Il caldo estremo mette in ginocchio Pakistan e India. Il climatologo: “A rischio anche i paesi vicini, c’è il pericolo di migrazioni climatiche”
Articolo del 17 Maggio 2022
Le ondate di caldo estremo in India e Pakistan, dove in questa stagione si raggiungono normalmente i 40°C, quest’anno portano temperature superiori alla norma. Le previsioni? Potrebbero essere superati i record di 51 gradi nel 2016 in India e di 53,50 gradi nel 2010 in Pakistan. Complice il cambiamento climatico che dall’altra parte del mondo, in California, porta siccità e disagi, ma ha effetti devastanti soprattutto nei Paesi più fragili. Già in questi giorni India e Pakistan devono affrontare diverse emergenze, come la carenza di acqua, proprio ora che l’India mirava a esportare il grano per alleviarne la mancanza dovuta alla guerra in Ucraina. E poi ci sono la crescita della domanda energetica, con il contestuale aumento vertiginoso dell’utilizzo di ventilatori e, per chi può permetterselo, di condizionatori, che porta a frequenti black-out in tutta l’India e l’emergenza incendi nelle discariche a cielo aperto delle megalopoli. In diverse aree dell’India le temperature hanno superato i 45°C e il Dipartimento meteorologico indiano avverte che nei prossimi giorni dovrebbero salire ancora. “Ci sono una serie di motivi contingenti, come una certa variabilità climatica che è naturale, ma anche il riscaldamento globale. In realtà le temperature medie aumentano più nell’area del Mediterraneo, solo che in Paesi come India e Pakistan si parte già da temperature vicine alla soglia di tolleranza” spiega a ilfattoquotidiano.it Antonello Pasini, fisico climatologo presso il Cnr.
Il fisico climatologo Pasini: “Le aree a rischio migrazioni climatiche” – “Ci sono diverse aree che mi preoccupano da questo punto di vista – aggiunge – come l’Afghanistan e i Paesi limitrofi, dove le ondate di siccità iniziano a perdurare da anni e dove, oltre alle questioni politiche, anche il cambiamento climatico potrebbe portare a nuove ondate migratorie”. Come è avvenuto in Siria, dove la siccità è peggiorata a livelli record proprio a causa del riscaldamento globale, aggravando i disordini sociali e facendoli sfociare nella rivolta aperta nel 2011 e che, a sua volta, ha portato a una guerra civile allargata a livello internazionale.
l caldo che soffoca India e Pakistan – Per quanto riguarda India e Pakistan “ci troviamo nella stagione che precede quella dei monsoni” che a giugno porterà un cambiamento di vento con precipitazioni, ma anche cicloni tropicali e tifoni. “Prima che ciò avvenga – spiega Pasini – le ondate di calore di aprile e maggio sono tipiche”. Particolarmente violente quelle del 2010, 2015, 2019 e del 2021. D’altro canto, dal 2010 a oggi, in India le ondate di caldo hanno ucciso più di 6.500 persone. “Quest’anno – sottolinea il climatologo del Cnr – sembrano essere iniziate un mese prima del solito e con una maggiore intensità”. L’India ha vissuto il marzo più caldo degli ultimi 122 anni, secondo il dipartimento meteorologico e le ondate di calore di aprile, durante il Ramadan, stanno rendendo il digiuno ancora più difficile. In questi giorni, il termometro ha raggiunto i 47,5°C a Nawabshah, in Pakistan e nei prossimi si potrebbe arrivare a 48 in alcune zone rurali del Sindh, mentre nella capitale indiana dove vivono 30 milioni di persone, New Delhi, sono stati superati i 42 gradi e i servizi meteorologici prevedono si arrivi a 46°C. Barmer ha già registrato i 45 gradi. Sono quindici gli Stati federati dell’India, secondo il Center for Science and Environment (CSE), ad essere stati colpiti da ondate di calore, particolarmente violenti a Rajasthan e Madhya Pradesh. Persino di notte, le temperature non scendono mai molto al di sotto dei 30 gradi. E, tra India e Pakistan, si parla di aree dove vive il 10 per cento della popolazione mondiale e dove la maggior parte dei cittadini vive senza aria condizionata.
Cosa causa le ondate di calore violente (nonostante La Niña) – Dietro tutto questo ci sono diverse ragioni. “A marzo ha piovuto poco – spiega Pasini – e il terreno è più secco, rilascia meno umidità all’aria che, se secca, si riscalda prima. Tra l’altro quest’anno si prevedevano meno ondate di calore, per l’influenza de La Niña”. Il fenomeno porta a un raffreddamento (invece che al riscaldamento, come avviene con El Niño) della temperatura delle acque superficiali dell’Oceano Pacifico centrale ed orientale. “È un ciclo naturale che avviene ogni 5-7 anni e che influenza ciò che avviene in diverse aree del Pianeta. In India si aspettavano temperature inferiori e, per questo, è ancora più sorprendente che si registrino ondate di calore violente”. Le cause? “Da un lato la variabilità naturale del clima, dall’altro si tratta di ondate di calore dovute al riscaldamento globale di origine antropica, sempre più frequenti e forti”.
Cosa sta accadendo in California – Anche se si tratta di una situazione diversa, è legato al cambiamento climatico anche ciò che sta avvenendo in California dove, a causa della prolungata siccità, sono state introdotte alcune misure di emergenza per ridurre il consumo di acqua. Misure che riguarderanno circa 6 milioni di persone. “Il cambiamento climatico aumenta la temperatura media – spiega Pasini – ma anche la circolazione dell’aria che, per dissipare il calore e l’energia che è nell’atmosfera, si muove dall’Equatore verso il Polo Nord. Questi grossi spostamenti di masse d’aria creano moti turbolenti: l’aria non si riscalda lentamente, ma le ondate di calore arrivano in modo violento”. Il fenomeno coinvolge anche Europa e Italia. “Se prima l’aria si spostava più lentamente lungo i paralleli, pensiamo all’anticiclone delle Azzorre che veniva dall’Atlantico ed era più mite – aggiunge il climatologo – ora gli anticicloni africani si muovono da Sud a Nord e viceversa, provocando sbalzi di temperatura”.
Gli effetti su Paesi più fragili – Tutto questo porta effetti devastanti in territori già fragili dal punto di vista economico, sociale e dell’adattamento ai cambiamenti climatici. E poi c’è una questione di base: India e Pakistan registrano già temperature superiori, rispetto a quelle del Mediterraneo. “Di fatto, mentre l’Italia si è riscaldata in media di due gradi negli ultimi cent’anni, un rapporto recente del servizio metereologico indiano – racconta Pasini – ha rivelato che il Paese si è riscaldato nello stesso periodo di circa 0,8 °C, dunque molto meno di noi”. Il problema è che in aree del mondo come India e Pakistan, partendo da temperature più alte “basta poco a raggiungere la soglia di tolleranza fisiologica”. Nei prossimi giorni in alcune zone sono previsti i 50 gradi e la stagione dei monsoni non arriverà prima dell’inizio di giugno, tra l’altro partendo dal Sud dell’India e coinvolgendo solo poco alla volta la parte settentrionale. “In queste aree, se non ci fosse l’acqua che scende dall’Himalaya – aggiunge il fisico climatologo del Cnr – non si potrebbe nemmeno fare agricoltura”. Ed è uno dei problemi.
La carenza di acqua rema contro il grano che serve in tempi di guerra – Molte regioni stanno segnalando una carenza idrica, destinata ad aumentare fino alle prime precipitazioni e che colpirà più duramente gli agricoltori. Momento peggiore non poteva esserci per i coltivatori di grano, giacché l’India puntava ad aumentare le esportazioni per aiutare ad alleviare una carenza globale dovuta alla guerra in Ucraina. Invece gli agricoltori (che rappresentano in India il 40% della forza lavoro), proprio in questo momento sono costretti a utilizzare l’acqua con parsimonia. Senza contare i problemi che questo può causare alla salute pubblica. Un altro tema è legato al fatto che la principale fonte di elettricità dell’India è il carbone: l’approvvigionamento per le centrali termoelettriche è insufficiente rispetto alla crescente domanda di energia. E mentre aumenta l’utilizzo di ventilatori e – solo per chi può permetterselo – condizionatori, gli stati indiani del Rajasthan, del Gujarat e dell’Andhra Pradesh hanno imposto tagli all’elettricità alle fabbriche. Nel frattempo, solo a Nuova Delhi in un mese il caldo da record ha provocato quattro incendi nelle discariche della megalopoli, con conseguenze disastrose nelle aree vicine.
Cosa aspettarsi – Quello che sta accadendo è un assaggio di ciò che avverrà, prima o poi, anche in Italia? “Già abbiamo avuto i nostri assaggi – spiega Pasini – perché gli anticicloni che prima stavano permanentemente nel deserto del Sahara, adesso arrivano nel Mediterraneo, portano grande caldo e siccità”. Basti pensare ai 48 gradi della scorsa estate in Sicilia. Non solo: “Quando si ritraggono sull’Africa, perché per ora non hanno ancora la forza di rimanere sul Mediterraneo, entrano le correnti fredde da Nord che, arrivando su un’area calda e umida, portano eventi estremi opposti, come alluvioni lampo e chicchi di grandine grossi come palle da tennis. Sono le due facce della stessa medaglia, ma il nostro territorio è tutt’altro che pronto a gestire questo tipo di eventi“.
Fonte: Il Fatto Quotidiano