Il nuovo vaccino per l’Herpes Zoster, un’occasione da non perdere
Articolo del 11 Febbraio 2021
Tra poche settimane sarà disponibile in Italia un nuovo vaccino contro l’Herpes Zoster, che ha un’efficacia superiore al 90% e può essere somministrato anche ai soggetti immunocompromessi, a rischio di contrarre la malattia ma che non possono beneficiare del vaccino attuale. Secondo gli esperti siamo di fronte a un cambio di paradigma nella prevenzione della patologia e sarà importante mettere il nuovo prodotto a disposizione di tutte le Regioni in modo equo.
“L’Herpes Zoster (HZ) è una patologia virale, acuta, determinata dalla riattivazione dell’infezione latente del virus varicella zoster, da cui praticamente tutti sono infettati in età infantile”, spiega in un’intervista Sandro Giuffrida Dirigente del dipartimento di prevenzione dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Reggio Calabria. “A seguito della riattivazione si ha una malattia molto più severa nell’adulto e soprattutto nell’anziano, che rappresenta ad oggi un bisogno medico insoddisfatto in termini di trattamento e prevenzione”. La patologia colpisce circa un terzo delle persone dai 50 anni, e l’incidenza aumenta con l’aumentare dell’età.
Al momento, in Italia, la patologia può essere prevenuta con un vaccino virus vivo attenutato, offerto gratuitamente come LEA dai 65 anni e agli ultra cinquantenni affetti da diabete mellito, patologia cardiovascolare e BPCO o candidati al trattamento con terapia immunosoppressiva, fattori che aumentano il rischio di sviluppare HZ o ne aggravano il quadro sintomatologico. Il prodotto però ha un’efficacia limitata e non può essere somministrato alle persone immunocompromesse che, paradossalmente, sono quelle maggiormente a rischio.
Nelle prossime settimane verrà messo a disposizione un nuovo vaccino, Shingrix, approvato dalla Food and drug administration (Fda) degli Stati Uniti nel 2017 e dall’Agenzia europea per i medicinali (Ema) nel 2018 e indicato per le persone dai 50 anni in su e nei soggetti fragili a partire dai 18 anni.
Una nuova era per l’Herpes Zoster
“Il nuovo vaccino è composto da un antigene, la glicoproteina E (gE), un componente strutturale del virus varicella zoster (VZV)”, continua Giuffrida. “I livelli di efficacia sono notevolmente più alti rispetto a quelli del prodotto disponibile attualmente: l’efficacia è prossima al 100% nei soggetti tra i 60 e i 69 anni, superiore al 90% negli anziani di oltre 80 anni”. Ha inoltre dimostrato un profilo di tollerabilità anche nei pazienti immunocompromessi.
“Il nuovo vaccino cambia radicalmente la storia dell’Herpes Zoster, in particolare per le persone immunocompromesse”, commenta Andrea Gori, Direttore di Unità Operativa Complessa di Malattie Infettive del Policlinico di Milano e Professore ordinario di Malattie Infettive all’Università degli Studi di Milano. “L’efficacia è significativamente maggiore rispetto al vaccino precedente e si conserva per almeno 7 anni”, continua. “Si tratta davvero di un importante passo avanti, tant’è che nei Paesi in cui è stato registrato (in Germania, negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Canada), ha ricevuto una raccomandazione preferenziale rispetto al vaccino vivo attenuato e negli Stati Uniti è stata data l’indicazione di vaccinare con il nuovo vaccino i soggetti precedentemente immunizzati con il vaccino vivo attenuato”.
Nel 30% delle persone che si ammalano di Herpes Zoster (meglio noto come Fuoco di Sant’Antonio), si manifesta la cosiddetta nevralgia post-erpetica una malattia descritta da Giuffrida come “estremamente grave, caratterizzata da un dolore cronico, che non si riduce, se non di poco, con trattamenti molto impegnativi, e determina una forte riduzione della qualità della vita”. Il nuovo vaccino è particolarmente efficace anche nella prevenzione di questa condizione invalidante. “Tra i 60 e i 69 anni la prevenzione della nevralgia post-erpetica è del 100%, del 93% dai 70 e i 79 anni e dagli 80 anni supera il 70%”.
Il vaccino, che viene somministrato in due dosi a due mesi l’una dall’altra, ha anche il vantaggio di una minore termolabilità, può essere quindi conservato più facilmente e, idealmente, suggerisce Giuffrida, somministrato anche dai medici di medicina generale.
“La vaccinazione per la varicella obbligatoria è recente, cominciata per i nati dal 2017. La malattia si contrae prevalentemente in età pediatrica e fin ora è stata molto diffusa, perché prima non c’era una campagna vaccinale così estesa”, spiega Gian Vincenzo Zuccotti, Direttore Clinica Pediatrica dell’Università di Milano e Direttore Dipartimento Pediatrico Ospedale dei Bambini V. Buzzi. “Quindi c’è ancora una popolazione che crescerà e invecchierà dopo aver contratto la varicella e sarà potenzialmente a rischio di sviluppare l’herpes zoster”. Per questa ragione, per i prossimi decenni, la prevenzione dell’herpes zoster sarà fondamentale.
Occorre un accesso equo tra le Regioni
Shingrix è già stato registrato per l’impiego in Italia dove l’arrivo delle prime dosi per l’impiego è previsto per il mese di aprile 2021. Ora si immagina, anche sulla base di ciò che è avvenuto a livello internazionale, che sarà “avviato un percorso perché la vaccinazione con il nuovo vaccino sostituisca il precedente”, commenta Giuffrida: “sarebbe poco etico continuare a usare un vaccino con un’efficacia ridotta rispetto al nuovo”.
Gori richiama l’attenzione sulla necessità di un accesso equo alle cure: “vediamo una disparità nell’accesso tra Regioni, soprattutto per quanto riguarda le terapie innovative come questa”. Sarebbe importante invece che “tutte le persone possano avere accesso al nuovo vaccino e che il vaccino possa essere disponibile in tempi brevi”. E conclude: “l’appello è alle regioni perché lo inseriscano al più presto tra le priorità da erogare alla popolazione”.
Fonte: QuotidianoSanità.it