Il convegno di Busan e la lotta contro l’inquinamento da plastica
Articolo del 20 Dicembre 2024
L’inquinamento da plastica è una delle sfide ambientali più pressanti del nostro tempo. Ogni anno, milioni di tonnellate di plastica finiscono negli oceani, causando danni irreparabili agli ecosistemi marini, alla fauna e, in ultima analisi, alla salute umana. In questo contesto, i negoziati svoltisi a Busan, in Corea del Sud, dal 25 novembre al 1º dicembre 2024, hanno rappresentato un momento cruciale per la comunità internazionale nella definizione di una strategia globale per affrontare questa emergenza.
Un problema globale
Secondo l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), nel 2019 sono state prodotte circa 460 milioni di tonnellate di plastica, un dato che si prevede in crescita nei prossimi decenni. Di queste, meno del 10% viene riciclato. La plastica che non è riciclata spesso finisce in discariche, inceneritori o, peggio, dispersa nell’ambiente. Gli oceani, in particolare, sono vittime di questo inquinamento, con circa 8 milioni di tonnellate di plastica che vi si riversano ogni anno, equivalenti a un camion di rifiuti al minuto.
Il convegno di Busan: obiettivi e sfide
I rappresentanti di 178 paesi si sono riuniti a Busan con l’obiettivo di negoziare un trattato globale giuridicamente vincolante contro l’inquinamento da plastica. Tuttavia, il convegno si è concluso senza un accordo definitivo, evidenziando profonde divisioni tra i partecipanti su questioni chiave.
Tra i temi più controversi:
- Riduzione della produzione di plastica: la “Coalizione dalle alte ambizioni” (HAC), che include paesi europei, asiatici e africani, ha spinto per l’introduzione di limiti vincolanti alla produzione di plastica. Tuttavia, nazioni produttrici di petrolio come Arabia Saudita, Russia e Iran si sono opposte, preferendo concentrare gli sforzi sulla gestione dei rifiuti e sul riciclo.
- Elenco delle sostanze nocive: la definizione di un elenco di sostanze chimiche dannose contenute nella plastica ha rappresentato un altro punto di disaccordo, con alcuni paesi che temono ripercussioni economiche sul proprio settore industriale.
- Supporto ai paesi in via di sviluppo: i finanziamenti per aiutare i paesi meno sviluppati a implementare infrastrutture adeguate per la gestione dei rifiuti sono rimasti un argomento irrisolto.
Luis Vayas Valdivieso, presidente dei negoziati, ha sottolineato che “le divergenze su alcune questioni chiave ci hanno impedito di arrivare a un accordo. Sarà necessario più tempo per trovare un compromesso.”
Le prospettive future
Nonostante la mancata adozione di un trattato, il convegno di Busan ha rappresentato un passo avanti importante nel consolidare il consenso globale sull’urgenza di agire. Le discussioni riprenderanno nei prossimi mesi, con l’obiettivo di superare le attuali divergenze e giungere a un accordo che possa fare la differenza su scala globale.
Nel frattempo, è fondamentale che ogni paese intensifichi i propri sforzi per ridurre l’utilizzo di plastica monouso, promuovere il riciclo e sensibilizzare l’opinione pubblica. Solo attraverso un impegno collettivo sarà possibile contrastare efficacemente l’inquinamento da plastica e proteggere il nostro pianeta per le generazioni future.
Per approfondimenti: LIFEGATE