Intolleranza al lattosio: sapete cos’è? Le strategie per evitare i fastidi
Articolo del 02 Marzo 2021
Sono molte le persone che pensano di essere intolleranti al lattosio, spesso sulla base di convinzioni errate che portano all’inutile eliminazione di latte e derivati dalla dieta con il rischio di esporsi a carenze nutrizionali. In che cosa consiste? «L’intolleranza al lattosio è una sindrome che si manifesta in seguito all’ingestione di cibi contenenti lattosio (lo zucchero presente soprattutto nel latte e nei suoi derivati) — spiega il professor Silvio Danese, responsabile del Centro per le malattie infiammatorie croniche dell’intestino dell’Istituto clinico Humanitas di Milano —. Alla base di questa intolleranza c’è sempre un deficit di lattasi, l’enzima che scinde il lattosio nei suoi componenti, permettendone l’assorbimento».
Da quali cause può derivare?
«Il deficit di lattasi può essere primario, secondario e in rari casi congenito. Il deficit primario in Italia interessa quasi la metà della popolazione con punte del 70 per cento in alcune regioni del Sud. I livelli di lattasi nell’intestino sono massimi alla nascita, ma diminuiscono in modo graduale e progressivo e la persona, già a partire dall’infanzia, può manifestare l’intolleranza, anche se la maggior parte degli individui riesce a tollerare minimi quantitativi di lattosio. Si tratta solo di capire la quantità tollerata. Il deficit secondario di lattasi è transitorio. Tipicamente insorge in seguito, per esempio, a infezioni del tratto gastrointestinale o per la presenza di malattie infiammatorie croniche intestinali che determinano un malassorbimento di lattosio. Esiste poi una rara forma congenita di deficit di lattasi, caratterizzata da gravi manifestazioni sin dalla prima assunzione di latte da parte del neonato, che persiste per tutta la vita».
Come si manifesta?
«In chi è intollerante al lattosio, il consumo di latte e derivati contenenti questo zucchero provoca disturbi gastrointestinali più o meno intensi. Il lattosio non digerito si accumula nell’intestino dove richiama acqua e viene fermentato da parte dei microrganismi della flora batterica intestinale, causando così diversi fastidi come flatulenza, gonfiore, dolore addominale e diarrea».
Come è possibile diagnosticarla?
«L’intolleranza al lattosio può essere diagnosticata quando è evidente un rapporto di causa-effetto tra assunzione di lattosio e comparsa dei sintomi. Per confermare la presenza di un malassorbimento di lattosio si può poi ricorrere al cosiddetto breath test o test del respiro, che consiste nel far soffiare il paziente dentro uno speciale palloncino, prima e dopo avergli somministrato lattosio. Non tutti i soggetti con malassorbimento di lattosio presentano tuttavia la sindrome da intolleranza, che si manifesta in meno del 50 per cento delle persone con un deficit di lattasi».
Quali sono i rimedi?
«Nella maggior parte dei casi l’intolleranza al lattosio è causata da un deficit di lattasi che non è completo. Questo significa che in genere non occorre escludere dalla dieta tutti i cibi contenenti lattosio. Per individuare la dose di lattosio tollerabile, può essere utile prima escludere gli alimenti che lo contengono e poi reintrodurli fino ad identificare il quantitativo massimo che non crea fastidi. In alcuni casi si può prendere in considerazione l’assunzione prima dei pasti di integratori di lattasi». Le principali fonti di lattosio sono rappresentate dal latte vaccino, di capra, ricotta fresca, caprini, crescenza e mozzarella. Nei formaggi a pasta dura o semidura i livelli sono minimi o assenti. Il lattosio può essere presente in piccole quantità in insaccati, affettati, alimenti in scatola e altri prodotti confezionati oppure in alcuni medicinali, ma i quantitativi sono talmente ridotti da non creare problemi. Eliminare latte e latticini totalmente espone al rischio di carenze, soprattutto di calcio, nutriente indispensabile per la salute ossea. Se si vogliono attenuare i sintomi ed evitare carenze si possono adottare alcuni espedienti, come utilizzare latte senza lattosio; consumare formaggi stagionati (poveri o addirittura privi di lattosio); yogurt, che è ben tollerato in quanto il lattosio in esso contenuto viene digerito dai batteri lattici; assumere il latte insieme a cibi solidi che rallentano lo svuotamento dello stomaco. Nel caso di intolleranza transitoria legata a danni temporanei della mucosa intestinale, occorre escludere il lattosio solo finché non viene ripristinata la struttura della mucosa.
Fonte: Corriere della Sera