Contro la malaria la vaccinazione serve, ma non basta
Articolo del 10 Ottobre 2021
Ultimo ma non meno importante, è una sensazione minore che la vaccinazione funzioni davvero, in quanto i parassiti unicellulari come il Plasmodium sono notoriamente difficili da colpire con i vaccini perché sono molto più complessi dei virus o dei batteri. Infatti, RTS,S/AS01 è il primo vaccino in assoluto contro un parassita di questo tipo. Contiene un antigene, la proteina circumsporozoita (CSP), che nel vaccino, unito a una proteina di superficie del virus dell’epatite B, forma piccole sfere proteiche che somigliano un po’ a un virus che trasporta una proteina della malaria.
Nuovo slancio per una campagna vacillante
Nei primi 15 anni del millennio, la malattia era stata combattuta con grande successo in tutto il mondo. Secondo le cifre dell’OMS, il numero di morti si è dimezzato, da oltre 800.000 nel 2000 a circa 400.000 nel 2017. I successi sono dovuti a una serie di misure, tra cui zanzariere, trattamenti insetticidi negli spazi interni e l’uso di farmaci. La malaria è così scomparsa completamente in una dozzina di paesi.
Ma dal 2017, la campagna contro il parassita ha iniziato a ristagnare per molteplici ragioni. Non da ultimo, il fatto che è ormai evidente che la lotta non funziona ovunque allo stesso modo. Un’altra ragione è che la lotta contro la malaria può diventare vittima del suo stesso successo. Per esempio, è relativamente facile spingere i casi di malaria a livelli molto bassi, ma eliminare l’ultimo un per cento è difficile, costoso e richiede tempo. E tassi bassi di infezione comportano il rischio che la malattia ritorni con enorme forza, perché senza infezioni regolari, l’immunità nella popolazione svanisce.
La campagna vaccinale contro la malaria non deve far sottovalutare l’importanza di tutte le altre misure di prevenzione, a partire dall’uso delle zanzariere
Allo stesso tempo, con un basso carico di malattia, diminuisce anche la volontà di mantenere programmi di controllo elaborati e costosi. Un buon esempio di questo effetto a catena è quello di Zanzibar, isola al largo della costa dell’Africa orientale. Lì, la malaria era stata quasi debellata già tre volte, e poi è tornata.
La vaccinazione ora raccomandata dall’OMS è tutt’altro che perfetta. Ma arriva comunque al momento giusto, perché RTS,S potrebbe avere un effetto di segnale. Soprattutto nelle aree in cui finora la malattia è stata ostinatamente persistente, si potrebbe ora adottare un nuovo approccio con una nuova strategia e un rinnovato vigore, con l’obiettivo di stabilizzare il ridotto numero di casi grazie alla vaccinazione.
Ultimo ma non meno importante, la vaccinazione protegge coloro che ne hanno più bisogno. Tra le oltre 400.000 vittime annue della malaria, la maggior parte sono bambini sotto i cinque anni. E anche se non ne muoiono, le ricorrenti infezioni con l’insidioso parassita significano ridotte opportunità educative e danni permanenti alla salute, alti costi per le loro famiglie e grande sofferenza per tutte le persone coinvolte. Anche una protezione parziale qui significa un drastico miglioramento. Se fatto bene, l’RTS,S non deve essere perfetto: sarebbe sufficiente che la vaccinazione rimettesse in moto una campagna antimalarica che arranca.
Fonte: Le Scienze