza della pandemia avrebbe pertanto tristemente prodotto risparmi per 1,11 miliardi di euro nelle casse dell’Inps.
Occupazione in calo
Il numero di occupati, come detto, è invece calato: il tasso di occupazione si è attestato nel 2020 a al 58,1%, dopo il 59,1% toccato nell’anno precedente. In significativa crescita, invece, il ricorso alla cassa integrazione e agli altri ammortizzatori sociali. L’ammontare complessivo degli interventi di sostegno al reddito è stato, secondo il rapporto, di poco inferiore ai 42 miliardi di euro.
Fonte: Insurance Trade