Eliminare e sostituire tutti gli esperimenti sugli animali. È quanto ha chiesto il Parlamento europeo in una risoluzione approvata il 16 settembre.

La fine degli esperimenti sugli animali sembra avvicinarsi sempre di più. Giovedì 16 settembre, il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione per chiedere un piano d’azione a livello comunitario che consenta di abbandonare la vivisezione e passare a metodi alternativi e più etici.

Una scimmia nel laboratorio di Vivotecnia

Una scimmia terrorizzata nel laboratorio di Vivotecnia, in Spagna

Cosa chiede il testo della risoluzione che potrebbe fermare gli esperimenti sugli animali

Eurogroup for animals, Cruelty free europe, Humane society international/Europe, the European coalition to end animal experiments e Peta, che rappresentano oltre 100 organizzazioni in tutta Europa, hanno condotto una campagna a favore della risoluzione e ora chiedono alla Commissione di farne una priorità.

L’obiettivo è quello di introdurre una “graduale eliminazione mediante la riduzione, il perfezionamento e la sostituzione delle procedure su animali vivi a fini scientifici accelerando lo sviluppo dei metodi, delle tecnologie e degli strumenti alternativi non basati sugli animali”, secondo un “calendario chiaro e ambizioso e un elenco di tappe intermedie”.

I parlamentari europei hanno chiesto che siano messi a disposizione finanziamenti sufficienti a medio e lungo termine per garantire lo sviluppo, la convalida e l’introduzione di metodi di sperimentazione alternativi, anche attraverso maggiori finanziamenti nell’ambito di Orizzonte Europa. I deputati affermano inoltre che scienziati, ricercatori e tecnici devono essere formati all’utilizzo di modelli non animali avanzati e alla condivisione delle migliori pratiche.

“Non possiamo che apprezzare questa presa di posizione, speriamo che non resti solo sulla carta”, ha dichiarato il presidente dell’Oipa (l’Organizzazione internazionale protezione animali) Massimo Comparotto in un comunicato stampa.

I conigli detenuti nel laboratorio

I conigli detenuti nel laboratorio di Vivotecnia, in Spagna

Almeno 10 milioni di animali sfruttati in un anno

Nella risoluzione si riconosce come negli ultimi 11 anni (da quando è stata approvata la direttiva 2010/63, che punterebbe a limitare quanto più possibile la sperimentazione animale e ad eliminarla completamente nei casi in cui non sia necessaria) non ci sia stato un cambiamento significativo nel numero complessivo di animali utilizzati a fini scientifici.

Al contrario, il testo evidenzia come nel 2017 sono stati 9,58 milioni i casi in cui gli animali sono stati sfruttati per fini scientifici. Il 69 per cento per condurre ricerche scientifiche, seguito dall’uso a fini regolamentari per rispondere a requisiti legislativi (23 per cento) e dalla produzione ordinaria (5 per cento). La maggior parte delle sperimentazioni effettuate a fini regolamentari riguarda i medicinali per uso umano (61 per cento), seguita dai medicinali per uso veterinario (15 per cento) e dai prodotti chimici industriali (11 per cento).

Inoltre, la risoluzione denuncia come solo in un anno siano stati allevati e uccisi 12 milioni di animali, senza essere stati coinvolti in esperimenti.

Un gruppo di topi in una scatola

In Italia, sono quasi 600mila gli animali utilizzati ogni anno nei laboratori

Riconosciuti i limiti della vivisezione e gli ostacoli ai metodi alternativi

Il testo approvato dal Parlamento va anche a riconoscere tutti gli ostacoli che chi decide di avvalersi dei metodi alternativi è costretto ad affrontare, dalla mancanza di finanziamenti, agli scogli burocratici, e i punti d’ombra che ancora permettono di ricorrere alla vivisezione con così tanta facilità.

Inoltre, si sottolinea come la sostituzione della sperimentazione animale con metodi più avanzati sia necessaria per conseguire gli obiettivi sanitari e ambientali previsti dalla Commissione nel piano di ripresa Next generation Eu e nel Green deal europeo.

“Questo piano d’azione per eliminare la vivisezione è vincente per gli esseri umani, per gli animali e per l’ambiente – ha spiegato alla Peta l’eurodeputata Anja Hazekamp –. La Commissione europea e gli stati membri devono aumentare i loro sforzi per ridurre, rimpiazzare e mettere fine all’uso di animali per scopri scientifici. La vivisezione è ancora praticata in molte aree di competenza della Commissione; quindi, un approccio coerente diventa fondamentale per raggiungere gli obiettivi di sicurezza e sostenibilità. Abbiamo bisogno di sfruttare la scienza, non gli animali”.

Anche i cittadini europei sono contrari agli esperimenti sugli animali

Per i cittadini europei, è importante abbandonare la vivisezione al più presto, come dimostrano anche i sondaggi. Il 70 per cento ritiene che sostituire i testi sugli animali con alternative più etiche dovrebbe essere una priorità per tutta l’Unione e il 75 per cento che bisognerebbe investire di più sui metodi alternativi.

La risoluzione del Parlamento, oltretutto, arriva poco tempo dopo la consegna di una ventina di cuccioli di razza beagle ai laboratori dell’azienda Aptuit di Verona, una multinazionale che, come tante altre, ricorre alla vivisezione per sperimentare i propri farmaci.

cane in gabbia di laboratorio

Uno dei cani rinchiusi nel laboratorio Vivotecnia, in Spagna

Questi venti cuccioli, purtroppo, rappresentano solo una minuscola goccia in un mare molto più grande. All’interno dell’ultimo report diffuso dal ministero della Salute – che ha il compito di autorizzare le procedure che coinvolgono gli animali nel nostro paese –, si legge come in Italia siano quasi 600mila gli animali sfruttati ogni anno nei laboratori. E questi numeri comprendono cani, gatti, primati, roditori, furetti, capre, bovini, suini, rane e pesci, solo per menzionarne alcuni. Anche in questo caso, il numero si riferisce ai dati resi noti nel 2017, visto che da allora non sono mai state comunicate cifre più aggiornate.

La decisione sul testo della risoluzione spetta ora alla Commissione europea che è chiamata a scegliere se cedere alle pressioni delle lobby o ascoltare il volere dei cittadini che rappresenta.

 

Fonte: LIFEGATE

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