Tra pochi giorni (quest’anno il 20 marzo, alle 17.15 ora italiana) festeggeremo l’Equinozio di Primavera, il momento che segna l’inizio della nuova stagione e del nuovo ciclo vitale, in cui le ore di luce ristabiliscono l’equilibrio rispetto alle ore di buio, le giornate continuano ad allungarsi, fino a raggiungere il loro punto massimo al Solstizio d’Estate: l’energia di questo passaggio è sempre stata celebrata nella storia dell’umanità attraverso importanti simbologie, prime fra tutte il ritorno alla vita, la liberazione dalle costrizioni dell’inverno, il risveglio dell’energia vitale, l’impulso all’accoppiamento.

Nella mitologia greco-romana l’Equinozio di Primavera corrisponde al ritorno di Proserpina alla luce del sole, liberata (per sei mesi) dal suo ruolo di signora degli Inferi dopo essere stata rapita e costretta a sposare Ade/Plutone: la gioia della madre Cerere/Demetra per la riunione con la figlia veniva celebrata nei Piccoli Misteri Eleusini (improntati sui temi della fecondità, della ripresa vegetativa, della promessa dell’abbondanza, della rigenerazione della natura), ma nella tradizione sia greca che romana in questo periodo si celebravano le Feste Megalesi (o Megalesia, o Ludi Megalesi) in onore di Cibele, la Grande Dea Madre

Una tematica parallela è presente anche nella festa greca delle Adonìe, in onore di Adone, il bellissimo ragazzo amato da Afrodite e conteso con Persefone/Proserpina: il giovane trascorreva un tempo nel Regno dei Morti e un tempo sulla terra, ricalcando la vicenda di Tammuz e di Osiride, resuscitati entrambi dall’amore (rispettivamente) di Ishtar e di Iside.

In ambito egizio-mesopotamico ritroviamo anche un’antichissima festa, il giorno del Sham El Nessim (che letteralmente significa “fiutare il vento”), in cui vige ancora oggi (dopo quasi 5000 anni) l’usanza di trascorrere la giornata all’aperto (sulle sponde del Nilo, in Egitto, o comunque esponendosi alla brezza primaverile che, secondo la tradizione, rinvigorisce chi la respira), organizzando dei pic-nic a base di uova sode colorate: il riferimento mitologico è all’Uovo Cosmico, archetipo dell’origine primordiale della vita, e all’uovo dell’Araba Fenice, simbolo della rinascita dalle proprie ceneri.

Uova sode colorate e decorate, tipico simbolo della Primavera e della Pasqua

Nella tradizione ebraico-cristiana troviamo in questo periodo la Pasqua, in origine la festa di Pesah, che ricorda il “passaggio” (questa la traduzione letterale) del popolo ebraico attraverso il Mar Rosso sotto la guida di Mosè, l’Esodo di liberazione dalla schiavitù egizia: con l’avvento del Cristianesimo, la Pasqua ebraica celebrata da Gesù con i suoi apostoli diventa l’Ultima Cena, il momento simbolico del sacrificio del Cristo, seguita dalla sua morte e soprattutto dalla sua resurrezione.

In ambito europeo la Pasqua cristiana ricorre ogni anno alla prima domenica dopo la prima Luna Piena di primavera (e per questo motivo può variare dalla fine di marzo alla fine di aprile), sovrapponendosi come concomitanza alla celebrazione della festa celtica di Ostara (da cui “Easter” in inglese), indetta in onore della dea Eostre, dea della luce, la “Stella dell’Est”, ovvero il pianeta Venere, portatore del chiarore dell’alba.

Uno degli animali consacrati a Eostre era la lepre, simbolo di fertilità e diventata nel tempo il coniglio di Pasqua che porta in dono le uova colorate ai bambini buoni (o in alcune tradizioni le nasconde, scatenando una divertente “caccia al tesoro”): una spiegazione più biologica di questa simbologia può fare riferimento alla prolificità della lepre, che proprio in primavera torna ad accoppiarsi freneticamente, unita al fenomeno (raro in natura) della superfetazione, ovvero la capacità di questo mammifero di iniziare una seconda gravidanza mentre una prima è già in corso.

La Runa associata a Eostre e a questo periodo dell’anno è Berkana, associata ai concetti di crescita, nascita, rinascita e connessione con l’Anima Mundi: “Se Teiwaz è il principio maschile nel suo pieno sviluppo, nella piena espressione del suo potere penetrante e fecondante, Berkana è il principio femminile nella pienezza del suo potere accogliente, nutriente, vivificante, di donna e di madre. Se Teiwaz è il Lògos, il Grande Padre, il genitore Archetipico, Berkana è l’Eros, la Grande Madre, il Mistero della Nascita, l’Anima del Mondo”.

Una raffigurazione della Dea Eostre

Berkana è il flusso dell’acqua che all’interno del corpo femminile diventa ciclo, si trasforma, si fa sangue e latte (ciclo mestruale), Berkana è l’Intelligenza e la Coscienza della Terra, è Gaia, il Pianeta Vivente, il Ventre Cosmico. Berkana è l’Anima Mundi, è la vitalità della natura nella sua totalità, assimilata ad un unico organismo vivente, è il principio unificante da cui prendono forma i singoli organismi, i quali, pur articolandosi e differenziandosi secondo le proprie specificità individuali, risultano tuttavia legati tra loro da una comune Anima Cosmica, l’Encheiresis Naturae, il Collante Universale che tiene uniti gli elementi. (Tratto da: “Runemal, il grande libro delle Rune”, U. Carmignani e G.Bellini, Ed. L’Età dell’Acquario 2009)

Il risveglio dell’Anima Mundi, della forza vitale universale, in concomitanza con l’Equinozio di Primavera coinvolge tutti i livelli dell’esistenza, a partire da quello fisico, passando per quello emotivo, mentale e spirituale: astrologicamente parlando l’Ariete, Segno in cui il Sole entra proprio in questa circostanza, rappresenta l’inizio del nuovo ciclo, la spinta impulsiva, energica, lo scatto, l’avvio ed è governato dai pianeti maschili Marte (la forza e il coraggio) e Plutone (il potere) e ha il Sole (la responsabilità, la coscienza di sé, la scintilla divina) in esaltazione.

Proprio a Marte nell’antica Roma era consacrato il mese di Marzo (che corrispondeva anche al Capodanno), onorando il dio da cui erano nati i gemelli Romolo e Remo che avevano fondato la città e in questa stagione aveva luogo il Ver Sacrum, un rito celebrato in casi eccezionali (sovraffollamento, carestia, calamità o situazioni problematiche) secondo il quale tutti i primogeniti nati dal 1º marzo al 1º giugno venivano consacrati al dio Marte: gli animali venivano effettivamente sacrificati, mentre i bambini crescevano come sacrati (cioè protetti dagli dei) per poi, giunti all’età adulta, dover emigrare per fondare nuove comunità altrove.

La migrazione era guidata secondo una procedura totemica, ovvero si interpretavano i movimenti ed il comportamento di un animale-guida, per trarne auspici e indicazioni sulla direzione del viaggio: i Sanniti vennero guidati da un toro/bue (ma fu un cinghiale, aber, a portare alla fondazione di Avella e Avellino), gli Irpini seguirono un lupo (hirpus), i Piceni il picchio verde (picus, presente tuttora nel simbolo della Regione Marche), i Mamertini lo stesso dio Marte/Mamerte.

L’Holi, festa indiana dei colori

Per concludere il nostro tour nelle simbologie dell’Equinozio di Primavera, volgendo lo sguardo verso oriente troviamo la festa persiana del Naw-Ruz (che significa “nuovo giorno”), che affonda le sue radici nello Zoroastrismo e rievoca la storia della creazione: corrisponde al capodanno per le popolazioni di fede baha’i (è molto sentita dal popolo curdo, ad esempio), è una festa di speranza e di rinnovamento, in occasione della quale le case vengono pulite, rinnovate e decorate con fiori, vengono accesi falò nelle strade attorno ai quali si canta e si balla e si vestono tradizionalmente colori sgargianti.

La “festa dei colori” si ritrova anche nella tradizione indiana dell’Holi, festa in cui il trionfo del bene sul Male (la Luce sulle Tenebre) produce l’annullamento delle distanze tra le caste e migliaia di persone scendono in piazza cantando, ballando e lanciandosi addosso pigmenti colorati: alla base di questo rito sembra esserci un gesto compiuto da Krishna (che aveva la pelle scura) per riuscire ad accoppiarsi con Radha (che aveva la pelle bianchissima), colorandole il viso; un altro mito racconta invece come Rati, consorte di Kama, il dio dell’amore, avesse pregato e digiunato per 40 giorni affinché Shiva lo riportasse in vita dopo averlo incenerito.

In Giappone in questa stagione il paesaggio è dominato dalla fioritura dei ciliegi (sakura) e da centinaia di anni esiste la tradizione dell’hanami, letteralmente “guardare i fiori”, che consiste nella pratica divinatoria di osservare la prima fioritura dei ciliegi per prevedere l’andamento produttivo della terra nella stagione che inizia: il lato più folkloristico della festa consiste nei pic-nic consumati all’ombra dei ciliegi fioriti, gustando cibi appositamente preparati (dei mochi e altre pietanze a base di fiori di ciliegio) e bevendo sakè fino a notte tarda, quando le piante fiorite vengono illuminati nella Yozakura, “la notte dei ciliegi”.

Buona Primavera a tutti e a tutte quindi, con l’augurio che ciascuno trovi il modo di attirare nuova forza, energia, amore, coraggio, entusiasmo e spinta vitale trovando la propria celebrazione dell’Equinozio, e che sia soprattutto l’Amore, la bellezza, l’attrazione, la riunione di Maschile e Femminile a rimetterci in contatto con la forza inesauribile della Vita!

 

Fonte: Reiki.it

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