Il virus mutato e i 17 milioni di visoni uccisi: cosa sta succedendo in Danimarca.

Articolo del 07 Novembre 2020

Da una parte il rischio concreto che una nuova mutazione scoperta nei visoni e trasmessa all’uomo abbia conseguenze per i vaccini che tutto il mondo sta aspettando spasmodicamente. Dall’altra la vita di circa 17 milioni di visoni. La scelta obbligata, drammatica dal punto di vista etico, e con pesanti ripercussioni economiche, per il primo paese al mondo per produzione di pellicce di visoni, la Danimarca (si stima che gli allevamenti alimentino un mercato che vale tra i 350 e i 400 milioni di euro all’anno), è stata annunciata in una conferenza stampa indetta direttamente dal primo ministro Mette Frederikesen, che ha poi spiegato anche su Facebook quanto sta accadendo.

Il governo ha annunciato delle restrizioni speciali per le 280mila persone che vivono nel nord dello Jutland, dove alcuni allevamenti sono risultati infetti. Un lockdown con scuole, bar e ristoranti chiusi. L’Inghilterra ha cambiato la valutazione del rischio di chi arriva dalla Danimarca, introducendo la quarantena obbligatoria per chi arriva dal paese. Uno dei pochi per i quali fino ad ora non valeva questa tutela.

C’è preoccupazione. Nelle scorse settimane, nella zona a nord del paese, dove sono concentrati gli allevamenti, sono state individuate oltre 350 persone infette a causa di un Sars-Cov 2 proveniente da una fattoria, e in 12 di loro sono stati trovati i ceppi mutati. I test subito condotti dall’Istituto nazionale di sierologia hanno svelato una realtà preoccupante, e ancora non del tutto chiara: il Sars-CoV 2 aveva infatti colpito migliaia di animali di 200 allevamenti, e nel frattempo era mutato, rendendo gli anticorpi classici meno efficienti. Da qui l’allarme.

Perché se questo ceppo dovesse diventare prevalente nella popolazione umana, ci sarebbero gravissime ripercussioni sugli sforzi in corso per trovare un vaccino o una cura a base proprio di anticorpi. Per questo non si sono prospettate soluzioni diverse dall’abbattimento di tutti i visoni del paese.

Tuttavia, in modo abbastanza atipico rispetto a quanto si è fatto finora in tutto il mondo, le autorità sanitarie e veterinarie danesi non hanno reso note le sequenze dei ceppi coinvolti e le hanno comunicate solo all’OMS, e questo finora ha impedito a chiunque lavori nel campo di pronunciarsi in merito. Ciò che molti pensano, in attesa di saperne di più, è che la mutazione sia diversa da quella prevalente nella popolazione umana, e cioè la cosiddetta variante G, la D614G che non sembra avere conseguenze sulla reazione immunitaria dell’ospite.

Nel frattempo, comunque, la strage danese è iniziata: 400 dei circa 1.100 allevamenti attivi hanno iniziato a sopprimere i visoni, e nei prossimi giorni si procederà in tutti gli altri, a tappe spedite, grazie anche all’aiuto di polizia, esercito e protezione civile locale. La possibilità che i visoni costituiscano un serbatoio per i coronavirus è stata prospettata fino dai primi mesi, da quando cioè si è capito che era i furetti e in generale i mustelidi potevano ospitare i coronavirus in generale e Sars-CoV 2 in particolare, e che molte altre specie animali tra le quali i felini e i canidi potevano infettarsi.

Uno studio olandese pubblicato in settembre su BioRXiv, per il momento ancora in attesa di revisione, condotto su 16 visoni e sulle persone che vi lavoravano, aveva suggerito che fosse stato l’uomo a infettare i visoni, ma che nei visoni (anche in quel caso) il virus fosse mutato, e che la sua nuova versione fosse tornata all’uomo, alimentando un circuito molto pericoloso. Lo studio, peraltro, segnalava anche tre focolai per i quali non era stato possibile capire come erano andate le cose.

Poi sono arrivati i primi focolai negli allevamenti di visoni di grandi dimensioni nella vicina Olanda, che in agosto avevano già portato all’eliminazione di oltre un milione di capi, e poi in Spagna (in quel caso sono ne stati soppressi circa 100.000), negli Stati Uniti e in Svezia, ma quanto era stato fatto in quei casi era stato ritenuto sufficiente a circoscrivere la crisi.

D’altro canto l’OMS, per bocca della sua epidemiologa Maria Van Kerkhove, per mesi aveva ripetuto che il rischio di trasmissione dagli animali di quel tipo era basso, e che quei focolai non erano pericolosi per l’uomo. In realtà i visoni qualche elemento di preoccupazione c’era già mesi fa. Come ha ricordato Science in un articolo pubblicato in agosto, questi animali si ammalano gravemente, molto più dei furetti e di altri mustelidi, e sviluppano spesso polmoniti mortali del tutto atipiche rispetto a quelle che contraggono di solito.

L’Università olandese di Wageningen, al centro della cosiddetta Food Valley, dove lavorano molti esperti in veterinaria, il 25 ottobre ha reso noto un suo documento nel quale illustra i procedimenti adottati in tutto il paese dalle prime segnalazioni, avvenute in giugno. L’OMS, per il momento, ha fatto sapere di seguire da vicino la crisi danese e di essere informata di tutto ciò che sta avvenendo, a cominciare dalle sequenze per ora misteriose.

 

Fonte24+ de IlSole24Ore

LEGGI TUTTE LE ALTRE NEWS