Il bullismo e gli effetti sulle strutture cerebrali
Articolo del 15 Novembre 2024
Il bullismo è un problema sociale complesso e diffuso, con effetti gravi e duraturi su chi ne è vittima. Se tradizionalmente si pensava al bullismo solo in termini di danni psicologici, oggi sappiamo che le conseguenze di questo trauma sono anche fisiche e riguardano direttamente il cervello. Diversi studi di neuroscienza hanno infatti dimostrato che esperienze di bullismo protratte nel tempo possono alterare alcune strutture cerebrali, influenzando la regolazione delle emozioni, le capacità cognitive e la salute mentale a lungo termine.
Gli effetti neurobiologici del bullismo: come lo stress cronico altera il cervello
Il bullismo innesca una reazione di stress cronico nelle vittime, simile a quella che il nostro organismo attiva in situazioni di pericolo. Di fronte a un’aggressione – fisica o verbale – il cervello reagisce producendo ormoni dello stress, come il cortisolo, che in quantità moderate aiutano a far fronte a minacce temporanee. Tuttavia, nelle vittime di bullismo, che affrontano aggressioni ripetute, il livello di stress resta costantemente alto. Il cortisolo in eccesso, oltre a generare uno stato di allerta continua, può avere effetti tossici su diverse strutture cerebrali, specialmente nei giovani in fase di sviluppo.
I cambiamenti nelle strutture cerebrali
Gli studi di neuroimaging, che utilizzano tecnologie avanzate come la risonanza magnetica (MRI), hanno mostrato che il cervello delle vittime di bullismo presenta alterazioni strutturali e funzionali in alcune aree fondamentali per l’elaborazione emotiva e cognitiva. Vediamo in dettaglio quali aree sono più colpite.
- Ippocampo: è la regione cerebrale responsabile della memoria e della gestione delle emozioni. Lo stress prolungato associato al bullismo può ridurre il volume e la densità dell’ippocampo, indebolendo le connessioni neuronali in questa area. Questa riduzione di massa rende le vittime più vulnerabili a disturbi dell’umore come depressione e ansia e compromette la loro capacità di gestire esperienze emotivamente intense. Un ippocampo compromesso è associato anche a difficoltà nel mantenimento della memoria a lungo termine, influendo negativamente su apprendimento e concentrazione.
- Amigdala: è una struttura coinvolta nella gestione della paura e delle risposte emotive immediate. Nelle vittime di bullismo, l’amigdala può diventare iperattiva, sviluppando una sensibilità eccessiva agli stimoli negativi e una costante percezione di pericolo. Questo può generare una risposta di “lotta o fuga” anche in situazioni normali, portando a comportamenti evitanti e a una difficoltà generalizzata a relazionarsi con gli altri. Una amigdala iperattiva è infatti collegata ad alti livelli di ansia e a una maggiore predisposizione agli attacchi di panico.
- Corteccia prefrontale: è la parte del cervello che regola il controllo delle emozioni, la capacità di risolvere problemi e la pianificazione delle azioni. Lo stress cronico può interferire con lo sviluppo di quest’area, che è ancora in fase di maturazione negli adolescenti. Nelle vittime di bullismo, la corteccia prefrontale può subire una riduzione della connettività neuronale, compromettendo le abilità di autocontrollo e di gestione degli impulsi. La persona potrebbe quindi avere difficoltà a prendere decisioni, a pianificare il futuro o a gestire i conflitti interni ed esterni.
L’impatto del bullismo sulla salute mentale e le conseguenze a lungo termine
Le alterazioni nelle strutture cerebrali delle vittime di bullismo hanno un impatto diretto sulla salute mentale. Il rischio di sviluppare ansia, depressione, disturbo post-traumatico da stress (PTSD) e comportamenti auto-distruttivi è significativamente più alto nelle persone che hanno subito bullismo. Le esperienze di bullismo possono anche influenzare negativamente l’autostima, portando la vittima a interiorizzare sentimenti di colpa o vergogna, che peggiorano ulteriormente il benessere psicologico.
Come intervenire?
Comprendere che il bullismo ha un impatto diretto sulle strutture cerebrali apre nuove prospettive per la prevenzione e il trattamento. Il supporto psicologico può aiutare le vittime a gestire l’impatto emotivo e a promuovere strategie di coping per ridurre i livelli di stress cronico. Terapie come la mindfulness, la terapia cognitivo-comportamentale (CBT) e il supporto sociale possono aiutare a ristabilire l’equilibrio neurobiologico, riducendo la produzione di cortisolo e aiutando a rafforzare le aree cerebrali compromesse.
Investire in programmi di prevenzione del bullismo nelle scuole e nei luoghi di lavoro è fondamentale per ridurre il rischio di esposizione al bullismo e per sensibilizzare la comunità sugli effetti neurobiologici di questo fenomeno.
Per approfondimenti: FOCUS