Ictus, i tre sintomi per riconoscerlo da insegnare ai bambini
Articolo del 14 Maggio 2023
In Italia, l’ictus rappresenta la prima causa complessiva di disabilità e la terza di morte, subito dopo le malattie del cuore e il cancro. Inoltre, l’ictus è il secondo fattore responsabile della demenza, il cui rischio risulta fortemente aumentato dopo questo grave evento clinico. Sono numeri rilevanti, che devono ricordarci l’importanza della prevenzione e della diagnosi tempestiva. In questa patologia, infatti, il tempo è l’elemento chiave per ridurre il rischio di complicanze gravi, potenzialmente fatali. Eppure, in caso di allarme, non sempre si è a conoscenza di queste informazioni. E così si lasciano passare minuti o ore determinanti per la salute e la qualità di vita futura del paziente. A spiegarlo, oggi, sono gli esperti dell’associazione A.L.I.Ce. Italia Odv (Associazione per la Lotta all’Ictus Cerebrale), che hanno appena presentato un progetto didattico, chiamato Fast Heroes, rivolto alle scuole primarie. Si tratta di un progetto internazionale, sviluppato dall’Università della Macedonia e rilanciato in Italia dall’associazione A.L.I.Ce., in occasione del mese di aprile, dedicato alla prevenzione dell’ictus.
Ictus: minuti e neuroni persi
L’ictus è oggi una condizione sempre più curabile, soprattutto se presa per tempo. “In caso di sintomi, per ogni minuto che passa si perdono dai 2 ai 10 mesi di vita neuronale”, chiarisce Danilo Toni, Direttore Unità Trattamento Neurovascolare del Policlinico Umberto I di Roma, durante la presentazione del progetto al Ministero della Salute. “La presa in carico del paziente con sospetto di ictus segue un percorso preciso, che ha i suoi tempi. Sono necessarie analisi di imaging biomedico, che servono ad effettuare la diagnosi, a capire l’entità del danno e a scegliere il trattamento più adeguato”. Per esempio, la trombolisi è un particolare terapia farmacologica che aiuta a disostruire l’arteria occlusa – fenomeno alla base dell’ictus – e che si può effettuare soltanto entro una certa finestra temporale. I tempi delle indagini diagnostiche sono cadenzati e stretti: anche 10-15 minuti in più o in meno possono fare la differenza. Fra le complicanze che possono manifestarsi, anche a lungo termine, ci sono la difficoltà nei movimenti (spasticità), alterazioni nella comprensione e nella produzione del linguaggio e del pensiero.
Bambini, i “messaggeri” più efficaci
Ma come far passare questo messaggio? Gli esperti hanno riflettuto sul fatto che l’Italia è sempre più un paese di nonni. “L’età media delle persone colpite da ictus è 70 anni”, sottolinea Nicoletta Reale, past president di A.L.I.Ce. Italia Odv, “e circa la metà di loro ha nipoti, con cui secondo recenti stime trascorre almeno 2 giorni a settimana”. Di qui l’idea del progetto: veicolare l’informazione dell’importanza della diagnosi precoce proprio attraverso i bambini, “messaggeri” più efficaci ed ascoltati rispetto a figli, altri familiari e amici. L’obiettivo dell’iniziativa è insegnare ai piccoli partecipanti a riconoscere i 3 principali sintomi associati all’ictus, in modo che, in presenza di questi campanelli d’allarme, possano aiutare i nonni, chiamando il 112. Sperando che quest’evenienza non capiti mai, i bambini potranno comunque “educare” i genitori: trasmetteranno l’informazione in famiglia, diventando e sentendosi piccoli insegnanti e piccoli eroi, ai loro occhi e a quelli dei loro nonni.
Fast Heroes, il programma in concreto
Il progetto prevede un programma interattivo che gli insegnanti possono proporre alle loro classi. Ma l’iniziativa non è solo per le scuole: i bambini con un genitore o un adulto possono seguirlo, anche se la loro classe non prende parte. Per tutte le informazioni e per iscriversi al percorso si può fare riferimento al sito sito http://fastheroes.com. Per l’iscrizione degli insegnanti, inoltre, c’è anche un’altra piattaforma, chiamata EDUCAZIONE DIGITALE, che guida alla costruzione delle lezioni, a cui è possibile accedere inviando un’email all’indirizzo fastheroes@aimcommunication.eu. Il programma è composto da 5 ore di lezione, distribuite in 5 settimane; sul sito i materiali includono giochi e un e-book, mentre sulla piattaforma per gli insegnanti ci sono anche delle guide, un quiz, un video, una sigla e una coreografia, documenti per la formazione dei docenti, un attestato finale e una lettera per i supernonni.
Dai sintomi all’azione
I 3 sintomi centrali, insegnati ai bambini, sono:
1. viso che cade o bocca storta
2. braccio debole
3. difficoltà nel parlare
Per ricordare meglio i sintomi, basta pensare all’acronimo FAST del progetto Fast Heroes. F sta per face (volto), dunque faccia storta o paresi facciale, A per arms (braccio che non sta su), C sta per speech (linguaggio), dove la persona può non riuscire a ripetere una breve frase, e T per time, il tempo o anche il telefono per chiamare i soccorsi.
In presenza anche di uno solo di questi sintomi è centrale chiamare subito il 112, senza temporeggiare e senza recarsi autonomamente al pronto soccorso. “Altrimenti il rischio è quello di perdere minuti preziosi, magari per provare a sentire prima il parere di un amico medico”, sottolinea Andrea Vianello, presidente di A.L.I.Ce. Italia Odv, durante la presentazione del progetto. “Ma un medico al telefono non può fare nulla, se non di nuovo suggerire di contattare i soccorsi”. Inoltre, è importante non andare da soli all’ospedale e, già all’interno della chiamata al 112, è bene indicare i sintomi presenti, soprattutto quelli indicati. “Già dalla prima telefonata, infatti, viene istituita la rete di soccorso”, aggiunge Vianello, “per cui sulla base dei sintomi il paziente viene indirizzato verso un ospedale o un centro preparato nella gestione dell’ictus”.
Fonte: Galileo