Il mal di testa degli astronauti che preoccupa la Nasa (e serve a conoscere meglio quelli terrestri)
Articolo del 21 Febbraio 2022
La cefalea spaziale sarebbe provocata da problemi di circolazione venosa a livello cerebrale e può causare anche gravi danni a livello visivo.
Una sindrome viene considerata dalla Nasa uno dei maggiori problemi per la conquista dello spazio. Ha colpito circa metà dei suoi astronauti e si chiama Sans, acronimo di Spaceflight-associated neuro-ocular syndrome, cioè sindrome neuro-oculare da viaggi spaziali. Oltre a mal di testa provoca disturbi dell’acuità visiva, lesioni retiniche ed edema del disco ottico. Pare che nella microgravità dello spazio il liquor, cioè il liquido di protezione in cui sono immersi il cervello e tutto il sistema nervoso centrale fino all’ultimo neurone del midollo spinale in fondo alla schiena, tenda a defluire verso l’alto facendo aumentare la pressione nella scatola cranica e provocando i sintomi della Sans. Già nel 2019 i ricercatori olandesi dell’Università di Leiden diretti da Michel Ferrari avevano individuato un mal di testa che colpiva il 71 per cento degli astronauti che invece a terra non avevano attacchi e fu denominato cefalea spaziale.
Già ai tempi delle missioni Apollo
Era comparsa nelle missioni Apollo dove fu ascritto alla cinetosi da assenza di gravità, situazione simile a quella che si prova sulle montagne russe con nausea, vomito e vertigine. Gli astronauti avevano però solo mal di testa. Caratterizzato da un dolore lieve-moderato risolvibile con analgesici, che si ritenne legato sia a variazioni di pressione intracranica per la microgravità spaziale, sia alla ridotta pressione di ossigeno nel sangue diretto al cervello. Adesso, alla luce di uno studio appena pubblicato sulla rivista Jama dall’Università del South Carolina, possiamo dire che i ricercatori olandesi non erano andati lontano dalla verità, tant’è che dopo la pubblicazione di Jama è stato richiesto il parere di Roberto De Simone, specialista dell’Università Federico II° di Napoli, che da anni studia presso il suo centro cefalee una sindrome che secondo i ricercatori americani è il modello terrestre della Sans: l’IIH, acronimo di idiopathic intracranial hypertension, cioè ipertensione idiopatica intracranica, che sul pianeta terra provoca una cefalea cronica associata a nausea, alterazioni della vista e tinnito, cioè ronzii all’orecchio e acufeni.
Il «modello terrestre»
Ma cos’hanno in comune gli astronauti della Nasa e questi pazienti, spesso giovani donne in sovrappeso? Un segno peculiare dell’IIH è nel fondo dell’occhio: il papilledema, cioè il rigonfiamento del disco ottico per aumentata pressione intracranica, un riscontro che farebbe subito pensare a un tumore che invece non c’è: si parla infatti di Pseudotumor cerebri, cioè pseudo-tumore cerebrale. La causa è invece lo schiacciamento di un tratto della vena cerebrale chiamata seno trasverso che porta via il sangue venoso dal cervello. Se non svolge bene questa sua funzione la pressione venosa cerebrale aumenta e ciò si ripercuote sulla pressione del liquor, continuamente prodotto, e rimosso proprio con il sangue venoso, un po’ come una vasca con rubinetto e tappo di scarico sempre aperti affinché il livello dell’acqua non cambi.
Mal di capo cronico
Pare che alterazioni di questi flussi interessino in modo lieve quasi un quarto delle persone senza dare problemi e molti hanno un’ipertensione intracranica da stenosi venose di cui nemmeno s’accorgono. Ma il papilledema può anche mancare e in questo caso si parla di IHWOP, acronimo di Idiopatic Intracranial Hypertension Without Papilledema, cioé ipertensione idiopatica intracranica senza papilledema, una situazione ingannevole che può imbrogliare il medico a cui così sfugge la causa di questo mal di testa. «L’aumento della pressione intracranica da IIHWOP porta a progressiva sensibilizzazione delle vie del dolore — dice il professor De Simone —. Il mal di testa diventa quindi cronico e non passa finché non si decomprime la pressione intracranica con una puntura lombare facendo scomparire cefalee che da anni resistevano a ogni trattamento». Funzionerà anche con gli astronauti ?
Turismo tra le stelle
Il rischio Sans riguarda anche chi si avventurerà nello spazio senza aver superato le maglie della selezione dei medici della Nasa. Per ora le crociere spaziali sono alla portata solo di pochi miliardari come Richard Branson, giunto a 490 Km dalla terra con Virgin Galactic, o Jeff Bezos con la Blue Origin, poi salito con la Shepard oltre la linea Karman, la barriera convenzionale fra Terra e immensità siderale. La prima missione interamente civile che ha oltrepassato l’atmosfera terrestre arrivando a 575 Km è quella di Inspiration4 di Jared Isaacman. Di questo passo saranno sempre più quelli a rischio di Sans: la Virgin Galactic di Richard Branson ha già venduto centinaia di biglietti per viaggi suborbitali a 250mila dollari l’uno, così come ha fatto il miliardario sudafricano-canadese Elon Musk con SpaceX, la navetta che orbiterà su di noi come una seconda luna ospitando chi vuole guardare la Terra dalle stelle.
Fonte: Corriere della Sera