Il segreto di chi è «giovane dentro»? Ottimismo e pensiero positivo
Articolo del 30 Giugno 2021
Uno sguardo sereno sul futuro riduce i livelli di marcatori dell’infiammazione come la proteina C-reattiva o l’interleuchina-6 e mantiene giovane il sistema immunitario.
C’è un tratto che tutti i «giovani dentro» condividono e che accomuna anche i centenari, l’ottimismo. Pensare positivo è uno dei fattori più importanti emersi dagli studi sull’effetto dell’età psicologica soggettiva sulla salute: gli ottimisti vivono più a lungo dei pessimisti e si ammalano pure di meno. Perché come spiega la psicologa clinica Maria Catena Quattropani, direttore scientifico del Centro di Ricerca e di Intervento Psicologico dell’Università di Messina, «La mente e il corpo non sono elementi distinti: i processi biologici che avvengono nel cervello portano alla sintesi di innumerevoli molecole, ormoni, trasmettitori con inevitabili ripercussioni sul fisico, sulle condizioni di salute generale e sui fattori di rischio». Così per esempio Laura Kubzansky dell’università di Harvard, che ha studiato gli effetti dell’ottimismo su diversi marcatori biologici, ha dimostrato che uno sguardo positivo sul futuro riduce i livelli di marcatori dell’infiammazione come la proteina C-reattiva o l’interleuchina-6 e mantiene letteralmente giovane il sistema immunitario: i telomeri dei globuli bianchi, ovvero i «cappucci» che si trovano al termine dei cromosomi e che si accorciano man mano che la cellula invecchia, sono più lunghi negli ottimisti a indicare una risposta immune potenzialmente più pronta.
Livelli di stress inferiori
Un dato confermato da analisi condotte su studenti a cui è stata iniettata sottocute una sostanza immuno-reattiva: il rigonfiamento che indica una risposta immune pronta ed efficiente è risultato sempre più grande negli ottimisti. «Il legame fra umore, stress e sistema immunitario è molto stretto», conferma Enrico Zanalda, presidente della Società Italiana di Psichiatria. «L’ottimista reagisce meglio agli stress (anche i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress, sono inferiori in chi è ottimista, ndr), ha meno disturbi psicosomatici e un equilibrio neuroendocrino migliore, che si riflette si un sistema immunitario più efficiente». Così, come spiega Quattropani, «È stato dimostrato per esempio che nei pazienti con tumore sottoposti a chemioterapia i risultati, a parità di intervento, sono nettamente migliori negli ottimisti perché la risposta immunitaria “aiuta” la terapia a funzionare di più».
Effetti benefici
Grazie agli effetti benefici su infiammazione e immunità, l’ottimismo ha conseguenze non trascurabili su innumerevoli altri fattori di salute: le ricerche di Kuzbansky per esempio hanno chiarito che mantiene più nella norma i livelli ematici di insulina e glucosio ed evita la comparsa di insulino-resistenza, migliorando così il profilo metabolico e riducendo la probabilità di diabete e obesità. L’attività dei sistemi della coagulazione diminuisce e con questa il rischio di trombi; la circolazione del sangue resta più fluida anche grazie alla riduzione dell’aterosclerosi e a una migliore funzionalità dei vasi sanguigni, dimostrata da un livello più elevato di antiossidanti nel sangue. Colesterolo e trigliceridi si abbassanocosì come la pressione arteriosa, la variabilità del ritmo cardiaco diminuisce e la funzionalità respiratoria migliora; il risultato è una diminuzione complessiva del 30 per cento di malattie cardiovascolari, dall’infarto all’ipertensione, mentre gli eventuali ictus in una persona ottimista sono meno gravi e lasciano una disabilità residua inferiore, stando a dati presentati all’International Stroke Conference del 2020.
Comportamenti più virtuosi
Gli ottimisti poi sono più ligi alle regole e hanno generalmente uno stile di vita migliore, come aggiunge Zanalda: «Bevono e fumano di meno; sono più sani e tendono a non esporsi ai pericoli, per esempio correndo in macchina e rischiando incidenti; evitano situazioni stressanti e non vivono con ansia gli eventi problematici della vita. Non li negano, ma davanti agli ostacoli sanno trovare soluzioni migliori perché non si scoraggiano e sono più resilienti, non cedono al vittimismo ma cercano invece di reagire. Hanno un tono dell’umore migliore e anche invecchiando restano positivi». Il risultato è che gli ottimisti registrano in media un rischio del 14 per cento più basso di morire anzitempo per qualsiasi causa: invecchiano in salute e diventano più spesso arzilli vecchietti, come ha dimostrato Kuzbansky che, seguendo nell’arco di trent’anni oltre 70mila persone, ha osservato come vedere il bicchiere sempre mezzo pieno significhi vivere l’11-15 per cento più a lungo, ma anche avere dal 50 al 70 per cento di probabilità in più di spegnere oltre 85 candeline e magari tagliare il traguardo dei cento anni.