L’allarmante peggioramento della salute riproduttiva umana
Articolo del 24 Marzo 2021
Le statistiche degli ultimi decenni segnalano un netto peggioramento dei parametri che definiscono la fertilità maschile, come la conta degli spermatozoi o i livelli di testosterone, e un contemporaneo aumento del rischio di aborti e delle maternità surrogate. Sotto accusa sono gli interferenti endocrini, sostanze chimiche onnipresenti in grado di alterare l’assetto ormonale dell’organismo.
Negli Stati Uniti, l’espressione “1 per cento” evoca nella maggior parte delle persone uno status socioeconomico, poiché nella cultura statunitense viene usata per definire coloro che detengono l’1 per cento della ricchezza o del reddito del paese.
Ma per noi non è così. In noi evoca il fatto che nei paesi occidentali l’intero spettro dei problemi riproduttivi maschili sta aumentando di circa l’1 per cento all’anno. Questo “effetto 1 per cento” include i tassi di diminuzione del numero di spermatozoi, il calo dei livelli di testosterone e l’aumento dei tassi di cancro ai testicoli, oltre all’incremento della prevalenza della disfunzione erettile. Dalla parte femminile dell’equazione, negli Stati Uniti stanno aumentando di circa l’1 per cento all’anno anche i tassi di aborto e quello delle maternità surrogate. Nel frattempo, il tasso di fertilità totale in tutto il mondo è sceso di quasi l’1 per cento all’anno dal 1960 al 2018.
Sentendo queste cifre, spesso nelle persone scatta una naturale tendenza a ignorarle, pensando che l’1 per cento all’anno non sia poi gran cosa. Al contrario, è un problema enorme! Si aggiunge a un aumento di più del 10 per cento in un decennio e più del 50 per cento in 50 anni. Se si considera che la conta degli spermatozoi è diminuita del 50 per cento in appena 40 anni, come ha dimostrato la metanalisi di Shanna pubblicata nel 2017 sulla rivista “Human Reproduction Update”, è difficile negare o sminuire quanto sia allarmante tutto questo.
E tuttavia, continuiamo a chiederci dove sia l’indignazione generale intorno al problema. Il declino annuale dell’1 per cento della salute riproduttiva è più veloce del tasso di riscaldamento globale (per fortuna!), eppure la gente si sta mobiltando per il riscaldamento globale (e giustamente) ma non per quegli effetti sulla salute riproduttiva.
Per inquadrare l’effetto dell’1 per cento nella giusta prospettiva, prendiamo questo esempio: secondo i Centers for Disease Control and Prevention, i dati scientifici mostrano un aumento dell’1,1 per cento all’anno del numero di bambini con diagnosi di disturbo dello spettro autistico tra il 2000 e il 2016.
La gente si è giustamente preoccupata per questo. Perché si preoccupa altrettanto per i danni riproduttivi a maschi e femmine? Forse perché molti non si accorgono che stanno avvenendo questi preoccupanti cambiamenti, o che stanno procedendo alla stessa velocità. Ma dovrebbero farlo tutti. In fin dei conti, questi cambiamenti riproduttivi difficilmente possono essere una coincidenza; sono troppo sincronizzati.
La verità è che questi effetti sulla salute riproduttiva sono interconnessi, e sono in gran parte prodotti da una causa comune: la presenza nel nostro mondo di sostanze chimiche che alterano gli ormoni, note anche come interferenti endocrini (endocrine disrupting chemical, o EDC).
Queste sostanze in grado di alterare gli ormoni, che includono tra gli altri ftalati, bisfenolo A e ritardanti di fiamma, sono diventate onnipresenti nella vita moderna. Sono nelle bottiglie dell’acqua e nelle confezioni degli alimenti, nei dispositivi elettronici, negli articoli per la cura personale e in quelli per le pulizie e in molti altri oggetti che usiamo regolarmente. E hanno cominciato a essere prodotte in numero sempre crescente dopo il 1950, quando le conte degli spermatozoi e la fertilità hanno iniziato il loro declino.
L’esposizione a queste sostanze chimiche è particolarmente problematica durante la gestazione perché ciò che accade durante la gravidanza non rimane limitato alla gravidanza. Infatti, quando una donna in attesa è esposta alle sostanze chimiche presenti nell’aria che respira, nell’acqua che beve, nel cibo che mangia e nei prodotti che si spalma sulla pelle, quelle sostanze possono penetrare nel suo organismo (e quindi nel feto) influenzando lo sviluppo riproduttivo del bambino. Questo è particolarmente vero all’inizio della gravidanza – nella cosiddetta finestra di programmazione riproduttiva – e specialmente per i bambini di sesso maschile.
Per esempio, se una donna è esposta a sostanze chimiche che bloccano l’azione degli androgeni durante il primo trimestre di gravidanza, questo può influenzare lo sviluppo riproduttivo del feto di sesso maschile in diversi modi. Può dare luogo a un accorciamento della distanza anogenitale (AGD), la distanza tra l’ano e la base del pene: gli studi hanno dimostrato che una AGD più corta è correlata a un pene più piccolo e, nell’adulto, a un numero inferiore di spermatozoi. Inoltre, l’alterazione prenatale del sistema ormonale maschile può portare a livelli ridotti di testosterone e aumentare il rischio di una mancata discesa dei testicoli (criptorchidismo) o di un particolare tipo di malformazione del pene (ipospadia) alla nascita. E se un bambino nasce con questi difetti genitali avrà un rischio maggiore di avere un basso numero di spermatozoi e di essere colpito dal cancro ai testicoli da adulto.
Questo insieme di problemi riproduttivi correlati tra loro – sia per gli uomini sia per le donne – presenta enormi problemi alla popolazione mondiale. Ci sono gli ovvi problemi legati alla sterilità e al declino del tasso di natalità. Ma l’alterazione endocrina è anche tra i fattori responsabili dell’aumento delle percentuali di disturbi autoimmuni e della crescente epidemia di obesità e di sindromi metaboliche (un gruppo di disturbi che incrementa il rischio di malattie cardiache, ictus e diabete di tipo 2). Alcuni di questi effetti riproduttivi sono anche associati a un aumento del rischio di morte prematura.
Per dirla tutta, questi problemi sono più importanti di quell’1 per cento [socioeconomico] a cui la gente di solito presta attenzione, il che significa che dobbiamo spostare la nostra attenzione collettiva. È il momento di rendere prioritaria la richiesta che le sostanze chimiche che alterano il sistema endocrino nei prodotti di tutti i giorni siano sostituite con sostanze chimiche che non influenzano i nostri ormoni e non permangono nell’ambiente.
È anche il momento di stabilire metodi di test migliori e pratiche di regolamentazione, in modo che solo le sostanze chimiche sicure possano entrare nel mercato e nel nostro organismo. In altre parole, dobbiamo smettere di usare noi stessi e i nostri figli non ancora nati come cavie da laboratorio per l’esposizione agli EDC. La salute e il futuro della specie umana dipendono proprio da questo.
Fonte: Le Scienze