Ma come sarà il mondo quando ci saranno 10 miliardi di esseri umani? Ci saranno abbastanza risorse per tutti? Ci sarà abbastanza cibo?

Entro il 2030, i 7,6 miliardi di persone che attualmente vivono sul pianeta Terra saranno circa un miliardo in più. Arriveranno a 9,8 miliardi, invece, nel 2050. E’ la previsione di crescita della popolazione mondiale che arriva dal World Population Prospects 2017, un rapporto delle Nazioni Unite che include informazioni e statistiche su 233 Paesi del mondo. Ma come sarà il mondo quando ci saranno 10 miliardi di esseri umani? Ci saranno abbastanza risorse per tutti? Ci sarà abbastanza cibo?

Poco più di un decennio fa, John Beddington, professore di biologia applicata, disse che il mondo stava affrontando “la tempesta perfetta”. Per Beddington la crescente domanda di cibo, energia e acqua potrebbe lasciare il pianeta di fronte a gravi carenze di tutti e tre entro il 2030, scatenando conflitti e disordini.

Ora, c’è da dire che negli ultimi 10 anni (cioè dopo che Beddington ha fatto la sua previsione), le stime di crescita sono cambiate. Ma le questioni nel loro insieme non sembrano meno urgenti. Le preoccupazioni riguardano innanzitutto il collasso ecologico. Ma quella ambientale non sarà l’unica sfida del 21° secolo per il pianeta Terra, che sembra anche mal equipaggiato per affrontare. I timori abbondano anche sul fronte del lavoro, con l’intelligenza artificiale e l’automazione che potrebbero portare disoccupazione di massa, disuguaglianze e persino caste biologiche di superumani.

Di quanta energia avremo bisogno

Una popolazione più numerosa rende più difficile trattare l’ambiente nel modo giusto. Questo vale oggi, con 7,6 miliardi di abitanti terrestri. E varrà ancora di più nel 2050, con 10 miliardi di persone. Alcune ricerche, tuttavia, lasciano ben sperare. Un’analisi condotta dall’Università di Leeds, ha scoperto che utilizzando il 60% di energia in meno rispetto ad oggi, entro il 2050 si potrebbero fornire standard di vita dignitosi a una popolazione globale di 10 miliardi di persone. Si tratta del 75% in meno di energia rispetto a quanto attualmente si prevede che il mondo possa consumare entro il 2050.

Paesi come gli Stati Uniti e l’Australia attualmente consumano più energia pro capite. Ma questo potrebbe essere ridotto del 90%, pur garantendo standard di vita dignitosi per tutti. E il fabbisogno energetico rimanente potrebbe probabilmente provenire da fonti pulite e rinnovabili. E allora, come potrebbe essere possibile tutto questo? Raggiungere un mondo del genere richiede un’azione radicale su tutti i fronti, compresa la diffusione di massa delle migliori tecnologie disponibili: gli edifici, i veicoli, gli elettrodomestici e i sistemi di illuminazione più efficienti dal punto di vista energetico, insieme alle strutture più avanzate per produrre e riciclare tutti i materiali necessari.

Richiede anche di ridurre drasticamente la quantità di energia e risorse consumate. Non ci sarà più spazio per seconde case, seconde auto, docce multiple in un solo appartamento, aggiornamenti semestrali di gadget elettronici (nuovi smartphone, ad esempio), scarpe nuove per ogni stagione o piatti pieni di carne rossa sette sere a settimana.

Dovremmo frenare i livelli di consumo eccessivo dei ricchi per migliorare le condizioni di vita dei 3,5 miliardi di persone che vivono con meno di 5,50 dollari al giorno. In altre parole, saremo costretti ad appiattire le disuguaglianze globali. Cambieremo probabilmente gli alloggi, che saranno di dimensioni adeguate, capaci di mantenere una temperatura confortevole tutto l’anno, con acqua calda pulita e corrente, senza troppo dispiego energetico. Saranno tutte azioni delle quali non potremo fare a meno, per provare ad evitare quelli che tutti chiamano il collasso ecologico.

Cambiamenti climatici e crisi alimentare

Con la popolazione mondiale in crescita di circa 80 milioni all’anno, e con la stima dei 10 miliardi di abitanti per il 2050, i numeri dicono che per quella data la domanda di cibo potrebbe essere superiore del 70% rispetto al 2014. Le temperature globali, nel frattempo, stanno aumentando di una media di 0,18 °C per decennio, influenzando i raccolti proprio nel momento in cui crescono le esigenze alimentari.

Uno studio austriaco ha scoperto che, per ogni aumento di 1°C delle temperature medie, i raccolti diminuiranno tra il 3,1% e il 7,4%. L’agricoltura nelle aree aride, e persino in alcune aree d’Europa, rischia di essere influenzata pesantemente. Agli effetti incrementali dell’aumento della temperatura si sovrapporranno eventi estremi come siccità, inondazioni, incendi e che si prevede diventeranno più frequenti a causa dei cambiamenti climatici.“Non stiamo parlando solo di abbassare i raccolti, stiamo parlando di una perdita completa della produttività di un anno, che può essere devastante per le comunità che non hanno altre opzioni”, ha detto Peter Smith, direttore scientifico di Scotland’s Climate Change Center of Expertise e professore di scienze vegetali e del suolo presso l’Università di Aberdeen.

Esistono, tuttavia, misure come il miglioramento delle modalità di produzione del cibo e il rafforzamento dei collegamenti commerciali che potrebbero mitigare questi effetti. La Cina è un esempio di come i Paesi possono aumentare la loro produzione alimentare. Pechino ha raggiunto quello che è stato descritto come un “miracolo agricolo” nella coltivazione di cibo a sufficienza per i suoi 1,4 miliardi di persone. Eppure, la nazione più popolosa del mondo offre anche lezioni cautelative, perché alti livelli di inquinamento e di emissioni di gas serra sono il risultato del suo uso massiccio di fertilizzanti azotati.

Un cambiamento irrimediabile

Che ci piaccia o no, il cambiamento sta arrivando. E la popolazione mondiale che corre verso i 10 miliardi sarà una variabile determinante. In futuro potremmo vedere aziende come Uber che sostituiranno la totalità dei veicoli privati, e lo faranno con auto a guida autonoma. Le fabbriche robotiche produrranno in abbondanza carne sintetica. Molte professioni (legali e sanitarie, innanzitutto) saranno sostituite da algoritmi alimentati da dati provenienti da tutto il mondo. Serviranno nuovi equilibri e nuove abitudini.

 

Fonte: 24+ de IlSole24Ore

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