Secondo Welfare monitora da tempo il tema della Long Term Care, l’assistenza di lungo periodo per gli anziani non autosufficienti. Negli ultimi mesi si è occupato, in particolare, della Disegno di Legge Delega per la riforma del sistema che è stato approvata dal Parlamento nei giorni scorsi e che ora dovrà essere attuata dal Governo.

Per contribuire al dibattito intorno a questo tema così importante, abbiamo scelto di pubblicare alcuni contributi di esperti internazionali di LTC. Dopo le interviste a Paula Blomqvist (Università di Uppsala) sulla situazione della Svezia, e a Heinz Rothgang (Università di lo Brema) su quella della Germania, di seguito vi proponiamo il nostro dialogo con la professoressa Rie Miyazaki (docente di studi di Politica Sociale presso l’Ohtsuki City College in Giappone), a cui abbiamo chiesto di rispondere ad alcune domande sull’assistenza a lungo termine in Giappone.

A lei abbiamo chiesto di tratteggiare la situazione della LTC nel suo Paese, aiutandoci a capire soprattutto quale impatto ha avuto la crisi del Covid-19. L’articolo che segue è disponibile anche in inglese.

I servizi di Long Term Care in Giappone

In Giappone, ogni cittadino ha diritto alle prestazioni mirate a prevenire e/o ridurre il rischio di disabilità fisica e cognitiva. I servizi per l’assistenza a lungo termine sono forniti a tutti coloro a cui è stato certificato il bisogno di assistenza in base alle rispettive esigenze e previa valutazione medica. I servizi di Long Term Care comprendono le prestazioni a domicilio (ad esempio, visite a domicilio/servizi giornalieri e servizi/assistenza di breve durata) e quelli presso le strutture, sia assistenziali per l’assistenza a lungo termine (chiamate anche case di cura speciali), sia sanitarie (chiamate anche strutture sanitarie geriatriche) che mediche.

Non sono invece previste prestazioni in denaro o altre prestazioni dirette per i caregiver familiari. Gli anziani non autosufficienti possono infatti scegliere se utilizzare i servizi domiciliari o in struttura, in base alle loro personali esigenze e preferenze.

Un team di care manager è attivamente coinvolto nella costruzione dei piani di assistenza individuale e nel definire il mix di servizi. Anche le persone non idonee all’assistenza a lungo termine (poiché con fragilità differenti o meno invalidanti) possono usufruire di servizi di assistenza cosiddetta “preventiva”. L’idoneità all’assistenza a lungo termine è valutata utilizzando un questionario di 74 voci basato sulla capacità di svolgere le attività della vita quotidiana e seguito da una decisione presa da una commissione di valutazione. La decisione della commissione si fonda sulla profilazione automatica che segue i risultati del questionario, sul rapporto sintetico che segue la visita a domicilio del paziente e sul parere di un medico.

Sono sette i livelli di assistenza: i primi  due riguardano l’assistenza “leggera” e preventiva, i livelli di supporto più intensi vanno invece da 3 a 7, in base al grado di non autosufficienza dell’individuo.

Il peso dell’invecchiamento demografico 

Con riferimento al 2020, la popolazione in Giappone era di 125,71 milioni di persone. Gli over 65 erano 36,19 milioni, circa il 28,8% della popolazione. Stando alle previsioni, entro il 2065 una persona su 2,6 avrà più di 65 anni. L’invecchiamento della popolazione è anche evidente tra i lavoratori: i tassi di occupazione per le fasce di età 60-64, 65-69 e 70-74 sono aumentati rispettivamente a 13,9 punti, 13,2 punti e 10,5 punti rispetto a dieci anni fa. A dirlo è il rapporto annuale sull’invecchiamento del Governo giapponese, che riporta come circa il 30% degli ultrasessantenni del Paese abbia dichiarato che il numero di giorni e ore di lavoro è diminuito a causa del Covid-19. Pertanto, l’anzianità della forza lavoro – e, al contempo, della sottoccupazione di alcuni di essi – costituisce un problema socioeconomico rilevante. Sebbene si preveda che l’invecchiamento della società giapponese continuerà, è necessario fornire opportunità di lavoro congrue alle esigenze dei più anziani. Ad esempio, iniziative che consentano un’occupazione continuativa, come il mantenimento – in alcuni contesti – dello smart working.

Il Giappone è una società “super-anziana” 1. Alcuni autori sostengono che le cause di questa super-anzianità vadano ricondotte alla crescente emigrazione dei giovani giapponesi, alla ricerca di nuove e migliori opportunità lavorative.

Le conseguenze dell’invecchiamento e della riduzione della popolazione del Paese includono crisi economica, sfide di bilancio, pressione sui mercati del lavoro e spopolamento delle aree rurali. Secondo la professoressa Miyazaki, il Giappone ha il più alto tasso di invecchiamento al mondo. Rispetto al caso italiano, credo che il fenomeno sia meno percepito dai cittadini giapponesi. In Giappone, i caregiver familiari sono i coniugi degli anziani fragili piuttosto che i loro figli in età lavorativa. E i figli in età lavorativa che abbandonano il lavoro per assistere i genitori anziani, piuttosto che l’insufficienza dei servizi pubblici di assistenza sanitaria di lunga durata, potrebbero essere considerati problemi sociali rilevanti in Giappone”.  Secondo Miyazaki “la questione sociale di cui sopra è stata ripetutamente percepita nei rapporti pubblici o in alcuni white paper, ma sono ancora assenti delle misure decisive per far fronte al problema”. 

Negli ultimi anni, Tokyo ha intensificato il suo impegno nel supporto alla salute dei più fragili. Il Giappone si è impegnato nella cooperazione sanitaria globale riuscendo ad incorporare il concetto di sicurezza sanitaria negli obiettivi di sviluppo sostenibile. È altrettanto attivo nella cooperazione internazionale sull’invecchiamento, con particolare attenzione alla regione dell’Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico (ASEAN). L’idea centrale e più rilevante è quella di “age-tech“: la tecnologia che rende accessibile a tutti una longevità confortevole. Il nesso tra età anagrafica e mercato del lavoro ingloba infatti l’innovazione tecnologica. La silver economy è uno dei mercati più fiorenti in Giappone. Esiste un ampio settore tecnologico che si occupa di sviluppare i robot per fronteggiare il calo della forza lavoro nell’ambito della cura e, quindi, per prendersi cura degli anziani. Questo anche perché gli sforzi del Governo per affrontare la sfida demografica non sono stati sufficienti per attirare nuova forza lavoro dall’estero.

La pandemia Covid-19: nuove traiettorie di policy?

Secondo Miyazaki, “l’assistenza a lungo termine in Giappone soffre di un’insufficiente offerta di LTC, sia nel settore pubblico che in quello privato“. Nonostante ciò, continua la professoressa, “la Long Term Care giapponese ha almeno due punti di forza principali. In primo luogo, esiste un sistema di assicurazione nazionale che riesce a coprire l’intera popolazione dal rischio di non autosufficienza. In secondo luogo, i cittadini di età pari o superiore ai 40 anni pagano una sorta di premio assicurativo basato sulla personale capacità contributiva e scelgono tra una gamma di servizi, compartecipando al massimo il 10% dei costi”.

In questo contesto come ha impattatola pandemia? Secondo la docente per il Covid-19, non è stata introdotta nessuna nuova misura specifica sul front LTC ma è stato richiesto ai fornitori di servizi di Long Term Care di fare uno sforzo e contribuire al contrasto della pandemia”. “A dire il vero” continua Miyazaki “a seguito della pandemia non c’è stato nessun cambiamento sostanziale nel sistema di LTC. A partire dal 2017 sono state introdotte alcune politiche per attrarre forza lavoro migrante nel settore della cura e questa appare ancora la priorità”.

Recentemente, un articolo della BBC riportava che “il Covid-19 ha causato un’impennata dei decessi tra gli anziani fragili. Il Giappone ha mantenuto, per lungo tempo, alcune delle restrizioni più severe contro la pandemia”. Anche per questo, la normativa giapponese che regola l’assicurazione pubblica e nazionale per l’assistenza a lungo termine è passata a un approccio più community-centered. Ad esempio, sono partite alcune attività comunitarie e di gruppo – chiamate “Kayoi-no-ba” – per la prevenzione della non autosufficienza.

Tra le iniziative più recenti c’è anche la Kihon Checklist, un questionario di 25 item utilizzato dagli esperti del sociosanitario e dai ricercatori medici per valutare la fragilità adulta in Giappone. In supporto alla valutazione nazionale per l’accesso ai servizi, è stato recentemente sviluppato il questionario di 15 voci per identificare la fragilità e altri problemi di salute negli anziani di 75 anni e oltre. Ciò consentirà, in tempi più stretti, di fornire il supporto necessario alle persone fragili in qualsiasi struttura sanitaria delle comunità locali.  Tra i programmi attivati, inoltre, ci sono quelli che promuovono l’esercizio fisico a domicilio. Inoltre, l’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, dei servizi di social network e delle videochiamate ha attirato l’attenzione per la loro efficacia come strumenti per facilitare la comunicazione degli anziani durante la pandemia.

 

Fonte: Second welfare

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