Una scoperta relativamente recente sta dando vita a una vera e propria rivoluzione in medicina: scopriamo quanto sono importanti i microrganismi che proliferano nel nostro intestino e perché non possiamo più pensarli solo come dei cattivi compagni da debellare ad ogni costo.
È ancora poco nota al pubblico l’importanza del microbiota (complesso delle cellule microbiche nel nostro organismo, il cui numero è notevolmente superiore a quello delle cellule umane) e del microbioma (complesso dei geni di queste cellule microbiche, geni il cui numero è stimato come di circa 100 volte superiore rispetto ai 23.000 geni umani), ed anche la scienza medica ha iniziato a rendersene conto meno di 20 anni fa.
Si sperava che con lʼidentificazione del genoma umano, portata a termine con orgoglio nel 2003, e con lʼidentificazione di vari geni responsabili di specifiche malattie, sarebbe stato possibile trovare rapidamente il modo per prevenire o guarire queste malattie. Sembra tuttavia che, anche se sono stati conseguiti dei notevoli successi, i risultati siano finora stati inferiori a quelli sperati. Forse perché, come osserva Asher Mullard su «Nature News», nel cercare di rispondere alla domanda: “chi sono io? non si è arrivati a pensare che forse occorrerebbe invece chiedersi “chi siamo noi?”.
La maggior parte del nostro DNA è di origine batterica
La gran parte del DNA nei nostri corpi è batterico e quindi siamo maggiormente rappresentati, da una prospettiva genetica, dal DNA dei nostri batteri. La ricerca si è pertanto orientata, dopo il completamento dellʼidentificazione del genoma umano, verso lʼidentificazione delle sequenze genetiche dei microrganismi ospitati dall’organismo umano.
Uno di questi ambiziosi progetti, “The Human microbiome project” è stato lanciato, con grandi mezzi, dal National Health Institute negli Stati Uniti, e finalmente sembra che gli scienziati, nell’ultimo quindicennio, abbiano iniziato a interessarsi non più solamente allo studio dei geni prettamente umani ma anche allo studio e identificazione dei geni delle varie specie di microrganismi ospitati nellʼorganismo umano, e cioè allo studio del “microbioma”.
Anche lʼUnione Europea da parte sua si è mossa in questa direzione e la Commissione ha lanciato unʼiniziativa quadriennale, dal nome di “Metagenomica del tratto intestinale umano” (MetaHIT).
Questa nuova scienza del microbioma è stata definita da alcuni come una “rivoluzione della medicina”, paragonabile a quella di Pasteur, e anzi ancora ben più importante. Tra l’altro anche ai tempi di Pasteur la “scienza” dell’epoca aveva a lungo avuto un atteggiamento di rifiuto verso lʼipotesi dellʼesistenza di microbi quali responsabili delle varie malattie e problemi di salute che affliggono lʼuomo. Sono passati circa 200 anni dal momento in cui gli strumenti dellʼepoca avevano consentito per la prima volta di osservare i primi microbi a quello in cui, a seguito degli studi di Pasteur, Koch e altri, la scienza non ha più potuto negare lʼevidenza della responsabilità dei batteri in molte malattie.
Microbi: la maggior parte sono buoni
Pasteur e i successivi scienziati fino a poco tempo fa avevano peraltro identificato solo dei microbi nocivi, e solo recentemente è emerso il fatto che i microbi nocivi costituiscono solo una piccola parte dei microrganismi contenuti in un organismo umano (il microbiota di una persona in buona salute contiene l’80% di microbi che promuovono la salute e solo il 20% di microbi che possono essere nocivi ma che, in un organismo sano, vengono in genere tenuti a bada dall’80% dei microbi benefici).
Con questo complesso enorme di cellule microbiche che ospitiamo ci troviamo pertanto, per la maggior parte del tempo, fortunatamente in una situazione di pacifica convivenza e reciproco sostegno, poiché la stragrande maggioranza di questi microrganismi esercita un effetto benefico sul nostro organismo ed è anzi essenziale per la nostra vita. Si è in effetti ancora oggi ben lontani dal rendersi conto dell’importanza dell’infinità di organismi che ospitiamo nell’intestino e non solo, e delle funzioni vitali che essi svolgono, non solo per la digestione e nutrizione ma per la salute di tutto l’organismo umano. Siamo pertanto un “superorganismo” composto dalle nostre cellule e geni umani e, per una parte notevolmeente maggiore, dalle cellule e geni dei microrganismi che ospitiamo.
È questa convivenza simbiotica e di reciproco sostegno ed aiuto a renderci appunto dei “superorganismi”.
Dato l’enorme numero di specie di microbi benefici, di cui è per ora stata identificata solo una piccola parte (se ne scoprono continuamente di nuovi) appare evidente come la “rivoluzione del microbioma/microbiota” sia in effetti molto più importante di quella dei tempi di Pasteur. Ciò nonostante, ancora oggi, quando si parla di “microbi” si continua a pensare solo a quelli che provocano malattie, e non a quelli benefici ed il termine “batteri” o “microbi” viene ancora in genere associato, nella pubblica percezione, a qualcosa di negativo per la nostra salute. Sta tuttavia sempre più rapidamente emergendo il ruolo benefico e vitale che viene svolto per noi dal complesso dei microbi che ospitiamo.
Fonte: SC Scienza Conoscenza