Le vulnerabilità del sistema di Welfare
Articolo del 10 Febbraio 2018
Il Quarto Rapporto sul Bilancio del sistema previdenziale italiano elaborato dal Centro Studi e Ricerche di Itinerari Previdenziali analizza, per l’anno 2015, la spesa totale per la protezione sociale e il relativo finanziamento da entrate contributive e fiscali sia a livello statale sia regionale. Il quadro d’insieme evidenzia una spesa elevata, con una forte crescita di quella puramente assistenziale, il cui finanziamento indica una importante redistribuzione di risorse. Questi fattori possono però rappresentare punti di “vulnerabilità” del nostro sistema di Welfare.
Nel 2015 la spesa totale per pensioni, sanità, politiche attive e passive del lavoro, assistenza sociale è stata pari a 447,3 miliardi pari al 54,13% dell’intera spesa pubblica, interessi sul debito compresi. In rapporto al PIL, cioè a tutta la ricchezza prodotta nel Paese, la spesa sociale pesa per il 27,34%, come evidenziato nel grafico.
Fonte: Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali
Il dato in tabella non considera la spesa per la casa, il finanziamento delle politiche regionali per il lavoro e i costi di funzionamento degli enti gestori (Inps, Inail, uffici regionali e statali). Alcune osservazioni:
1- I dati smentiscono il luogo comune di alcune forze sociali e politiche secondo cui in Italia si spende meno che negli altri Paesi per il Welfare; non solo spendiamo di più ma se rapportiamo la spesa ad alcuni indicatori raggiungiamo la vetta di tutte le classifiche. Da noi l’evasione fiscale è stimata al 17% contro una media europea del 14%. Ma nelle nazioni che spendono di più in Welfare la “slealtà fiscale” pesa tra il 9 e l’11%; se poi nell’evasione fiscale consideriamo le attività criminali, il livello aumenta al 27% con punte oltre il 40% per alcune regioni del mezzogiorno. Stesso discorso se rapportiamo la spesa per Welfare al tasso di occupazione e alla produttività che sono molto più bassi rispetto ai Paesi che spendono di più in Welfare.
2- Il Rapporto evidenzia l’eccessiva sproporzione tra spesa e numero di prestazioni assistenziali rispetto a quelle previdenziali; la spesa per le pensioni ammonta a 217,8 miliardi mentre quella assistenziale nel 2015 ha toccato i 103,6 miliardi pari al 60% circa dell’intera spesa per pensioni solo che la prima è finanziata dai contributi mentre la seconda è completamente a carico della fiscalità generale. Le pensioni assistite parzialmente o totalmente sono oltre 8,3 milioni su un totale di 16,2 milioni (il 51,34%) e nel 2015 su 1.120.000 nuove prestazioni liquidate quelle assistenziali sono addirittura il 51%. E’ questo il principale punto di vulnerabilità.
3- Un altro punto di vulnerabilità è dato dallo scarso gettito Irpef che dovrebbe finanziare la parte di welfare non pensionistica: su 60,5 milioni di italiani quelli che fanno la dichiarazione dei redditi sono 40,7 milioni ma quelli che dichiarano almeno 1 euro sono solo 30,7 milioni quindi la metà degli italiani non ha redditi; il 46% degli italiani paga il 5,1% dell’Irpef totale mentre lo 0,8% versa il 4,71%; il 4,13% paga circa il 34% dell’Irpef. Risulta difficile credere che una parte consistente di cittadini viva con redditi inferiori alle pensioni minime soprattutto nel settore autonomo.
4- Dal Rapporto emerge che per finanziare il nostro Welfare servono tutti i contributi e tutte le imposte dirette, quindi per finanziare il funzionamento del Paese restano solo le imposte indirette. Sarà veramente difficile finanziare nei prossimi anni un Welfare espansivo a fronte di un finanziamento sempre più insufficiente.
5- Altro punto di vulnerabilità è rappresentato dai differenti bilanci regionalizzati che si esprimono nei tassi di copertura che misurano quanto i contributi versati coprono le prestazioni erogate. Senza entrare nel dettaglio il sud consuma il doppio circa di quanto paga, con situazioni estreme come la Calabria che per ogni 100 euro ricevuto in prestazioni ne paga poco più di 36; oppure come la Sicilia e il Piemonte che presentano un deficit tra entrate previdenziali ed uscite per prestazioni pensionistiche di oltre 5 miliardi di euro per ogni regione; in pratica serve per le due aree una finanziaria. In definitiva, ma ci sarebbero molti altri punti, il nostro Welfare è una enorme redistribuzione tra categorie, regioni, soggetti delle medesime categorie, ma soprattutto tra soggetti che non hanno sufficienti versamenti e quelli con un buon versamento contributivo e fiscale. Il tutto spesso a debito e a carico di chi verrà dopo: i giovani cittadini.
Fonte: ilpuntopensionielavoro.it