Quanto accaduto in Emilia-Romagna è solo l’ultimo episodio di una lunga serie. Il dottor Alessio Lubrani, da anni impegnato nella gestione delle maxiemergenze: “È sufficiente avere appena dieci feriti o malati insieme in un posto per mettere in difficoltà un’azienda sanitaria”.
Negli ultimi decenni abbiamo dovuto far fronte a un numero molto alto di maxiemergenze. E non parliamo solo di tsunami catastrofici, pandemie mondiali e guerre che generano crisi umanitarie e sanitarie. Proprio in questi giorni, infatti, l’Emilia-Romagna sta affrontando grosse difficoltà dovute al maltempo. Vigili del fuoco, Protezione civile e Agenzia regionale per la sicurezza territoriale stanno intervenendo per mettere in sicurezza la popolazione di fronte a un evento definito “di portata rilevante”. Nella zona più interessata tutti i corsi d’acqua sono sopra il livello idrografico 3, ovvero quello più rischioso, in quanto indica il “passaggio di una piena eccezionale, con ingenti ed estesi fenomeni di erosione e trasporto solido”.
“Purtroppo, a questo tipo di situazioni dobbiamo fare l’abitudine”, spiega il dottor Alessio Lubrani, medico anestesista rianimatore da anni impegnato nella gestione delle maxiemergenze. Anche perché le problematiche legate al clima e ai cambiamenti climatici sono sempre più frequenti. Per Lubrani si tratta, in questo caso, di “una vera rivoluzione” in quanto i cambiamenti climatici “possono causare eventi davvero catastrofici, e quindi maxiemergenze in un’accezione più semplice da comprendere per il comune cittadino. In realtà, però, anche gli eventi climatici tipici della fine dell’estate, che generano fenomeni temporaleschi importanti con forti venti, sono sicuramente degli eventi che possono causare feriti e morti. Ne abbiamo avuto esempio anche la scorsa estate”.
E dunque, seppur nel pensiero comune le maxiemergenze possano rappresentare eventi che riguardano migliaia, se non milioni, di persone, in termini tecnici una maxiemergenza può avere anche dimensioni molto inferiori: “Per mettere in crisi un’azienda sanitaria – spiega ancora Lubrani – sono sufficienti eventi decisamente più piccoli. Basta infatti avere dieci feriti o malati contemporaneamente in un posto per mettere in difficoltà una struttura e rappresentare, per definizione, una situazione di maxiemergenza”.
Il ruolo dei professionisti sanitari
In prima linea nel fronteggiare le crisi prodotte dalle maxiemergenze ci sono, ovviamente, i professionisti sanitari ad ogni livello. Fondamentale risulta, dunque, che questi siano formati al meglio per contrastare i momenti più difficili attraverso pratiche consolidate e rapide, in modo da non doversi affidare all’improvvisazione e a procedure che possono creare caos quando ad intervenire sono diverse figure. Il dottor Lubrani è ideatore del metodo Sismax, ovvero una procedura che “crea ordine nella gestione di una situazione del genere, creando una pianificazione molto semplice da realizzare e ricordare. È utile anche per far muovere in maniera integrata i diversi anelli dei soggetti che gestiscono le maxiemergenze, come gli ospedali e la protezione civile”. Questo metodo “parte dal mondo dell’emergenza sanitaria toscana ma è già stato adottato in gran parte d’Italia, in regioni come l’Emilia-Romagna, Sardegna e Veneto”.
Il metodo Sismax
Il “Sistema integrato di soccorso in maxiemergenza SISMAX”, prevede “la redazione di piani semplici, modulabili ed ispirati al quotidiano, l’utilizzo di una formazione integrata tra tutti i soggetti che assumono un ruolo nella gestione di una maxiemergenza e l’adozione di sistemi in grado di supportare il professionista riassumendo in modo chiaro ed efficace chi fa cosa (tape)”.
Il tape è scritto e tascabile. Esiste un tape specifico per ogni anello della catena dei soccorsi. All’interno vi sono descritte le azioni delle figure di regia previste nella gestione del singolo anello. Può essere dunque distribuito a tutti i singoli professionisti ed è facilmente fruibile. Il tape è poi:
Semplice: le azioni sono suddivise per operatore, vanno eseguite in ordine temporale e tutti gli operatori vedono le azioni che spettano agli altri;
Modulabile: può essere facilmente adattato al personale presente in servizio in un determinato momento;
Dinamico: non è contesto-specifico, deve prevedere le azioni da mettere in atto in caso di evento convenzionale e NBCRe e deve prevedere lo switch rapido delle azioni in caso di variazione della tipologia di evento.
La mancanza uniforme di un sistema di management integrato nel Paese può portare infatti all’adozione di comportamenti istintivi, improvvisati e disorganizzati. Il metodo Sismax è utile per la gestione integrata e unificata delle maxiemergenze e degli eventi a carattere straordinario in quanto prevede una catena di azioni complementari integrate fra i 4 sistemi deputati alla risposta unificata all’emergenza: Usc (Unità sanitaria di crisi), C.o.ems (Centrali operative di emergenza sanitaria), territorio e ospedale.
“Il comandamento più importante che abbiamo noi operatori sanitari – conclude Lubrani –. è quello della progettualità. È necessario utilizzare una programmazione efficace, conosciuta da tutti ed estremamente semplice. Solo in questo modo si può davvero riuscire a rispettarla in un momento delicato come una maxiemergenza, la quale è una situazione improvvisa, imprevista e particolarmente difficile da gestire”.
Fonte: QuotidianoSanità.it