La menopausa (dal Greco men: mese e pausis: cessazione) è una fase naturale della vita di una donna in cui ha termine la vita fertile (nel senso della possibilità di procreare) ma certamente non quella biologica. Statisticamente avviene all’età di 50 – 51 anni, ma il range temporale perfettamente fisiologico è tra i 45 e i 55 anni.
La menopausa non é una malattia, ma il cambiamento del quadro ormonale che di solito inizia a manifestarsi già dopo i 40 anni dove, a causa dei frequenti cicli anovulari, si crea una situazione di dominanza-estrogenica con tutte le anomalie e patologie ad essa connesse (irregolarità mestruali, iperplasia endometriale, polipi, fibroma uterini, etc). Quando poi si ha la cessazione definitive della funzione ovarica e scomparsa delle mestruazioni si determina una carenza ormonale estro-progestinica che determina la comparsa di una serie di eventi a volte sfumati a volte più invadenti per la qualità della vita della donna. Vari fattori concorrono al vissuto e al peso della sintomatologia climaterica, tra essi la repentinità della caduta ormonale e non di meno il vissuto culturale e personale di questa tappa fisiologica.
Basti pensare che anche l’uomo vive un fenomeno simile definite “andropausa”. Gli studi hanno dimostrato che nell’uomo, a partire dai 25/30 anni, la sintesi di testosterone (e di tutti gli androgeni) diminuisce dell’1-2% ogni anno, tanto da risultare dimezzata intorno ai 70 anni eppure non vivono questo fenomeno con la stessa intensità delle donne. La lenta decrescita ormonale non crea un momento di passaggio specifico ponendoli prepotentemente di fronte alla tragica percezione infertilità-vecchiaia con i relativi investimenti psico-emozionali come avviene per la donna.
La menopausa, benchè sia un evento “fisiologico” che molte fortunate attraversano felicemente e senza alcun disturbo, in molte altre evocano paura di perdere la propria femminilità, disvalore e aspettative negative conseguenti al nuovo stato ormonale. La percezione di “inutilità” condiziona fortemente il vissuto fisico e psichico e deriva da quel retaggio culturale di giovinezza = valore sociale = utilità ed efficienza (fra cui quella procreativa), che sono implicite nella nostra società occidentale.
Lo stesso “invecchiare” esprime un disvalore in una società che esalta e riconosce solo performance fisica e produttività. Spiegare alle donne che la menopausa non è una malasorte della natura ma bensì un sistema, unico della specie umana, che ci difende dall’azzardo procreativo in una età a rischio non solo per gli esiti gravidici ma per la vita stessa della donna, è una strategia importante. Bisogna aprire la visione delle donne a prospettive diverse, ma altrettanto gratificanti, di tipo personale o lavorativo, che appartengono a questa nuova fase della vita.
Non in tutto il mondo la menopausa è vissuta allo stesso modo.
In occidente è sufficiente fare una ricerca sul web che alla parola “menopausa” compare solo un elenco di sintomi: insonnia, depressione, calo del desiderio, secchezza vaginale, vampate di calore, osteoporosi quasi come fossero inevitabili compagni di vita. Un evento fisiologico si è trasformato in patologico e da curare e “medicalizzare” e ciò dovrebbe farci pensare anche alla potente spinta del business che c’è alle spalle. A partire dal XIX secolo, la menopausa si arricchisce di un termine che le conferisce il sigillo di patologia: sindrome. Quindi di fatto la medicina viene autorizzata all’utilizzo di rimedi farmacologici anche se gravati da effetti collaterali data la “gravità della SINDROME MENOPAUSALE”.
Una corretta educazione alimentare e rapporto con il cibo rappresentano il primo scalino da cui partire e non si tratta solo di conteggio delle calorie ma primariamente di scelta di cibi nutrienti e sani, in equilibrio rispetto alle proprie esigenze ed attività fisica.
Altra strategie importante consiste nel rigettare i pregiudizi che accompagnano questa fase della vita che, come è stato dimostrazione dal programma Pink Wellness (che consiste in consultazioni cliniche e programma di educazione su misura), sono in grado di ridurre i sintomi della menopausa anche in pazienti con una storia di cancro mammario e trattamento farmacologico in corso. Un lavoro australiano del 2006 ha dimostrato efficacia significativa nel ridurre gli eventi cardiovascolari in donne in menopausa che erano state incoraggiate a riesaminare la loro alimentazione e iniziare un programma di esercizi di fitness aerobico. Lavori analoghi sono stati replicati in Cina ed in altre parti del mondo ma tutti hanno prodotto i medesimi risultati. Infine sono innumerevoli le ricerche scientifiche che hanno dimostrato come l’esercizio fisico in climaterio, almeno 300 minuti a settimana (40 min/die), ridurrebbe il grasso corporeo, il rischio di tumori H-dipendenti e le fratture osteoarticolari addirittura in maniera indipendente dalla dieta, tutte patologie di forte impatto in questa fase della vita della donna.
Se poi cercassimo d’individuare elementi determinanti l’età d’insorgenza della menopausa troveremmo interessante il risultato di una review scientifica che ha dimostrato che in parte dipendono anche da fattori ambientali tra cui la dieta e lo stile di vita. Dieta vegetariana, fumo e l’assunzione elevate di grassi parrebbero accelerarla. Buona regola quindi è intervenire sullo stile di vita delle donne poiché si è visto che ha il potenziale per ridurre i sintomi della menopausa, migliorare la qualità della vita, potenziando così la salute e il benessere delle donne.
L’approccio a questo passaggio della vita, può essere vissuto con pensieri funesti oppure come una nuova fase di rinascita (la terza vita) ricordandosi che noi siamo il nostro vissuto e procedendo nella vita non c’impoveriamo ma ci arricchiamo. Motivo per cui l’antropologa Helen Fisher, definisce la donna nella terza età come una “biblioteca vivente”. Quindi auguro buone scelte e buona menopausa a tutte.
Fonte: L’altra medicina