L’organismo di chi fa sport non è identico a quello di un sedentario. Alcuni parametri ematici (colesterolo totale, ferro, CPK, LDH, transaminasi) possono cambiare anche in modo sensibile, ma soprattutto vanno a modificarsi le funzionalità tiroidee, le capacità metaboliche e la composizione corporea in termini di massa grassa e di massa muscolare (vedi al proposito l’interessante lavoro di Befroy del 2008 che documenta un aumento metabolico fino al 54% in pari peso di muscolatura nell’atleta rispetto al sedentario). 

Quello che va compreso subito, perché importantissimo ai fini della comprensione di quanto qui detto, è che l’individuo «normale» sotto tutti i punti di vista è quello che fa sport con regolarità.

D’altra parte va anche preso atto del fatto che, per quanto ci si impegni a fornire informazioni scientifiche sulle funzioni dell’organismo sotto sforzo e sui suoi consumi, le bizzarre teorie che è possibile ascoltare sui campi sportivi o sui social sono sempre più incontrollate. Da quello che assume aspirina e Coca-Cola al patito degli antidolorifici; da quello che ti spiega che il tale alimento «acidifica» e il tal altro «alcalinizza», fino a quello che elimina le «tossine» con gli stimolanti.

Per scegliere servono dati scientifici, conoscenze biochimiche e conoscenza degli alimenti e delle dinamiche metaboliche del nostro organismo sotto sforzo.

Proviamo dunque a fare una sintesi delle quattro esigenze nutrizionali primarie dell’organismo di un atleta:

1) normocaloricità (o lieve ipercaloricità) rispetto ai fabbisogni nella vita quotidiana;

2) normoproteicità (o lieve iperproteicità) rispetto ai fabbisogni nella vita quotidiana;

3) ripristino minerale di tipo selettivo;

4) controllo dell’ossidazione e dell’infiammazione.

Queste quattro esigenze, diverse rispetto a quelle del sedentario, se correttamente rispettate, portano a un’automatica e conseguente limitazione della massa grassa su livelli ideali per lo sport praticato, e a un adeguato sviluppo della massa muscolare, funzionale all’attività svolta.

Su questi quattro elementi serve indagare a fondo per arrivare a comprendere con chiarezza fino a che punto il loro rispetto sia fondamentale per la prestazione.

 

Fonte: L’altra medicina

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