Ormai praticamente tutti sappiamo che l’olio alimentare esausto può essere molto dannoso per l’ambiente. Ma è noto anche che una gran parte dell’olio usato non viene comunque smaltito nel modo adeguato. Secondo il dossier “Scusa, mi ricicli l’olio?” dell’app Junker e del magazine EconomiaCircolare.com, in Italia si raccoglie solamente un terzo dell’olio alimentare esausto. Di 240.000 tonnellate all’anno, solo 80.000 tonnellate vengono smaltite nel modo corretto. Questo, forse, accade perché si è convinti che il danno conseguente sia una “cosa da poco”: chi butta nello scarico di casa dell’olio usato per friggere non sta infatti buttando né benzina, né una qualche sostanza chimica. Ma i danni che i grassi vegetali possono fare all’ambiente sono comunque tanti. Si pensi alla pellicola impermeabile che l’olio va a creare sulla superficie del suolo su cui si deposita, impedendo il passaggio dell’acqua. O si pensi all’inquinamento delle falde, con gli oli che possono rendere inutilizzabile una riserva di acqua potabile, o a quelli dei mari, dei laghi e dei fiumi, con l’olio esausto che si accumula in superficie che impedisce l’ossigenazione dell’acqua, così come la penetrazione dei raggi solari. E non serve tanto olio alimentare esausto per fare danni importanti: un solo chilogrammo è sufficiente per inquinare una superficie d’acqua di circa 1.000 metri quadrati.
Non solo inquinamento: il danno economico dell’olio alimentare esausto non raccolto
Chi non smaltisce nel modo corretto l’olio alimentare esausto, peraltro, non danneggia unicamente l’ambiente. Versare nel lavandino di casa l’olio vegetale usato vuol dire infatti anche creare un danno economico che non può essere trascurato. Ogni anno, infatti, il mancato riciclo dell’olio vegetale – in Italia – si traduce in una perdita di 16 milioni di euro. Può sembrare strano, ma è la pura verità: ogni anno in Italia si importano dall’estero migliaia di tonnellate di oli esausti per produrre dei biocarburanti. L’olio vegetale esausto può infatti essere usato per creare biodiesel, ma anche biolubrificanti per macchine agricole o nautiche, inchiostri, detergenti e via dicendo.
Parlando di danni economici peraltro non si fa riferimento unicamente al riutilizzo dell’olio alimentare esausto. Si deve infatti pensare anche ai danni che questi oli vegetali provocano quando buttati negli scarichi. Questi grassi, infatti, portano a dei malfunzionamenti degli impianti di depurazione, andando a intasare condutture e filtri. In questo modo il costo effettivo della manutenzione degli impianti e del trattamento delle acque reflue aumenta pericolosamente.
Perché la raccolta dell’olio non viene fatta
Si è ipotizzato che tanti italiani non effettuino la raccolta dell’olio alimentare esausto per via di una certa ignoranza dei reali danni che questo può creare. È però possibile individuare anche un’altra causa: nel nostro paese si conta un numero decisamente basso di punti di raccolta. Si parla infatti di solamente 1.500 punti di raccolta in tutta Italia, ovvero di 1 ogni 39.000 abitanti.
Questa però non può essere una buona scusa per buttare l’olio vegetale negli scarichi. Quando si finisce di friggere, dopo aver fatto raffreddare l’olio, questo dovrà essere filtrato e travasato in un contenitore: in questo modo l’olio potrà essere eventualmente riutilizzato o conferito presso il punto di raccolta più vicino. Chi non presenta un’isola ecologica con la raccolta degli oli vegetali esausti nelle vicinanze dovrebbe organizzarsi con delle taniche capienti, così da poter consegnare l’olio una volta ogni 3, 6 o 12 mesi. Va peraltro detto che in alcuni comuni italiani è attivo il servizio di ritiro a domicilio dell’olio alimentare esausto, per rendere il suo smaltimento ancora più semplice e veloce!
Fonte: Green