Esposizione a inquinamento atmosferico e presenza di placche di beta-amiloide nel cervello
Articolo del 03 Dicembre 2020
Un nuovo studio statunitense è giunto alla conclusione che l’esposizione a livelli elevati di inquinamento atmosferico si associa a maggiori probabilità che siano presenti nel cervello placche di proteina beta-amiloide.
L’evidenza è emersa da un’analisi che ha combinato i dati sull’inquinamento ambientale della Environmental Protection Agency con le informazioni estrapolate dalle scansioni cerebrali di oltre 18.000 pazienti con deterioramento cognitivo.
“Vivere in aree con elevate concentrazioni di polveri sottili può esporre al rischio che alla PET sia osservata la proteina beta- amiloide”, dice l’autore principale dello studio Leonardo Iaccarino, del Memory and Aging Center del Weill Institute for Neurosciences dell’Università della California di San Francisco.
“Naturalmente, questo non è il primo studio a mostrare una relazione tra inquinamento atmosferico e deterioramento cognitivo e demenza, ma è il primo studio di grandi dimensioni che osserva un’associazione tra inquinamento ambientale e un biomarcatore per la malattia di Alzheimer”, ha aggiunto Iaccarino.
Lo studio
Per indagare sul possibile legame tra inquinamento atmosferico e placche di beta-amiloide, Iaccarino e colleghi hanno condotto un’analisi secondaria dei dati dello lo studio Imaging Dementia – Evidence for Amyloid Scanning (IDEAS) e li hanno combinati con informazioni storiche fornite dall’EPA sull’inquinamento da polveri sottili e ozono in due momenti temporali.
Lo studio IDEAS ha reclutato beneficiari di Medicare con un’età pari o superiore ai 65 anni con deterioramento cognitivo lieve (MCI) o demenza di eziologia incerta. Tutti i partecipanti allo studio sono stati sottoposti a una PET amiloide con uno dei tre traccianti radiofarmaceutici approvati dalla Food and Drug Administration.
L’analisi ha riguardato 18.178 partecipanti (età media 75,8). 10.991 partecipanti avevano deterioramento cognitivo lieve e 7.187 demenza.
Dopo l’aggiustamento per fattori demografici, socioeconomici e relativi allo stile di vita e per le comorbilità cliniche, tra cui malattie respiratorie, cardiovascolari, cerebrovascolari, psichiatriche e neurologiche, i ricercatori hanno osservato che viveva in aree con maggiori concentrazioni di PM 2.5 presentavano un aumento delle probabilità di positività alla PET amiloide.
Tra i soggetti che vivevano in un’area a elevata esposizione nel 2002-2003, le probabilità di una PET amiloide positiva erano maggiori del 10% (odds ratio 1,10). Con una maggiore esposizione nel 2015-2016, le probabilità aumentavano del 15% (OR 1,15).
Fonte: QuotidianoSanità.it