Durante la pandemia il governo di Stoccolma ha emanato nuove linee guida per far fronte alle lacune nel settore della non autosufficienza e ora è al lavoro per migliorare l’integrazione tra il livello nazionale e locale. Il tema è infatti considerato prioritario dagli elettori svedesi e trova pertanto ampio spazio nell’agenda politica. A dircelo è Paula Blomqvist, Professoressa all’Università di Uppsala. La sua è la prima delle interviste a esperti internazionali che realizzeremo nei prossimi mesi per alimentare il dibattito sulla riforma italiana della Long Term Care, che a breve dovrebbe finalmente entrare nel vivo.
Secondo Welfare segue da diverso tempo il tema della Long Term Care, l’assistenza di lungo periodo per gli anziani non autosufficienti, guardando in particolare all’attesa riforma del sistema che negli ultimi mesi ha fatto alcuni passi avanti e che entro primavera dovrebbe approdare in Parlamento.
Per contribuire al dibattito intorno a questo tema così importante, nelle prossime settimane pubblicheremo alcuni contributi provenienti da esperti internazionali del tema. Il primo è quello di Paula Blomqvist, Professoressa all’Università di Uppsala (in Svezia), a cui abbiamo chiesto quale sia la situazione dell’assistenza a lungo termine in Svezia e in che modo il governo di Stoccolma la stia sostenendo..
La docente ci ha spiegato che, come in Italia, il settore della Long Term Care è stato duramente colpito dalla pandemia da Covid 19 e che, durante il periodo emergenziale, sono state emanate nuove linee guida per far fronte ad alcune nel settore. Inoltre, il tema è in generale al centro dell’agenda politica svedese, tanto che il governo sta lavorando ad un programma di coordinamento e integrazione più efficace dei servizi socio-sanitari tra il livello nazionale e quello locale che riguarda anche la Long Term Care, che è considerata una “responsabilità pubblica e collettiva“. Di seguito riportiamo il dialogo che abbiamo avuto con la professoressa.
Professoressa Blomqvist, quali sono le caratteristiche della Long Term Care in Svezia?
In Svezia, la Long Term Care è un servizio a carattere universalistico, è dunque accessibile a tutti i residenti che ne abbiano bisogno, senza alcun tipo di limitazione. Si tratta di un insieme di servizi strutturati e finanziati attraverso la tassazione pubblica. Le spese per gli utenti sono relativamente basse e, oltretutto, calcolate in base alla fascia reddituale.
Gli utenti accedono ai servizi di assistenza continuativa attraverso una valutazione effettuata dai governi locali, le cosiddette “municipalità” (circa 290 nel territorio nazionale). Il servizio è regolato da numerose norme, leggi e linee guida emanate dal governo centrale; il servizio è infatti “standardizzato” in tutto il Paese, secondo alcuni indicatori quantitativi (il numero di servizi erogati) e qualitativi (la qualità dei servizi).
Se la regolamentazione e il finanziamento della Long Term Care sono pubblici, l’offerta di servizi è mista. La maggior parte dei fornitori sono gli enti pubblici, ma ci sono anche attori privati, accreditati direttamente dalle municipalità. In effetti, una parte rilevante dell’assistenza a lungo termine svedese è l’investimento su logiche di “ageing in place”. Si tratta di servizi domiciliari, forniti direttamente presso le abitazioni degli utenti anziani, da un team di assistenti socio-sanitari, infermieri e medici. Sono sempre meno gli anziani che soggiornano in Residenze Sanitarie Assistenziali. Si privilegia la permanenza dell’anziano a casa.
Qual è il pilastro principale di questi servizi di Long Term Care?
Parlerei di tre pilastri fondamentali: le residenze assistenziali, l’assistenza a domicilio e quella a breve termine. L’assistenza a breve termine è una specie di riabilitazione dopo un periodo di degenza in ospedale. I beneficiari del servizio possono poi – sulla base di una valutazione personalizzata – scegliere il fornitore di assistenza domiciliare tra gli enti privati e quelli pubblici. Sebbene il ruolo delle famiglie nella gestione dei carichi di cura sia ancora molto importante, il sistema è costruito sull’idea che la Long Term Care debba essere una responsabilità pubblica e collettiva. Condivisa tra tutti i cittadini e lo Stato centrale.
Qual è stato l’impatto della Covid-19 sull’assistenza a lungo termine in Svezia?
Durante il periodo della pandemia è emerso un ampio dibattito sull’assistenza a lungo termine in Svezia. La percezione dell’opinione pubblica era che la Long Term Care fosse l’anello più debole nella catena degli interventi di welfare preventivi a supporto della salute degli anziani. L’assistenza sanitaria funzionava abbastanza bene, ed era risaputo dagli attori politici e dalla società civile. Nonostante ciò, il sistema di assistenza agli anziani è stato criticato per non essere stato in grado di prevenire la diffusione della malattia negli istituti socio-assistenziali e riabilitativi. In particolare, il dibattito ha riguardato la carenza di personale medico e di dispositivi igienico-sanitari nelle strutture.
Il Covid-19 ha stimolato il dibattito pubblico su nuove questioni di rilevanza per l’agenda pubblica?
Sì, lo ha fatto. Il governo ha lanciato un importante programma politico per rafforzare le competenze del personale medico-sanitario nelle strutture Residenze Sanitarie Assistenziali. Ci sono state anche iniziative per migliorare le routine di sanificazione nelle stesse strutture.
Rispetto al personale, il dibattito ha anche affrontato la questione delle competenze linguistiche. Molti dei dipendenti socio-sanitari sono stranieri e non parlano fluentemente lo svedese. Questo ha causato numerosi problemi di comunicazione in tempi emergenziali. Dopo la pandemia, alcune municipalità hanno imposto alcuni requisiti linguistici per coloro che lavorano nel settore.
Questi temi politici erano in agenda anche prima del Covid-19?
Nessuno di questi temi era completamente nuovo alla politica. L’unico tema nuovo riguarda i dispositivi igienico-sanitari e la sanificazione nelle strutture. Tuttavia, la carenza di personale e le competenze linguistiche, sono oggetto di discussione ormai da molto tempo. In quest’ultimo caso, la pandemia ha accelerato il dibattito riguardo il tema.
In Svezia c’è un divario territoriale nell’offerta di servizi di Long Term Care?
Non c’è un quadro chiaro di quali – e secondo quali aspetti – le municipalità siano più efficienti nel fornire servizi di Long Term Care. Se si considerano gli indicatori di qualità dei servizi, questi variano tra le municipalità e i servizi di cura. L’allocazione dei servizi è universale e garantita dallo Stato.
Le municipalità hanno a disposizione molti indicatori per misurare la qualità dei servizi. In particolare, c’è un ampio sistema di reporting in cui tutte le municipalità e tutti gli istituti di assistenza agli anziani sono tenuti a registrare i dati sulla qualità dei servizi. I dati sono poi pubblicati dal governo centrale in un report annuale. Il sistema di benchmarking tra servizi e municipalità è molto performante.
Secondo lei, l’assistenza a lungo termine è considerata una priorità dalla società civile?
Si, gli elettori considerano l’assistenza agli anziani uno dei temi prioritari della politica svedese. Gli attori politici sono consapevoli che si tratta di una priorità. Tutte le municipalità, a livello locale, hanno i loro consigli comunali con politici eletti direttamente dalle comunità. Per cui, i politici locali hanno la responsabilità, nei confronti dei propri elettori, dell’organizzazione dell’assistenza agli anziani. I partiti politici sono quindi i principali promotori di queste politiche, a livello locale e nazionale.
Il tema non è divisivo nella politica e nel processo decisionale. L’unico tema divisivo resta quello dei fornitori for profit, verso i quali i partiti di sinistra sono più scettici.
Qual è il prossimo passo della Long Term Care nell’agenda pubblica svedese?
La grande questione al momento è come ottenere un coordinamento più efficace ed efficiente tra assistenza sanitaria e assistenza socio-assistenziale a lungo termine. Il tentativo è quello di integrare e coordinare al meglio i servizi sanitari regionali e quelli comunali di assistenza agli anziani, per migliorare il coordinamento tra l’assistenza sanitaria “ordinaria” e quella eccezionale, per la non autosufficienza.
Fonte: Second welfare